Il regno dei lupi
di George R. R. Martin
Mondadori, 2002
482 pp.
Il terzo volume in italiano delle Cronache del Fuoco e del Ghiaccio (che corrisponde alla prima metà del secondo libro in versione originale, A Clash of Kings) del celebre scrittore fantasy George Raymond Richard Martin, riprende la storia dei numerosi protagonisti dei primi due libri: i membri della famiglia Stark e Lannister, Daenerys e Ser Jorah, Maestro Mormont e i Guardiani della Notte, e altri ancora. Raccontare la trama è impossibile, visto che si tratta di un volume centrale nella saga e sarei perciò obbligato a fare spoiler. Ma chi è già familiare ai primi due libri del grande scrittore statunitense (clicca qui per leggere la recensione) non rimarrà deluso.
Chi invece non avesse ancora letto le Cronache del Fuoco e del Ghiaccio deve aspettarsi una storia epica, ambientata in un mondo low fantasy dove la magia è appena intuibile e temuta, dove aleggiano le ombre di non morti, draghi e incantesimi, ma nel quale la più grande minaccia è la crudeltà e l'avidità becera di nobili e re, gli intrighi di palazzo, e la guerra che infuria per i Sette Regni lungo i quali si articolano le avventure raccontate da Martin. Un medioevo molto realistico, dipinto in tutta la sua crudezza e quella di chi lo abita, dove non c'è spazio per il "buonismo da fiaba", tipico del fantasy, che viene sostituito da descrizioni accurate ma veloci, ambientazioni dipinte con poche pennellate letterarie ma che lasciano trasparire la loro concretezza, personaggi tratteggiati evidenziando soprattutto i loro difetti e la loro umanità, fino a mettere in risalto la becera natura di alcuni di essi, che tuttavia li rendono unici e ben caratterizzati e dai quali il lettore difficilmente si slegherà.
La guerra, la barbarie, il sangue, la violenza, la morte, gli intrighi di corte e la flebile speranza che un giorno possa finalmente regnare la pace e la serenità: questi sono i tratti distintivi de Il regno dei lupi e delle Cronache in generale. Rispetto al passato, forse ora c'è un filo di "sentimentalismo" in più: i buoni appaiono "più buoni" e i cattivi appaiono sempre più sordidi e malvagi, ma questo non intacca la qualità dell'opera che rimane perfetta, uno dei pochissimi libri fantasy a non risultare stucchevole oppure un po' prolisso oppure banale. Un'alchimia perfetta che dà origine a un capolavoro senza mezzi termini, che probabilmente (come è successo a me) muoverà il vostro cuore a commozione più di una volta. Da leggere assolutamente (ma per chi fosse a digiuno delle Cronache, meglio cominciare dai primi due).
di George R. R. Martin
Mondadori, 2002
482 pp.
Il terzo volume in italiano delle Cronache del Fuoco e del Ghiaccio (che corrisponde alla prima metà del secondo libro in versione originale, A Clash of Kings) del celebre scrittore fantasy George Raymond Richard Martin, riprende la storia dei numerosi protagonisti dei primi due libri: i membri della famiglia Stark e Lannister, Daenerys e Ser Jorah, Maestro Mormont e i Guardiani della Notte, e altri ancora. Raccontare la trama è impossibile, visto che si tratta di un volume centrale nella saga e sarei perciò obbligato a fare spoiler. Ma chi è già familiare ai primi due libri del grande scrittore statunitense (clicca qui per leggere la recensione) non rimarrà deluso.
Chi invece non avesse ancora letto le Cronache del Fuoco e del Ghiaccio deve aspettarsi una storia epica, ambientata in un mondo low fantasy dove la magia è appena intuibile e temuta, dove aleggiano le ombre di non morti, draghi e incantesimi, ma nel quale la più grande minaccia è la crudeltà e l'avidità becera di nobili e re, gli intrighi di palazzo, e la guerra che infuria per i Sette Regni lungo i quali si articolano le avventure raccontate da Martin. Un medioevo molto realistico, dipinto in tutta la sua crudezza e quella di chi lo abita, dove non c'è spazio per il "buonismo da fiaba", tipico del fantasy, che viene sostituito da descrizioni accurate ma veloci, ambientazioni dipinte con poche pennellate letterarie ma che lasciano trasparire la loro concretezza, personaggi tratteggiati evidenziando soprattutto i loro difetti e la loro umanità, fino a mettere in risalto la becera natura di alcuni di essi, che tuttavia li rendono unici e ben caratterizzati e dai quali il lettore difficilmente si slegherà.
La guerra, la barbarie, il sangue, la violenza, la morte, gli intrighi di corte e la flebile speranza che un giorno possa finalmente regnare la pace e la serenità: questi sono i tratti distintivi de Il regno dei lupi e delle Cronache in generale. Rispetto al passato, forse ora c'è un filo di "sentimentalismo" in più: i buoni appaiono "più buoni" e i cattivi appaiono sempre più sordidi e malvagi, ma questo non intacca la qualità dell'opera che rimane perfetta, uno dei pochissimi libri fantasy a non risultare stucchevole oppure un po' prolisso oppure banale. Un'alchimia perfetta che dà origine a un capolavoro senza mezzi termini, che probabilmente (come è successo a me) muoverà il vostro cuore a commozione più di una volta. Da leggere assolutamente (ma per chi fosse a digiuno delle Cronache, meglio cominciare dai primi due).