L'eredità di Iside


L'eredità di Iside
di Francesco Gioè
Neftasia Edizioni, 2011

pp. 375
€ 18

Cari lettori, siete pronti a partire per un viaggio rocambolesco ed emozionante, oltre i confini del tempo e dello spazio? Allora regalatevi un po' di tempo per assaporare appieno il gusto ricco di mistero e avventura che scaturisce dalle pagine de L'eredità di Iside, romanzo d'esordio dello scrittore palermitano Francesco Gioè.
La trama brulica di eventi, personaggi, luoghi e non sarebbe giusto, a mio avviso, rivelarne troppi particolari allo scopo di lasciare al lettore il piacere di sollevare lentamente, pagina dopo pagina, il velo di pathos che copre il prezioso quadro narrativo. 
 
Mistero, avventura, storia, magia, esoterismo sono gli ingredienti di una ricetta stilistica sorprendente e innovativa che rende impossibile circoscrivere i confini del libro entro un genere di appartenenza dai contorni netti permettendo, dunque, di definirlo un romanzo a 360 gradi.
Protagonista indiscusso e voce narrante è Gregorio Gendusa, un uomo alle soglie dei quarant’anni, ‘musicopatico’, con una strana fobia per il futuro e una duplice identità: agli occhi di tutti un innocuo venditore, in realtà agente del GRIV, una misteriosa società segreta a diffusione capillare su tutto il pianeta. La missione che coinvolge lui e la cellula italiana della società, vede la luce a Palermo, nella Cripta dei Cappuccini della chiesa di Santa Maria della Pace. Il crollo di una parete porta alla luce un'antica Bibbia e la porzione di un arazzo contenente dei simboli misteriosi. Con la collaborazione di due stravaganti studiosi, il GRIV cercherà di risolvere l'enigma celato dal significato criptico dei simboli. Seguendo le tracce del frate cappuccino autore dell’oscuro messaggio, i protagonisti intraprendono un viaggio avventuroso che li catapulta attraverso latitudini, epoche e culture diverse, dal sole d'Egitto al candore delle nevi svedesi, dalle aurore boreali alla foresta pluviale congolese, attraverso quattro millenni di storia, antiche popolazioni, riti magici, arcani poteri extrasensoriali. Simboli e testi sacri del culto cristiano si fondono in un sincretismo perfetto con riti religiosi e simboli magici legati al culto degli dei dell'antico Egitto, perpetrato attraverso i secoli dalle popolazioni pigmee della foresta congolese dell'Ituri; personaggi storici coinvolti nelle vicende più o meno note della Seconda Guerra Mondiale, doppiogiochisti agenti della CIA e spie del Vaticano. 
 
Ma qual è la vera identità del frate cappuccino che ha dipanato il suo invisibile filo di Arianna attraverso il dedalo della storia e dei secoli? Cos'è veramente il GRIV? Cosa spinge i suoi agenti a rischiare la vita in pericolose missioni di spionaggio a livello mondiale? Riuscirà la 'crisalide' Gregorio Gendusa ad uscire dal bozzolo delle sue fobie e delle sue paure?
 Domande che trovano risposta nella caleidoscopica narrazione che ci regalano queste pagine permeate di suspense e ricche di diversi elementi degni di nota. Lo stile è frizzante, brioso, divertente, a tratti sarcastico e pungente. Il protagonista, con le sue deliranti fobie, i suoi incubi persecutori, figli di ansie e timori reconditi, e con la sua dipendenza dagli psicofarmaci, inseparabili compagni delle sue missioni, si potrebbe definire uno 007 ‘sui generis’, capace di alternare momenti di acuta perizia investigativa a picchi di humor intrisi di cinismo. A volte perfettamente calato nei panni di agente segreto, altre volte quasi goffo, meno spietato e calcolatore degli altri personaggi, un po' come un ‘pesce fuor d’acqua’ nel mare insidioso che rappresenta il campo di battaglia degli agenti del GRIV, un “carretto trainato da cuore e ragione”, come egli stesso ama definirsi.
La narrazione si muove su fronti solo in appartenenza indipendenti e che, pur coinvolgendo personaggi, luoghi geografici ed epoche molto diverse tra loro, richiamate con opportuni flashback, vengono sapientemente intrecciati per regalare al lettore l'immagine del mosaico finale. Ogni capitolo si apre con una citazione d’autore e, nel corpo del testo, non mancano intermezzi che riportano soprattutto i testi di quelle canzoni che condizionano pesantemente la personalità di Gregorio Gendusa, ma anche versi di poesie, passi biblici, illustrazioni che raffigurano, ad esempio, mappe dei luoghi in cui si muovono i personaggi; piccole parentesi che, pur incastrandosi perfettamente nella trama narrativa, contribuiscono ad aumentarne la fluidità. 

Gioé si muove come un funambolo esperto sul filo di una narrazione dai ritmi serrati, ricca di personaggi dalle mutevoli identità che finiscono inevitabilmente sul carro dei vincitori o travolti dall’oblio e dal destino di morte dei vinti. L’autore si cimenta spesso in acrobatici giochi di parole che mettono in luce la sua indiscussa capacità di plasmare e modellare ogni parola per utilizzarla in ognuna delle sue molteplici sfaccettature. Eccone un esempio inequivocabile:
Per sei mesi abbiamo lavorato sott'acqua, indagando, valutando, pianificando. E pur in cattive acque siamo riusciti a portare acqua al nostro mulino. Abbiamo smosso le acque e ne abbiamo gettata sul fuoco quando serviva. Alla fine non abbiamo portato acqua al mare, anzi. Ma di tutti i nomi possibili affibbiabili a questa missione, acqua cheta era il meno adeguato, anche se acqua cheta rompe i ponti...e, comunque, acqua passata non macina più”
Colpisce la varietà e il numero di testi che compongono la bibliografia del romanzo, che spazia dalla magia all'interpretazione dei geroglifici e che mostra una passione sviscerata per l'antico Egitto, un mondo ancora oggi circondato da un'aura di fascino e mistero. Elementi che, uniti ad una fantasia vivace, costituiscono la materia prima di questa avvincente cavalcata attraverso i secoli che dalle sponde del Nilo approda a scenari drammatici e, spesso, ignoti del presente. Infatti, uno dei temi che affiorano con prepotenza dalle pagine del libro riguarda lo sfruttamento delle risorse minerarie e naturali di molti paesi dell’Africa e, in particolare, delle foreste e delle riserve auree che si estendono in prossimità del lago Vittoria. Un continente violato e sventrato dalle grandi multinazionali che dopo anni di giogo coloniale continuano a estendere le propaggini più oscure del proprio potere innescando pericolose conflittualità latenti tra le frange più fanatiche e bellicose della popolazione, avvalendosi spesso dell'appoggio dei governi locali.
Per concludere, un libro da leggere tutto d’un fiato, avidamente, facendosi trasportare dalla girandola vorticosa degli eventi che prendono vita tra le sue pagine, oppure da centellinare con parsimonia, cercando di esaminare minuziosamente tutti gli indizi nel tentativo di anticipare di qualche pagina le mosse dei personaggi che prendono vita dalla penna promettente di Francesco Gioé. 

Vittoria D. Raimondi