Viaggi e altri viaggi
di Antonio Tabucchi
Feltrinelli 2010 (collana I Narratori)
€ 17,50
pp. 272
Quando ci si accinge a fare un viaggio in un Paese straniero comprare una guida turistica è un must. Un libro che ci consigli dove mangiare, dove dormire, cosa vedere. Sarebbe decisamente interessante, però, se ci lasciassimo guidare nelle nostre peregrinazioni per il mondo non solo dagli autori di Lonely Planet, Routard e varie, ma dalle più autorevoli parole di poeti e letterati.
Les Halles a Parigi hanno l’odore di un mercato d’altri tempi, e non quello di un moderno centro commerciale, dopo aver letto Il ventre di Parigi di Zola. Lisbona: quello che il turista deve vedere è stato appositamente scritto (in inglese) da Pessoa per gli stranieri che avrebbero visitato la sua città. Anche il commerciale, seppur godibilissimo, best-seller L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón permette al lettore-viaggiatore di inoltrarsi in una soprendente e misteriosa Barcellona.
Se poi la guida è lo scrittore Antonio Tabucchi, il lettore-viaggiatore non potrà che fidarsi dei consigli di un così esperto giramondo ed abbandonarsi alle suggestive visioni che evoca il suo Viaggi e altri viaggi.
Il libro, in realtà, è una raccolta di articoli e saggi già pubblicati dallo scrittore, ma qui modificati apposta per questa edizione ed organizzati in diverse sezioni. Raccoglierli, scrive lo scrittore, è stato come farne un galleggiante unico,una barca, una canoa; calafatarne le fessure della chiglia, e dalle correnti a cui erano affidati indirizzarli verso un’unica direzione: il viaggio di un libro.
Tabucchi elargisce generosamente ai suoi lettori dei veri e propri consigli, a cui attenersi senza esitazione confidando nell’intelligenza di chi afferma:
sono un viaggiatore che non ha mai fatto viaggi per scriverne, cosa che mi è sempre parsa stolta. Sarebbe come se uno volesse innamorarsi per poter scrivere un libro sull’amore.
Così il lettore-viaggiatore si troverà in Francia, nelle splendide sale di Paleontologia del Jardin des Plantes a Parigi. E poi nella Sète di Valéry, a guardare quel celeberrimo mare che sempre si ripete (magistrale traduzione del verso francese del Cimitière Marin), e nella Provenza di Picasso: non quella cementificata della Costa Azzurra, ma la Provenza delle colline che odorano di lavanda. Lo si può immaginare lo scrittore pisano, mentre passeggia per il museo del Prado a Madrid in una sera d’estate e poi a rifocillarsi con i callos a la madrileña dopo aver visitato il monastero dell’Escorial.
Sono i sentieri non battuti, i percorsi alternativi, quelli proposti da Tabucchi. Non New York, ad esempio, ma Rhinebeck, dove si può dormire nel più vecchio albergo degli Stati Uniti, in cui soggiornò George Washington e dove fanno un’ottima zuppa di cipolle. O In Brasile, dove per passare da Congonhas do Campo è necessario venirci apposta, come spesso è necessario per i luoghi un po’ speciali, ma la visita alle grandi staute dell’Aleijadinho, promette la nostra guida, ricompenserà la fatica del tragitto.
A volte gli itinerari consigliati sono di tipo “gastronomico”: gustoso e vivace quello in Messico, alla scoperta dei mille tipi diversi di chiles, più rilassante in Egitto, dove possiamo bere un eccellente carcadé nel caffè più antico del Cairo, in cui il premio Nobel Naghib Mahfuz trascorreva i suoi pomeriggi.
Altre volte Tabucchi ci farà visitare dei luoghi “per interposta persona”: a Creta ci guida la voce della poetessa portoghese Sophia de Mello Breyner che (forse) ci dirà come risolvere l’enigma del labirinto, mentre Borges ci accompagnerà nella Buenos Aires degli anni ’20.
E ancora l’India spirituale dell’isola di Elephanta e l’India dell’imponente Taj Mahal Hotel di Bombay, un taccuino australiano che ci porterà da Melbourne a Sidney, e poi (c’era da aspettarselo) un’intera sezione dedicata al Portogallo, dove la saudade, “parola-concetto” di difficile traduzione, si dispiega in alcune tra le pagine più intense del libro.
Anche all’Italia spetta qualche pagina qua e là: alla Firenze vista con gli occhi dello scrittore bambino, alla Pisa di Leopardi, alla Genova in cui riecheggiano le voci di Montale, di De André e di Gino Paoli.
Viaggi e altri viaggi è un libro da leggere con calma: il lettore-viaggiatore potrà scegliere di gustarsi un viaggio alla volta e dilazionare la lettura nel tempo. Diventa una perfetta lettura quando si è “in movimento”, come è successo a chi scrive: su aerei, treni e altri mezzi di spostamento questo libro offre l’opportunità di godere ancor di più della splendida senzazione dell’incontro con l’altrove. Infine, è un libro da consigliare ogniqualvolta il lettore-viaggiatore abbia il desiderio di fare un altro tipo di viaggio (appunto gli “altri viaggi” del titolo), ed avventurarsi nei luoghi impossibili della letteratura (c’è spazio anche per loro nel libro): quelli fantastici – come il meraviglioso Paese di Carroll o le calviniane Città Invisibili - o quelli chiusi in un incantesimo letterario che li rende quasi irreali: la Dublino di Joyce e la Combray di Proust solo per citarne alcuni.
Tanti tipi di viaggi, insomma, in questa silloge tabucchiana ma, come scrive saggiamente l'autore, ci saranno sempre, per lui e per ogni lettore-viaggiatore, altre città da scoprire, altri mercati da odorare, altri mari da ascoltare:
Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera. Poi arriva il sonno, e si salpa.
Serena Alessi