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Critica Libera: Considerazioni sul romanzo italiano di oggi tra passato e futuro

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Considerazioni sul romanzo italiano di oggi.
- Tra passato e futuro -
di Martina Pagano


In questo articolo vorrei sottoporvi un quesito sollevato dal critico Alfonso Berardinelli in un breve intervento per Panorama (07/01/2010) dal titolo “Tornerà il romanzo italiano?” che proprio in questi giorni ho ritrovato tra alcuni ritagli conservati.
Il punto di vista di Berardinelli è decisamente pessimista. Egli riconduce le ragioni delle proprie posizioni al limite che, a suo dire, il romanzo italiano ha sempre avuto, cioè la mancanza di personaggi forti, l’assenza di veri protagonisti attorno ai quali ruotano le trame: “Nel Novecento i nostri soli inventori di personaggi che si ricordino sono stati Italo Svevo ed Elsa Morante. Oggi chi è su questa strada?”. Ha ragione lo studioso quando afferma che “secondo alcuni solo Pinocchio regge il confronto con Madame Bovary, Anna Karenina, Raskolnikov”? Ed oggi quale è lo scenario del romanzo italiano, è davvero, come lo definisce Berardinelli “più un genere editoriale che un genere letterario” esito della necessità delle case editrici di proporre continuamente dei successi, dei casi editoriali? 

La storia del romanzo italiano mostra come questo genere abbia faticato ad imporsi. Nel corso della prima metà del Settecento in Inghilterra erano già stati creati personaggi memorabili come Robinson Crusoe, Gulliver, Tom Jones, Tristram Shandy, l’Italia, al contrario proponeva le opere di scrittori come l’abate Pietro Chiari oppure, per citare nomi più importanti, Ippolito Pindemonte e Vincenzo Cuoco, autori di storie del tutto inverosimili con personaggi stereotipati, protagonisti di improbabili avventure e dal parlato retorico, non certo agile ed immediato. Berardinelli ricorda che la lingua rappresenta uno degli strumenti fondamentali per la comunicazione romanzesca e che “bisogna trovare un parlato plausibile, credibile, che metta in contatto con i diversi livelli di realtà”. Tuttavia, nel corso del primo Ottocento abbiamo le prove dell’Ortis e soprattutto dei Promessi Sposi, pensato come romanzo per tutti, e poi, nel corso del secolo, assistiamo ad un fiorire di generi e titoli: romanzo di formazione, verista, sperimentale, decadente e così via fino al Novecento. Credo che tra questi esempi vi sia qualche Carlino Altoviti, Padron N’toni, Andrea Sperelli, Mattia Pascal o qualche famiglia di indifferenti che abbia fatto la storia della nostra letteratura e soprattutto che abbia inciso in modo significativo sul contesto culturale e storico in cui queste opere sono state composte. Non ritenete riduttivo accostare solo Pinocchio ai grandi personaggi della letteratura? Quali sono le prospettive del romanzo italiano di oggi? C’è un retaggio passato che blocca l’emergere di proposte?

Gli studi universitari mi hanno indirizzato principalmente alla lettura di romanzi inglesi ed americani, quindi mi rivolgo agli italianisti e a chi, più di me, conosce il panorama letterario italiano odierno: ha ragione Berardinelli a dipingere uno scenario così sconfortante frutto del passato? Voi quale definizione dareste alle esperienze letterarie dei nostri giorni?
Concludo con una citazione da Tomaso Kemeny, il quale sottolinea un limite della produzione letteraria contemporanea, ovvero l’assenza di un canone che dia stabilità e costituisca un costante punto di riferimento per chi scrive:

“Beethoven diceva che gli uccelli volano perché hanno l’ostacolo dell’aria. Allo stesso modo l’arte, per volare alto, ha bisogno della resistenza d’un canone. Quando non c’è la possibilità di seguire una regola, non è consentito neppure trasgredirla e siamo nel caos. È quello che accade oggi: non si può né essere tradizionalisti né innovatori. Solo il genio si salva. Ma chi è in grado, qui e ora di riconoscerlo?”.


Tomaso Kemeny è stato docente di Letteratura Inglese all’Università degli Studi di Pavia. È critico, poeta e vicepresidente della Casa della Poesia a Milano. Per gli interessati, il suo blog http://tomasolkemeny.blogspot.com/


Martina Pagano