di Gianrico Carofiglio
Sellerio editore, Palermo 2003
€ 10.00
pp. 253
Secondo libro del magistrato e scrittore Carofiglio, Ad occhi chiusi ha conquistato due premi prestigiosi (il premio Lido di Camaiore e il premio Città di Cuneo), attirando l'attenzione del pubblico e della critica.
Il romanzo, gestito dall'avvocato barese (io-narrante) Guerrieri, propone in chiave problematica un caso di stalking e percosse, in cui sono coinvolti una ragazza-vittima, Martina, e il figlio di un noto esponente dell'alta società barese. Guerrieri, dopo aver accettato d'istinto il caso, propostogli da un amico ispettore, si accorge della complessità e delle possibili ripercussioni sul suo futuro professionale, ma non desiste. A intrigarlo, oltre alla sfida sottesa, la conoscenza di suor Claudia, un personaggio controverso, imprevedibile e quasi irrealistico: la donna, infatti, è un'esperta di arti marziali, e nel suo sguardo balena più volte un brillìo che ha poco di religioso.
Di sottofondo, la vita privata di Guerrieri, eterno fidanzato di Margherita; l'uomo fatica, per quanto innamorato, a esprimere i propri sentimenti, e la donna dimostra una rara costanza e una pazienza amorevole.
Cosa colpisce di questo romanzo che - diciamocelo - dalla trama non appare particolarmente innovativo? Me lo sono chiesta a metà della lettura: i dibattiti in aula piuttosto corposi, i dialoghi asciutti di tipo quasi investigativo-poliziesco, le scene d'azione così visive, lo stile scabro e non raffinato... Non sono elementi che normalmente mi fanno apprezzare un romanzo, né il genere del thriller legale intinto di noi capeggia tra le mie letture più frequenti. Tuttavia, come nel caso della Promessa di Dürrenmatt, conquista la problematizzazione del genere, messo in crisi nel suo dipanarsi. Così, l'indagine e il processo di Carofiglio non portano affatto alle soluzioni prevedibili, ma anzi distruggono parte della fiducia del lettore nella giustizia, con soluzioni da verificare direttamente nella lettura.
Gloria M. Ghioni