di Francesco Biamonti
Einaudi, Torino 1998
pp. 202
€ 13.43
"Sembra un dialogo tra gente che non c'è già più" (p. 8)
"Cadono a placche chiarori dal cielo. Ora scende la notte". Improvvisamente nello stellato la sera sembrò lontana. S'incamminarono. Si sentiva odore di lentisco e di assenzio e, a folate, il mare che smemorava. (p. 9)
L'entroterra ligure tra Ventimiglia e il confine francese, con la sua aspra poesia di rocce e valli scoscese, arbusti coriacei e erbe dai profumi imperniati di salsedine. In questo sfondo conosciutissimo e amato da Biamonti, originario di San Biago della Cima, - sfondo che a tratti si fa primopiano onnipresente, realtà fenomenologica e ontologica insieme - si muovono i personaggi, dal protagonista Leonardo, riservato e poetico abitante di una casa-rifugio tra gli uliveti, alla coppia insolita di Alain, professore francese attempato, e la moglie Veronique, insondabile e sensuale ninfa. Se la scena si apre su una pallottola che ha ferito Leonardo a una gamba, occorre dire che il libro non ha niente a che fare con una presumibile caccia all'aspirante assassino. Al contrario, potremmo dire che lo sparo è una variante che non allontana Biamonti dal Leitmotiv esistenziale che muove tutti i suoi libri: domande senza risposta, rapporti umani insondabili ma dal grado di umanità elevatissimo, dialoghi e riflessioni di tale liricità che sfuggono a qualsiasi verosimiglianza. E poi c'è la contemplazione, vera chiave di lettura del mondo di Biamonti e dei suoi personaggi: non a caso il Leonardo di Le parole la notte è tanto simile ai protagonisti di Attesa sul mare (1994). L'inconoscibile non può che essere sfiorato dagli sguardi di ammirazione e di amore primigenio, nel totale rispetto per quelle leggi che non è dato di sapere, né discutere. La vita stessa non è nelle mani del singolo, ma nell'eremitaggio volontario dei protagonisti si legge una scelta di ascetismo, quasi di atarassia:
- Grazie, una sera sul mare la passerei volentieri.
- Possiamo andarci anche prima, voglio dire questa primavera. Ma come passi adesso le giornate?
- Sono loro che passano. Quasi non me ne accorgo.
Guardare il mare, guardare il cielo di là degli ulivi non era un'attività che si potesse dire. (p. 43)
Allo stesso modo, anche i dialoghi frequenti, soprattutto notturni, tra i personaggi principali e comparse minori (che, tuttavia, ritornano ciclicamente) non portano a nessuna rivelazione, ma instaurano una condivisione emozionale, priva di risvolti conoscitivi. L'unanimismo si allarga a inglobare anche i tanti immigranti, perlopiù curdi, che attraversano le terre di Leonardo per raggiungere il confine, e la solidarietà senza pregiudizi del protagonista si dimostra in continui piccoli aiuti.
Anche i sentimenti si confondono con la natura, si lasciano percepire e dedurre dal lettore. Mai i personaggi ne discutono, ma sono le singole azioni, il tornare periodico di Leonardo al letto di Veronique, nonostante l'amicizia per il marito di lei, a disegnare una qualche forma di sentimento:
- Veronique cerca qualcuno a cui darsi.
- Può essere, - disse Leonardo.
"Si smemora - pensava, - e si perde. Ma poi la memoria torna ed è un supplizio". (p. 180)
La trama è dunque un mero pretesto. Si può dedurre che il mondo di Biamonti diffonde luci soffuse, sfumature di decadenza che solo gli spiriti contemplativi possono cogliere e apprezzare; al contrario, chi cerca in un romanzo una trama avvincente e piena di movimento, ecco, resterà deluso da questo passeggiare irrisolto e routinario (volutamente routinario) tra le rose selvatiche e i lentischi, a lasciarsi e a guardarsi vivere.
Purtroppo, - e sottolineo il rammarico - questo Le parole la notte è un'Attesa sul mare dilavata: mancano l'equilibrio strutturale e la coerenza narrativa che tanto hanno contribuito al successo del romanzo precedente.
Gloria M. Ghioni