di Massimiliano Russo
Editrice Zona (Contemporanea), 2011
€ 10
Non cresceva, non era mai andato a tentoni, era lì da sempre, in questa ed in altre condizioni.
Prodigio immaginifico fin quasi inenarrabile, gaia matrice istrionica e insieme cupo ricettacolo da ricerca eziologica, settario covo per gli agglomerati suburbani che determinano le più svariate fantasticherie mitopoietiche: l'albero del narrare si ammanta di un intrigo fiabesco e trasognato, muta forme sorprendenti, si tinge di un rosso acceso e vivo.
Vivo e pulsante, dunque, quest'albero metaforico della plus-narrazione, proprio come il linguaggio, onirico e visionario, col quale Massimiliano Russo confeziona la sua raccolta di racconti a brandelli, allegorici e metafisici, diffratti eppure ben circostanziati, attraverso i quali viene ricostruita una perfetta tassonomia delle più disparate caratterizzazioni tipologiche umane, dai contorni emozionali volutamente sfumati, ma dall'intensa, impressionistica fisicità.
Le storie nascevano appunto dalla loro negazione e questo faceva di loro l'aspirazione a diventare tali.
Bambini genialoidi con gli occhi pesti, calviniani signorotti in alta uniforme, delicate e ingenue fanciulle supine, in riva al mare: determinazioni, tutte, di personalità al limite del patologico, che innestano, fra loro, storie a metà fra il commuovente e il gorttesco, pillole distorte di tartassata quotidianità, tratteggiate con un audace piglio materialista, nutrito di riverberata e fitta sensorialità.
In gioco, fra queste pagine dissonanti e paradossali, c'è l'impossibilità di confrontarsi univocamente con le forme canonizzate della scrittura in prosa; c'è la critica, attentissima e intelligente, alle costruzioni sensazionalistiche e facilone del romanzare contemporaneo; c'è l'autentica ricognizione filologica che investe, in toto, il portato artistico e gnoseologico di un autore curioso e raffinato, alle prese con una consapevole sperimentazione, espressiva e sincretica, dell'atto stesso del narrare.
Non ci sono parole, abbastanza capaci col mio aiuto di darmelo per andare avanti a raccontarvi la storia delle storie, e non sarei voluto venire qui nel giardino dell'albero rosso se l'avessi voluto fare, ma forse questo potrà aiutare a descrivere un po' meno e illudere in un altro gioco, scoprendosi, purtroppo, addosso quello che già si sa.
Francesca Fiorletta
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