John Lindqvist
Marsilio Editore, 2006
470 pp.
17,50 euro
Raramente, secondo la mia opinione, nella produzione editoriale contemporanea vengono scritti e prodotti capolavori nel vero senso della parola. “Lasciami entrare”, prima fatica di John Lindqvist, entra a pieno diritto nella lista di quelli che possono venir definiti, senza mezzi termini, autentici masterpiece della letteratura, per chi scrive uno dei romanzi più belli creati negli ultimi cinque anni (almeno).
Il libro è già stato reso famoso dalla bellissima pellicola (anch'essa una gemma di cinema contemporaneo) di Tomas Alfredson. A primo acchitto la trama può sembrare una delle tante storie di vampiri che vanno per la maggiore tra gli scaffali delle librerie dedicati ai romanzi dell'orrore per ragazzi. Tuttavia “Lasciami entrare” va molto più in profondità, la storia si fa pian piano sempre più toccante e coinvolgente e i personaggi acquistano uno spessore consistente soprattutto grazie ai loro dettagliati ritratti psicologici che l'autore dà descrivendone comportamenti e azioni.
I due protagonisti principali del testo sono Oskar, dodicenne perseguitato dai bulli della scuola, con alle spalle una situazione familiare assai delicata, ed Eli, misteriosa ragazzina che va ad abitare vicino a casa di Oskar, ma che nasconde una serie di macabri segreti, non ultimo quello di essere un vampiro. I due finiranno con l'innamorarsi, ma la natura di Eli non potrà non influire su tutti gli abitanti della cittadina svedese nella quale è ambientato il racconto, Blackeberg, e gli eventi precipiteranno fino alla bellissima e toccante conclusione.
Il vero segreto della bontà di questo romanzo è lo stile adottato (reso magistralmente dalla traduzione di Giorgio Puleo). Una scrittura asciutta, semplice, diretta e quasi asettica, come se l'intera vicenda venisse riportata dagli occhi di un bambino. L'occhio del narratore si sofferma sempre su dettagli, articolando l'intreccio in una serie di cambi di prospettiva, raccontando la stessa scena tramite il punto di vista di più personaggi.
Il romanzo mette al centro il rapporto d'amore perverso che sboccia tra Oskar ed Eli, ma sempre riprendendolo con l'innocenza puerile di chi fa le cose quasi soltanto per gioco, anche se il gioco si fa molto pericoloso. Incantevole il personaggio di Eli, vampiro sanguinario e bestiale (ben lontano dal vampiro patinato e sexy di altre serie per adolescenti), che tuttavia continua a ragionare e comportarsi come la dodicenne che è, uccidendo solo per sopravvivere.
L'opera affonda lentamente nello scabroso, toccando temi di difficilissima manipolazione come la pedofilia, il bullismo e in parte anche la transessualità, ma senza mai abbandonare la delicatezza e l'ingenuità fanciullesca. Il tutto sullo sfondo di una Blackeberg sonnolenta, immobile, estraniante e fuori dal tempo (chi si ricorda il bianco alienante della neve nel film di Alfredson?), freddo teatro delle vite spesso difficili degli abitanti, ignari protagonisti di una tragedia che al suo centro, tuttavia, vede l'amore innocente di due dodicenni.
Un romanzo di cui è difficile dare una descrizione analitica che sia al cento per cento esaustiva, proprio perché, come nel caso della migliore letteratura, le emozioni che sprigiona possono venire estrapolate soltanto a stento. Il mio consiglio pertanto è quello di leggerlo al più presto e lasciarvi coinvolgere da quella che senza dubbio è una delle storie di vampiri (e non) più belle, innovative e commoventi e degli ultimi anni.
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