Non ti meriti nulla
di Alexander Maksik
Edizioni E/O, 2011
Traduzione di N. Giugliano
pp. 336
€ 18.00
È bene fare subito una precisazione: non c’è oggettività
alcuna in quanto vi accingete a leggere. Nessuna imparziale analisi stilistica
né tantomeno contenutistica di questo romanzo, nessuna lettura obiettiva di
storia e personaggi, situazioni e stati d’animo. Non sarà da ricercarsi
nascosto tra le righe il sentimento che personalmente nutro per il romanzo
d’esordio di Alexander Maksik: semplicemente lo trovo meraviglioso.
Maksik, americano di origini russe, non è certo un neofita
della scrittura: collabora con alcune tra le principali riviste letterarie
statunitensi ed è stimato docente di scrittura creativa all’Università
dell’Iowa. Ma è con questo sorprendente
romanzo d’esordio che si fa conoscere al grande pubblico, la cui calorosa
accoglienza ha confermato il talento del giovane autore.
“Non ti meriti nulla” è ambientato nell’ambiente scolastico
che Maksik conosce direttamente, ma precisa l’autore c’è ben poco di
autobiografico in esso. In una Parigi vivace e caotica, si mescolano le vite di
studenti e alunni della “International School of France” un microcosmo nel
cuore della città frequentato da studenti della più svariata provenienza,
cresciuti in famiglie facoltose dietro la cui facciata di perbenismo spesso si
celano situazioni di disagio e conflitto. Un romanzo corale, in cui le vicende
sono raccontate dalle voci di tre diversi personaggi: Will, Gilad e Marie.
Tra lezioni noiose, chiacchiere e serate fuori, l’attenzione
dei ragazzi è catturata dal carismatico insegnante di inglese, Will
Silver, giovane ed appassionato
professore che con i suoi modi anticonformisti mette ben presto in discussione
le regole e i dogmi mentali dei suoi allievi. Vagamente simile al Keating de
“L’attimo fuggente”, Silver è decisamente più narciso, confuso e vagamente sexy,
tanto da attirare intorno a sé un nutrito gruppo di ammiratori che ne sposano
gli ideali.
Un microcosmo perfettamente ricostruito dicevamo: tra i
diplomandi che partecipano al seminario e alle lezioni del professor Silver vi
sono infatti studenti che spiccano nella storia ognuno con la propria complessa
personalità, le sue caratteristiche, la sua voce, la sua storia spesso solo
intuibile, giunti a Parigi per via del lavoro del padre, iscritti ad una scuola
americana dove poter facilmente trovare compagni dalla simile vita nomade. Ma
non per tutti è così facile integrarsi, interagire con persone destinate ad una
breve apparizione in una vita fatta di continue partenze, individui tanto
diversi e apparentemente a proprio agio. E’ così per Gilad abituato a questo
perenne nomadismo per cui “La gente non
fa altro che parlare di casa [..]. Per me però non è mai stato così. La strada
non mi scorre nel sangue. Non ho mai amato una casa. Quindi tutta questa menata
sentimentale di casa mia casa mia non funziona”. Si adegua al continuo
spostamento, ma non riuscendo a creare rapporti veri con le persone che
incontra, stringere amicizie, aprirsi agli altri. Si limita a vivere la
quotidianità di studio, incontri d’affari dei genitori, e poi di nuovo pacchi e
valige da preparare, fingendo di sopportare questo vagabondare e soprattutto di
non vedere la violenza del padre. Un fragile equilibrio che si rompe
inevitabilmente quando la famiglia giunge a Parigi “L’ultimo posto dove andammo insieme come famiglia. L’ultimo posto che
mi imposero” . L’incontro folgorante con il professor Silver, verso cui
prova una passione che si trasforma sempre più in sentimento d’amore, apre
finalmente Gilad al mondo intorno: esplora Parigi, città unica e terribilmente
affascinante, si interessa agli altri studenti con cui condivide le lezioni, si
appassiona follemente ad ogni cosa pronunciata dal professore cercando di
proiettare gli insegnamenti in aula nella vita reale. Non è certo il solo a
voler riversare la poesia nel mondo, seguendo quella strada indicata da Will,
partecipando attivamente alla vita, non più semplice spettatore.
Will, che tuttavia dietro la passione per la letteratura e
l’insegnamento, la dedizione ai suoi studenti e al messaggio che vuole far loro
arrivare, non riesce fino in fondo a vivere secondo i suoi ideali, troppo
spesso preda della paura e della frustrazione. E’ in quei giovani adulti forse
che intravede la speranza migliore, la possibilità di azione e il coraggio che
a lui manca. Tanto brillante e appassionato in aula, quanto fragile e infelice
nella vita privata, nell’amore come nell’amicizia. Un po’ per caso un po’ per
desiderio di protrarre quella sensazione di adorazione che lo investe quando
recita la sua parte a lezione, intreccia una relazione con Marie, una studentessa
della scuola di inglese. Un personaggio complesso e davvero interessante, con
le fragilità della giovane che cerca disperatamente di farsi donna e il
coraggio delle proprie scelte. Marie, dolce ed innamorata diventa rifugio e
consolazione per Will, da coccolare e proteggere, iniziare alla vita adulta e
riempire con lei quello spazio rimasto vuoto, pur senza provare in fondo nulla
che nemmeno lontanamente assomigli all’amore.
Un fragile equilibrio destinato ad infrangersi, che Maksik
racconta secondo i tre diversi punti di vista ognuno caratterizzato da una voce
e una visione delle cose personali.
Romanzo di formazione, storia di passioni, di ricerca e
costruzione del proprio io, “Non ti meriti nulla” è uno dei testi più
interessanti di quest’anno, capace di regalare al lettore numerosissimi spunti
di riflessione non solo sulla difficoltà del diventare adulti e della disperata
ricerca del proprio posto nel mondo, ma anche sull’insegnamento fuori da schemi
e dogmi precostituiti, sulla necessità di usare l’intelligenza per costruirsi
idee proprie, sul ruolo della letteratura nel mondo odierno e soprattutto sulla
necessità di avere coraggio: “Gettatevi a
capofitto. Tutto può cambiare ma solo se vi lasciate andare”.
Debora Lambruschini