[Trecentosessantacinque]²
due anni di occupazione
edizione autoprodotta dallo
Spazio Libero Cervates
Si può acquistare presso i locali del Libero Spazio Cervantes o del Circolo Durden di Catania. Oppure a questo indirizzo: progettocervantes@libero.it |
«Il Cervantes è un simultaneo di pensiero e azione. Una sincronia di teoria e prassi. Un coro a più voci, una suonata a più mani. Un unico. Una realtà politica perché nella Città. Un fronte culturale che straccia, produce e amplifica linguaggi. Un pacchetto umano, un esserci nel mondo»
Questo è un frammento
estrapolato dal Manifesto politico-culturale (qui) dello Spazio Libero
Cervates.
Una definizione politica ridotta all'osso, ricondotta alla
sua matrice più immediata.
«Una realtà politica perché nella Città» - così leggiamo alla prima pagina di
[Trecentosessantacinque]²
,
l'autopubblicazione prodotta dal Centro Sociale Spazio Libero
Cervantes di Catania in occasione dei due anni di occupazione.
Trecentosessantacinque
è «il sostrato culturale del progetto “Catania è Patria”,
l'insieme d'iniziative che il Cervantes sta mettendo in opera per il
rilancio civile, materiale e spirituale del capoluogo Etneo».
Appare
come un catalogo che racconta attraverso immagini, opere, fotografie
e fascinazioni le contaminazioni culturali, e i progetti passati e
futuri, del centro sociale.
Il catalogo è tutto immaginato
come la descrizione urbanistica di una geografia umana immaginaria.
«Dentro troverete una mappa di
luoghi dedicati a degli eroi, a degli esempi. L'Ospedale Celìne e il
Tribunale Borsellino. La palestra Mishima e la prefettura Mazzini. Ma
anche un salto nei luoghi della desolazione come il carcere Bobby
Sands o il cimitero Brassillach, esempio di come sa morire con
dignità un uomo che ha sognato e vissuto un'idea [...]»
Una
citazione si sussegue all'altra come tappe di un viaggio. E ogni
luogo,
ogni personaggio è una stella che indica la rotta, è un approdo
ideale che dialoga con la cronaca testuale e fotografica di progetti
sociali e di tutte iniziative dei ragazzi del Cervantes.
C'è
di fondo uno spirito libero nell'interpretare e attraversare
autori e fascinazioni anche molto distanti fra loro. Distanti, sì, o
meglio distanziate
da una critica e un giornalismo contemporanei sempre più
ideologizzati, sempre più strumentalizzati.
Così, alcuni autori come Ezra Pound – come se per magia fossimo tornati
all'eclettismo di Pasolini – possono ancora dialogare con delle
riflessioni su Che Guevara: «Il Che altro non è che un Don
Chichotte che per sbaglio ha letto Marx» (Fiammetta Pessa, da Il
sacerdote rosso è vinto).
Oppure,
sulla stessa onda, Trecentosessantacinque
diventa un'occasione per rielaborare le polemiche intorno al 150°
anniversario dell'Unità D'Italia. Quindi, riesumando la storia e lo
spirito, non si ha paura di palare degli intrighi «che la massoneria
mise in piedi con l'aiuto di Cavour, l'esercito francese, e il furto
delle casse del Banco di Napoli per sviluppare il nord
industrializzato riducendo il Sud al suo perenne stato di povertà,
obliando la memoria dei ribelli borboni e trasformandoli in
briganti». Ma, nello stesso tempo, le
celebrazioni per un'Italia che «vuole essere uno stimolo, una scossa
elettrica […] un faro di civiltà» vengono “salvate” dalle
derive localistiche, federalistiche e reazionarie.
Un fucina d'idee quindi, che non
guarda in faccia nessuno, ma segue senza pregiudizi una
Pratica della politica a servizio di bisogni reali, concreti.
E
così l'Idea precipita sempre nell'Azione.
E, sfogliando il
catalogo ci si può imbattere in La
città di Miguel – forse
è lei ad aver ispirato i progetti e le rappresentazioni 3D della
giovane architetto Giada Coppola (grafica a cura dell'Officina
Central Diaz y Diaz) che illustra nei suoi lavori alcune possibili
soluzioni per riorganizzare architettonicamente e logisticamente un
Centro Sociale, in armonia con l'ambiente e con i bisogni della
comunità. Potete "visitare" il progetto in un video 3D a questo link.
Un parte dello studio dell'architetto
Giada Coppola
(grafica a cura dell'Officina Central Diaz y Diaz) |
O, ancora, le divagazioni sulle architetture novecentesche potrebbero commentare Contro il Degrado, il titolo delle operazioni di bonifica che i ragazzi dello Spazio Libero Cervantes hanno intrapreso all’interno del “Parco Gandhi” (qui), e del “Parco Horacio Majorana” (qui).
Così si racconta Cervates.
Racconta due anni di occupazione, due anni di attività per la
valorizzazione del territorio, due anni di azioni sociali
partecipative: una palestra, una biblioteca organizzata e
indicizzata, una sala concerti, una radio, un dopo scuola...
Ma il Cervates non è certo una voce nel deserto.
La cultura della destra giovanile ha
attraverso profondi cambiamenti negli ultimi anni, allontanandosi
drasticamente dai vecchi paradigmi novecenteschi, e continuando a raccogliere partecipazione
e consensi sempre più ideali,
e sempre meno ideologici,
sempre più attivi
e sempre meno attivisti, nonché
rigorosamente al di fuori della logica dei partiti.
Ne è testimonianza il crescente successo dell'Associazione
Casa Pound Italia.
Solo per dare qualche imput
sull'argomento, ricorderei qui il discusso articolo, del 31 Ottobre
2008, di Pietrangelo Buttafuoco su Panomara, Il lato D della
protesta. Quelli del Blocco studentesco (qui); fino al recente Nessun
dolore - Il romanzo di CasaPound (Rizzoli 2010) di Domenico Di
Tullio, avvocato penalista e scrittore romano (qui una recensione).
O ancora, un intervento, del 18 ottobre 2010, a firma di Fernando Massimo Adonia, su SUD, un noto free press catanese (qui).
In questo orizzonte potremmo
identificare il lavoro del Centro Sociale Cervantes.
L'orizzonte di una Giovinezza al potere che «non è xenofobia, spazzatura estremista, minutaglia da
tristo nostalgismo. Non è neppure parentela con Forza nuova, con
Fiamma tricolore, né con i residui dei fuorusciti della Destra o di
An. Nulla c’è che riguardi la bottega della politica. È piuttosto
una malattia allegra che conquista i ragazzi di una città che non è
solo quella raccontata dai figli di papà, ma anche quella non
conforme rispetto alle ideologie e ai cappelli dell’egemonia
culturale della sinistra». (Pietrangelo Buttafuoco, Panorama, 31 Ottobre 2008)
Riccardo Raimondo
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TRECENTOSESSANTACINQUE si può acquistare:
a
Catania presso
i locali dello Spazio Libero Cervantes (via Santa Sofia,) e al
Circolo Durden (via San Gaetano, 22).
oppure per e-mail a questo indirizzo:
progettocervantes@libero.it
Il costo è di 10 euro
Il costo è di 10 euro
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