Il grande Gatsby
di Francis Scott-Fitzgerald
Mondadori, Milano 2001
€ 8.40
pp. 272
1^ ed. originale: 1925
1^ traduzione italiana: a cura di F. Pivano, 1950
Due amanti si ritrovano dopo alcuni anni: lei è ormai sposata e decide di restare con il marito, il quale a sua volta ha una relazione con un'altra; il finale tragico chiude una storia fatta di feste sfrenate, lussuose automobili e fiumi di champagne. Potrebbe essere la banalissima trama di un romanzetto di quart'ordine; invece Il grande Gatsby è ben altro.
Long Island, New York, estate 1922. Il giovane Nick Carraway, appena giunto dalla provincia, assiste allo svolgersi delle opulente feste organizzate dal vicino di casa, il ricchissimo e misterioso Jay Gatsby, con il quale stringe una progessiva amicizia che in un momento successivo si rivelerà sincera e unica. Gatsby chiede a Nick di fargli incontrare sua cugina, Daisy, con la quale aveva avuto una breve ma profonda storia d'amore anni prima. Daisy è sposata con Tom Buchanan, un ricco uomo d'affari dai modi sgradevoli che ha una relazione con Myrtle, la moglie di un meccanico di scarsa fortuna.
La passione fra Gatsby e Daisy si riaccende fino a quando Tom, insospettito e irritato dalle assenze della moglie, durante una gita a New York affronta Gatsby in presenza di Daisy e Nick e lo accusa di essersi arricchito con il traffico di alcol e altre attività criminose. Gatsby, in difficoltà, chiede a Daisy di lasciare il marito ma lei non è pronta a una decisione tanto drastica. Gatsby e Daisy, tornando verso casa, investono Myrtle. Tom, che viaggia su un'altra vettura, scopre per caso l'accaduto e viene accusato del fatto dal marito della donna, sconvolto dal dolore. In realtà l'automobile che aveva investito Myrtle era guidata da Daisy, ma Tom dirige i sospetti di Wilson verso Gatsby. Wilson si reca nella villa di Gatsby, ormai deserta e in abbandono, e lo uccide, togliendosi la vita subito dopo.
Nick Carraway sarà l'unico a non dimenticarsi di Gatsby: si occupa infatti di organizzare il funerale cui parteciperanno solo lui, il padre di Gatsby giunto dal Midwest, e la servitù. A quel punto la parabola di colui che da James Gatz del Minnesota era diventato Jay Gatsby di Long Island viene svelata e si conclude. Nick, deluso e nauseato dal falso e crudele ambiente sociale newyorchese, decide di tornare nella cittadina provinciale da dove era partito.
Diversi sono i temi che affiorano lungo la lettura di questo romanzo: ambientato nel pieno dei "Roarin' Twenties" e del proibizionismo, Il grande Gatsby è un brusco e drammatico risveglio dal "sogno americano". Fitzgerald dipinge un ritratto impietoso della upper class americana, a sua volta divisa fra ricchi e arricchiti. Nessuno si salva in questo confronto: se i "nuovi ricchi" sono gentaglia ignorante che pensa solo a divertirsi in modo estremo e senza limite alcuno, gli "aristocratici" sono egoisti e crudeli, gelosi del proprio primato sociale e completamente disattenti ai rapporti interpersonali. D'altra parte la ricchezza materiale sembra essere, per Fitzgerald, l'unica possibilità di avere una vita sopportabile: Wilson, il meccanico, trascina una vita disperata e senza senso in un luogo addirittura spettrale, chiamato non a caso "la valle delle ceneri". Sua moglie, pur di allontanarsi da quell'inferno, accetta di essere usata come mero oggetto sessuale dal violento Tom Buchanan. E la disinvoltura in materia di sesso e rapporti prematrimoniali, elemento dirompente nell'America ancora vittoriana e perbenista, è un altro tema scottante che esce con forza dalle pagine del capolavoro di questo autore che, secondo Fernanda Pivano, ha letteralmente cambiato la storia del costume, ritraendo in questo e in altri romanzi
"ragazze dell'alta borghesia che si lasciavano baciare nei petting parties, bevevano whisky, rispondevano con sgarbo ai genitori e scandalizzavano così una società dove le fanciulle da marito non potevano uscire senza chaperonne, non potevano star sole coi ragazzi senza essere fidanzate e dovevano vedere nella sottomissione matrimoniale il fine ultimo della loro vita".
Nessuna mobilità sociale è concessa nell'America della "liberty and justice for all": i muri fra le classi sono invalicabili, eppure il valore assoluto e indiscutibile del denaro e della sua ostentazione rende accettabile l'arricchimento con mezzi illeciti. Daisy è disposta ad accettare l'amore di Gatsby solo ora che è ricco, dopo averlo rifiutato anni prima quando lui non lo era.
Il grande Gatsby è anche un grande romanzo sull'incomunicabilità e sull'impossibilità di amare veramente. I rapporti fra le persone sono forzati e basati sull'interesse materiale, in nessun momento vi è un tentativo di capire veramente l'altro o di accoglierlo per quello che è. Perfino Gatsby, il cui amore per Daisy è totale e sincero, non riesce ad accettare il fatto di non essere corrisposto dalla ragazza con la stessa intensità e in modo assoluto. Inoltre, Gatsby è determinato a rivivere e a emendare il proprio passato come se il tempo trascorso non avesse lasciato traccia, volendo credere che sia possibile cambiare a posteriori il corso della propria vita.
La vicenda viene narrata da Nick Carraway ed è quindi filtrata dalla prospettiva di questo narratore-guida che, se in un primo momento si rivela incuriosito dal favoloso ambiente delle feste nella reggia di Gatsby, con il passare del tempo acquista sempre maggiore consapevolezza fino a decidere di lasciare un ambiente sociale che lo ha profondamente deluso e amareggiato. Gatsby, arricchitosi mediante attività illecite, è paradossalmente più onesto, sincero e innocente dei rispettabili ospiti delle sue feste, attratti a centinaia dallo sfarzo e dall'opulenza ma scomparsi immediatamente dopo la caduta in rovina di Gatsby, tanto da non presentarsi neanche al funerale.
Molti sono gli aspetti che collegano il romanzo alla reale e tumultuosa vita di Fitzgerald e di sua moglie Zelda, ritratta fedelmente nella ricca, viziata e un po' ottusa Daisy; come Daisy, Zelda riteneva impensabile che una ragazza ricca potesse sposare un ragazzo povero, tanto da accettare di sposare Fitzgerald solo dopo il successo del primo romanzo, This Side of Paradise.
I fastosi ricevimenti di Gatsby ricordano quelli organizzati dallo stesso Fitzgerald, che come Gatsby conobbe fortune incredibili e rovinose cadute. L'insuccesso commerciale di questo romanzo, che al momento della pubblicazione nel 1925 fu stampato in poco più di ventimila copie e fruttò all'autore circa duemila dollari, segnò l'inizio della rovina di Fitzgerald, sempre più devastato dall'alcol che rapidamente dissolse il suo enorme talento e oppresso dai problemi psichiatrici della moglie e dalle difficoltà economiche.
Il grande Gatsby è quindi un ritratto a specchio, che riflette fedelmente e senza ipocrisie quel mondo senza scrupoli che attraverso gli eccessi e l'assenza di regole avrebbe portato dalla sfrenata "Jazz Age" al crollo finanziario del 1929, mondo cui tuttavia Fitzgerald appartiene e nel quale non può non inserirsi, fluttuando tra la figura dannata di Gatsby e quella di Nick Carraway, al cui futuro è affidata la speranza che non tutto sia perduto.
Stefano Crivelli