di Antonio Tabucchi
Economica Feltrinelli, 2003
pp. 216
€ 7.50
‘Il rapporto che caratterizza in modo più profondo e generale il senso del nostro essere è quello della vita con la morte perché la limitazione della nostra esistenza mediante la morte è decisiva per la comprensione e la valutazione della vita’.
Sono queste le parole dell’articolo che, in una giornata apparentemente uguale a tutte le altre, richiamano l’attenzione del dottor Pereira, direttore della pagina culturale del ‘Lisboa’, un ‘tranquillo giornale del pomeriggio’, lontano dalle influenze politiche che interessano il Portogallo della fine degli anni Trenta.
Quando Pereira decide di contattare l’ autore dell’articolo, non sa ancora che sarà proprio l’incontro con il giovane italo-portoghese Monteiro Rossi a cambiare per sempre la sua vita.
Le giornate di Pereira, ex giornalista di cronaca nera, vedovo, cardiopatico e in sovrappeso, trascorrono tra le pareti della squallida e solitaria redazione culturale del ‘Lisboa’, i pasti abituali al Café Orquidea, i dialoghi con il ritratto della moglie morta di tisi qualche anno prima e le sue riflessioni sulla morte e sull’anima. Nonostante un primo incontro abbastanza deludente per Pereira, che si aspetta un filosofo teorico della morte e si trova davanti un giovane uomo interessato ed entusiasta solo della vita, Monteiro Rossi viene assunto come praticante per la stesura di necrologi di scrittori celebri. Le vite dello squattrinato giornalista e della sua avvenente fidanzata, Marta, si intrecciano a quella di Pereira che, inconsapevolmente, diventa il punto di riferimento dei due ragazzi, vicini agli ambienti dei repubblicani portoghesi che lasciano la propria terra per sostenere i gruppi rivoluzionari della vicina Spagna in lotta contro la dittatura franchista.
Inizia per Pereira un periodo di forte conflitto interiore, che lo porterà a rimettere in discussione le convinzioni sulle quali si fondano da sempre la sua vita personale e professionale. Un conflitto esacerbato dall’incontro con il vecchio compagno di università Silva, un intellettuale che, tuttavia, gli appare rassegnato a piegarsi alle brutali imposizioni con cui la dittatura salazarista controlla la circolazione delle informazioni, annientandole con la scure impietosa della censura. Le angosce che attanagliano i suoi pensieri si trasformano in consapevolezza grazie all’incontro con il dottor Cardoso, che lo convince a dare spazio, senza alcun timore, al nuovo ‘io’ che si affaccia prepotentemente nell’anima di Pereira. Un ‘io’ che lo porterà ad abbracciare definitivamente la causa per la quale si battono Monteiro Rossi e i ribelli portoghesi, in un finale concitato e pieno di speranza.
Sullo sfondo di una Lisbona sfavillante, dolcemente accarezzata dalla brezza atlantica, in un Portogallo condannato alla lunga dittatura di Salazar, prende vita un romanzo dal forte impatto sociale.
Il racconto sembra riportare la testimonianza dell’anziano giornalista (la narrazione è caratterizzata dal ripetersi dell’intercalare ‘sostiene Pereira’) che impara a misurarsi con la necessità di far prevalere le ‘ragioni del cuore’, lottando contro l’appiattimento delle coscienze imposto dalla dittatura per mezzo della polizia politica e dei suoi atti di giustizia sommaria.
Con quest’opera, Tabucchi ci invita ricordare le vicende politiche che, a partire dalla fine degli anni Trenta, hanno profondamente cambiato il volto di un’Europa sull’orlo del baratro della Seconda Guerra Mondiale, minata dalla barbarie delle persecuzioni antisemite (Pereira è un cognome ebraico che in portoghese significa albero del pero). Un libro quantomai attuale, una storia semplice, diretta, che celebra chi combatte e muore in difesa di ideali di giustizia, libertà e verità e che, spesso, finisce per essere dimenticato tra le pieghe multiformi della Storia.
Vittoria D. Raimondi