Quando tutto tace
di Alessandro De Roma
Bompiani, Milano 2011
pp. 252
€ 15
Con il suo ultimo libro, Alessandro De Roma non crea un semplice mondo, ma un grande universo letterario affascinante, coinvolgente e sconvolgente. Un universo generato da un'esplosione di generi e di strutture narrative, che si disperdono nello spazio finito della pagina, generando "infiniti orizzonti interpretativi", nei quali il lettore riesce a proiettare tutto il suo "raggio immaginativo". "Il romanzo è esploso!", come evidenzia lucidamente uno dei personaggi, Teresa de Carolis, l'improbabile angelo inviato a salvare dal suicidio Nello Bruni, un artista caduto in disgrazia.
Intorno alla figura ordinaria di Bruni, De Roma imbastisce uno straordinario dramma in tre atti sulla "mediocrità umana", sulla condizione di un "omuncolo" intrappolato in un'esistenza fittizia. Nella farsa architettata dall'autore infatti, lo spazio "puro e remoto" del romanzo, rappresenta la perfetta metafora di un mondo, quello dello spettacolo, spietato e dominato da logiche perverse, che riducono coloro che ne fanno parte a relitti fonico visivi della memoria di qualche nostalgico. Ma la vera forza del romanzo non risiede nella grande carica mimetica, convertita, sul piano testuale, in efficacissimi inserti metanarrativi innestati in un intreccio ipertrofico, bensì nel suo "potere di elevazione morale". Grazie a questo potere, l'esperienza individuale del personaggio trascende i confini fisici della pagina, raggiungendo la dimensione dove realtà e finzione si confondono al punto da essere indiscernibili. Dal momento in cui Nello Bruni matura la consapevolezza di essere prigioniero del proprio personaggio, e si abbandona al destino tragico della narrazione, incomincia a beneficiare del potere salvifico di una finzione letteraria capace di dilatare la sua prospettiva esistenziale. Una finzione che, rinunciando progressivamente agli schemi convenzionali, crea le condizioni ottimali affinchè il personaggio Bruni, nel silenzio da assenza umana, si elevi al di sopra di se stesso, cioè diventi uomo.
"Datemi una storia e vi solleverò il mondo!", esclama De Roma in apertura di romanzo. Ma il "novello Archimede" fa di più: solleva un intero universo. Un universo "che si spalanca in un'anima sola".
Antonio Demontis
di Alessandro De Roma
Bompiani, Milano 2011
pp. 252
€ 15
Con il suo ultimo libro, Alessandro De Roma non crea un semplice mondo, ma un grande universo letterario affascinante, coinvolgente e sconvolgente. Un universo generato da un'esplosione di generi e di strutture narrative, che si disperdono nello spazio finito della pagina, generando "infiniti orizzonti interpretativi", nei quali il lettore riesce a proiettare tutto il suo "raggio immaginativo". "Il romanzo è esploso!", come evidenzia lucidamente uno dei personaggi, Teresa de Carolis, l'improbabile angelo inviato a salvare dal suicidio Nello Bruni, un artista caduto in disgrazia.
Intorno alla figura ordinaria di Bruni, De Roma imbastisce uno straordinario dramma in tre atti sulla "mediocrità umana", sulla condizione di un "omuncolo" intrappolato in un'esistenza fittizia. Nella farsa architettata dall'autore infatti, lo spazio "puro e remoto" del romanzo, rappresenta la perfetta metafora di un mondo, quello dello spettacolo, spietato e dominato da logiche perverse, che riducono coloro che ne fanno parte a relitti fonico visivi della memoria di qualche nostalgico. Ma la vera forza del romanzo non risiede nella grande carica mimetica, convertita, sul piano testuale, in efficacissimi inserti metanarrativi innestati in un intreccio ipertrofico, bensì nel suo "potere di elevazione morale". Grazie a questo potere, l'esperienza individuale del personaggio trascende i confini fisici della pagina, raggiungendo la dimensione dove realtà e finzione si confondono al punto da essere indiscernibili. Dal momento in cui Nello Bruni matura la consapevolezza di essere prigioniero del proprio personaggio, e si abbandona al destino tragico della narrazione, incomincia a beneficiare del potere salvifico di una finzione letteraria capace di dilatare la sua prospettiva esistenziale. Una finzione che, rinunciando progressivamente agli schemi convenzionali, crea le condizioni ottimali affinchè il personaggio Bruni, nel silenzio da assenza umana, si elevi al di sopra di se stesso, cioè diventi uomo.
"Datemi una storia e vi solleverò il mondo!", esclama De Roma in apertura di romanzo. Ma il "novello Archimede" fa di più: solleva un intero universo. Un universo "che si spalanca in un'anima sola".
Antonio Demontis