Abbiamo conosciuto Arturo Robertazzi grazie alla bellissima esperienza di LibrInnovando...ed è stato una rivelazione! I primi contatti via Twitter, un libro scritto insieme - La lettura digitale e il web - poi la stretta di mano a Milano, la serata bolognese e quella sua simpatia acuta e contagiosa!
Proprio per questo siamo contentissimi di ospitare Arturo qui nel nostro salotto di CriticaLetteraria. Qualche domanda per saperne di più!
Nato a Napoli, hai viaggiato un po' per poi emigrare a Berlino. Un cervello in fuga, insomma. Sei scrittore e blogger, ti destreggi con disinvoltura tra i social network e non disdegni telecamere e microfoni. Ma durante le giornate lavorative sei un chimico. Come si concilia tutto questo?
Non è tanto una questione di tempo, la mia giornata di 36 ore è piuttosto lunga.
È più una questione di testa.
Qualche tempo fa – parecchio tempo fa – ho scritto un articolo su Destinazione Cuore Stomaco e Cervello, il mio blog, in cui parlavo di “Bipensiero”. I miei due cervelli hanno sempre combattuto: quando scrivevo avevo difficoltà a essere chimico e quando ero chimico non riuscivo a scrivere. Ormai ho imparato a gestirli, i due cervelli.
Tornato dall’università, un po’ di sport, vado a bere qualcosa o magari faccio uno shampoo, e passo da chimica a scrittura senza grandi mal di testa. A volte, però, l’emicrania è inevitabile
Noi di CriticaLetteraria abbiamo recensito il tuo primo romanzo, Zagreb, definendolo un "esordio coraggioso". Qual è stato, se c'è, il motivo scatenante o l'episodio che ti ha spinto a raccontare la guerra in ex Jugoslavia?
Ci fu un’esecuzione sommaria da qualche parte in Sud America che mi rimase in testa per settimane. Non posso raccontarla perché è proprio quello che succede in un momento cruciale di Zagreb… Ora ne rimane solo una sensazione, non più un ricordo.
Ho cominciato a scrivere Zagreb a fine anni ’90 e in quel periodo si parlava ovunque di guerre in ex Jugoslavia. O almeno questo sembrava a me. Credo che solo recentemente ho compreso quanto quelle vicende mi abbiano toccato. Scriverne, forse, è stata una liberazione.
Ci sono altri progetti "under costruction"?
Ce ne sono tanti. Il cervello-creativo sta prendendo il sopravvento. Mettiamola così: sto scrivendo tante cose che hanno un inizio e una fine e una di queste, prima o poi, diventerà il secondo romanzo.
Si dice che un buon libro, prima o poi, trova la strada per essere pubblicato. Quanto è stato difficile questo percorso e quale pensi debba essere il giusto rapporto tra un autore e la sua casa editrice.
Ne sono convinto: un buon libro trova la sua strada, prima o poi.
Il percorso di Zagreb, però, è stato abbastanza semplice. Questo credo sia dovuto al fatto che Aìsara, la mia casa editrice, è molto attenta agli autori esordienti. In due parole le cose sono andate così: ho partecipato a un concorso per opere inedite e un consulente della casa editrice si è accorto di Zagreb e lo ha segnalato. Da lì a qualche mese ero già un autore Aìsara.
Non ho esperienza sufficiente per dire quale debba essere il giusto rapporto tra autore e casa editrice, e ho difficoltà a esprimermi ora che il mondo dell’editoria sta cambiando così velocemente. Posso dire, però, che le ragazze di Aìsara sono oneste, professionali e stimolanti. Sono per me come una seconda famiglia.
Immagina di avere di fronte a te un gruppo di giovani speranzosi con in mano il loro primo lavoro inedito. Quale consiglio ti sentiresti di dare loro?
L’unico consiglio che mi sento di dare è: scrivere, scrivere e continuare a scrivere. Non ne ho altri.
Ti abbiamo conosciuto ad un evento sul futuro dell'editoria digitale, Librinnovando e sappiamo che hai un buon rapporto con ePub e reader. Ma quello che ci interessa sapere è: che tipo di scrittore sei? Trovi l'ispirazione davanti allo schermo di un pc o hai ancora bisogno di carta e penna?
Berlino è una fonte continua di sensazioni, personaggi, vicende. Il mio taccuino, rigorosamente analogico, ne è pieno.
Però, quando scrivo una storia, il computer è la mia macchina da scrivere.
Di fronte ad un autore disinvolto e simpatico come te, non possiamo perdere l'occasione per metterti un po' in difficoltà. Quindi, come nella migliore tradizione, fatti una domanda e datti una risposta!
Domanda: In un momento storico in cui i conflitti internazionali hanno subito un’evidente mutazione, che alcuni esperti, forse troppo inclini al complottismo o troppo sedotti dalla cosiddetta controinformazione, tendono a inserire nella orwelliana definizione di “quarta guerra mondiale”, come si legge la sua opera Zagreb, esordio di frizzante incoscienza, nell’universo non più in espansione della narrativa italiana?
Riposta: eh?!
Questa ultima risposta ci è piaciuta particolarmente! Grazie ancora per la disponibilità e un "arrivederci" da parte di tutta la redazione!
Silvia Surano
La foto di Arturo è stata scattata da Anüz.