La magica terra siciliana, dai colori vivaci e dai mille deliziosi profumi, ci regala un giovane talento tutto da scoprire: Francesco Gioé. Nato a Palermo nel 1977, scrittore, articolista e web writer, Gioé esordisce nel panorama letterario con il romanzo “L’eredità di Iside” (trovi qui la recensione).
Uno scrittore dotato di un innato eclettismo, capace di analizzare aspetti critici della società moderna con uno spirito immune dal condizionamento di ideologie ipocrite e di comodo.
Ecco il testo della breve intervista che l’autore ha rilasciato a Critica Letteraria.
1. Buongiorno Francesco, benvenuto nel mondo di Critica Letteraria. Per incominciare, qualche curiosità sul suo romanzo. Dalla nutrita bibliografia si evince una profonda passione per l'Egitto e i suoi aspetti più misteriosi, tra cui il significato dei geroglifici.
Com'è nata questa passione e quanto studio c'è dietro un romanzo come "L'eredità di Iside"?
Per un cultore del mistero come il sottoscritto, l’antico Egitto è una cornucopia inesauribile d’ispirazione. Le premesse personali alla vigilia della progettazione de “L’eredità di Iside” erano quelle di creare una storia con una colonna vertebrale investigativa importante e un background storico-mitologico-scientifico assolutamente aderente al reale. Dunque, dato che il romanzo necessitava anche dell’antica scrittura egizia, ho dovuto studiare. Ho preso lezioni private sui geroglifici; ho scandagliato i fondali del web alla ricerca d’ogni notizia; ho sorbito volumi universitari. Non dico di essere diventato il nuovo Champollion, ma sai come mi pavoneggerò la prossima volta al Louvre?
In generale posso dire che ho dovuto documentarmi molto e su molti temi. Prima, durante e dopo la stesura del romanzo. La matrice di tutto è la passione per la scrittura e per le trame intricate. Alcune persone fanno la storia, altri, come me, vogliono solo far storie…
2. L'Italia, si sa, non è esattamente quello che potrebbe definirsi "un paese per talenti", nonostante le eccellenze fioriscano in tutti i campi, compresa la letteratura.
Come vive questa situazione uno scrittore emergente? Come vede il suo futuro?
L’Italia produce talenti perché storia, tradizione e carattere continuano a roteare, mantenendo vivo il mulinello di virtù che ha sempre risucchiato personalità assortite. Il fatto che il mare tutt’attorno sia inquinato non intacca il processo, anzi semmai lo alimenta.
Lo scrittore di oggi è un borghese denaturato costretto a vivere le estremizzazioni e le patologie dei manifesti borghesi, dunque la situazione è complicata. Se nel mondo sono rimasti pochi paesi ricchi che incrementano la propria ricchezza di anno in anno e molti poveri che incrementano di anno in anno il loro debito, beh, è chiaro che qualcosa andrebbe rivisto. La deriva della classe dirigente italiana credo sia la cartina al tornasole di una decadenza etico-economica globale.
Come vedo il mio futuro? Col senno di poi. Nel frattempo cerco di migliorarmi per meritarmene uno soddisfacente…
3. Lei viene da una regione, la Sicilia, tanto bella quanto problematica per i motivi tristemente noti. Qual è il rapporto con la sua terra?
Mi considero principalmente cittadino del Mondo, ma il rapporto con la mia terra natia è d’assoluto amore. La Sicilia è la “terra del fuoco” europea. Fuoco d’Etna, di lupare, ma anche di vampe intellettuali inestinguibili. Purtroppo anche qui si paga dazio ad una politica inefficiente e ad un’involuzione del pensiero civico.
4.Oltre ad una fantasia frizzante, mi hanno colpito due temi di scottante attualità che spiccano nel romanzo. Il primo: la salvaguardia ambientale. Cosa si potrebbe fare, secondo lei,
per aumentare la sensibilità della gente al problema "ambiente"? Che ruolo ha (o dovrebbe avere) l'informazione?
Il problema “ambiente” è inteso dalle masse come un cruccio per benestanti. Nel senso che i poveri e i quasi poveri sono troppo presi dai problemi di sostentamento per pensare a quelli della Terra. Si dovrebbe dar loro innanzitutto l’indispensabile. Quando riempi la pancia ragioni meglio un po’ su tutto, e di colpo sboccia pure l’empatia e la coscienza civile. Ma all’ambiente non pensano nemmeno i ricchi, che delegano il problema ai posteri! I vertici internazionali finora hanno prodotto solo promesse e intanto il surriscaldamento e l’inquinamento globale non si arrestano. Le industrie statunitensi, asiatiche ed europee continuano a far danni senza soluzione di continuità e gli scienziati che paventano il black-out continuano ad essere definiti “catastrofisti”. Cosa si potrebbe fare per sensibilizzare la gente? Pubblicizzare di più e meglio il report e le previsioni della comunità scientifica assennata, prendendo una posizione netta. In questo l’informazione manca perché ancora saldamente ancorata a logiche di convenienza e orientamento politico. Alle amministrazioni, invece, il compito di rendere i servizi bio-virtuosi più efficienti ed economici di quelli bio-degradanti.
5. Il secondo tema riguarda lo sfruttamento delle risorse dei paesi comunemente definiti "sottosviluppati" da parte delle potenze economiche.
Ritiene che si possa considerare una vera e propria forma di colonialismo?
Più che altro una vergogna. Una vergogna che da’ il metro della moralità dei paesi per così dire “ avanzati”. Il colonialismo talvolta prevedeva un piano per lo sviluppo delle terre assoggettate, in Africa e in Congo questo non esiste. Usa ed Europa si sono gettati sulle risorse dell’RDC come piranha su un tocco di manzo, e la Banca Mondiale ha fatto il resto. È un cannibalismo assistito.
Giornalmente i media ci propinano immagini di politici rassicuranti, dietro i quali si celano smanie predatorie incontenibili. Il fatto che le democrazie internazionali siano capaci di munirsi di forze sotterranee – i cosiddetti Servizi Segreti – che ne sbugiardano le costituzioni, la dice lunga d’altronde sulla loro rettitudine morale e sulla molteplicità della parola data…
6. Quali sono i suoi autori di riferimento?
Nel corso della mia vita di lettore ho apprezzato numerosi autori. Molti di loro mi hanno passato materiale emozionale di primo livello, qualcuno si è spinto oltre. Ad esempio da Maupassant ho ricevuto la malinconia, da Oscar Wilde il cinismo, da Melville lo spirito d’avventura. Da Eddy Bunker ho imparato il giudizio, da Andrea Pinketts il sarcasmo, da S.S. Van Dine l’investigazione. La mia tecnica narrativa è l’addizione di quel che avevo dentro con quel che ho preso fuori. Ma un ringraziamento particolare lo devo a James Clusker. Non credo che mi sarei mai dedicato al romanzo se non avessi letto i suoi meravigliosi libri.
Grazie a Francesco Gioé e in bocca al lupo per il suo futuro!
Per conoscere meglio Francesco Gioé è possibile visitare il sito personale dell'autore http://www.francescogioe.com/