Editori in Ascolto
Quando è nata la vostra casa editrice
e con quali obiettivi?
Edizioni Anordest nasce nell’aprile
del 2009 e l’obiettivo è stato sin dal principio quello di imporre in breve il
marchio Anordest, renderci riconoscibili a livello nazionale attraverso dei titoli
che sapessero far parlare di sé. Considerando i numerosi servizi televisivi,
radiofonici e cartacei ricevuti dalle nostre pubblicazioni questo obiettivo è stato sicuramente raggiunto. Ora vogliamo
rinforzare la nostra presenza nel mercato e portare in Italia nuovi autori
famosi all’estero ma qui poco noti e puntare su nuovi talenti letterari
italiani.
Come è composta la vostra redazione?
Accettate curricula?
La redazione interna si avvale anche
di numerose collaborazioni esterne, accettiamo curricula in previsione di una crescita futura, ma
soprattutto cerchiamo idee e proposte di collaborazione.
Qual è stata la vostra prima collana?
E il primo autore?
Il primo autore è stato Marco
Trainito, con cui abbiamo pubblicato “Andrea Camilleri. Ritratto dello
scrittore”, un saggio in grado di proporre una chiave di lettura all’intera
opera dell’autore siciliano. Camilleri stesso ha giudicato il testo come
“il miglior libro mai scritto sulla mia opera”. La collana è quella di Saggistica. Tuttavia la prima collana con cui ci siamo imposti anche all’attenzione mediatica è stata Casi ControCorrente, con cui abbiamo voluto raccontare grandi casi italiani in modo nuovo e talvolta provocatorio.
“il miglior libro mai scritto sulla mia opera”. La collana è quella di Saggistica. Tuttavia la prima collana con cui ci siamo imposti anche all’attenzione mediatica è stata Casi ControCorrente, con cui abbiamo voluto raccontare grandi casi italiani in modo nuovo e talvolta provocatorio.
Se doveste descrivere in poche parole
il vostro lavoro editoriale, quali parole usereste?
Liquido, per dirla con Bauman.
A distanza di tre anni dalla fondazione
della vostra casa editrice, quali obiettivi ritenete di avere raggiunto e a
quali puntate?
Oltre alla conoscibilità del marchio
Anordest, come dicevo nostro iniziale obiettivo, abbiamo saputo aprire dibattiti importanti
con le nostre pubblicazioni. Penso ad esempio al libro “Gli occhi di miafiglia” di Vittoria Coppola. Il libro è stato giudicato dal concorso indetto
dal Tg1 miglior romanzo dell’anno, ricevendo 160.000 preferenze on line e
battendo tra gli altri grandi autori come Maraini, Buttafuoco, Marzano e Pansa. Ora siamo in classifica
nazionale tra i più venduti e molti sono incuriositi dal fenomeno Coppola. E’
un romanzo breve, una storia che è piaciuta soprattutto al pubblico femminile.
Ora se ne parla e se ne scrive non solo per il libro stesso, ma anche per il
fenomeno che rappresenta: una giovane scrittrice scelta dalla rete, non imposta
dai soliti gruppi editoriali. In Italia sono ancora pochi i casi di successo
“dal basso”.
Un libro che vi è rimasto nel cuore e
che continuerete a riproporre al vostro pubblico.
“Mia sorella Emanuela” di Pietro
Orlandi e Fabrizio Peronaci. Il libro ha riaperto il caso del rapimento di
Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma quasi trent’anni fa: quasi 80,000 firme sono
state raccolte per chiedere al Papa che faccia finalmente chiarezza sulla
questione, noti politici sono intervenuti nel dibattito e la magistratura ha
acquisito le importanti novità da noi pubblicate. In aprile usciremo infatti
con l’edizione tascabile e sempre più lettori potranno approfondire uno dei più
grandi e vergognosi misteri italiani. Speriamo di poter accompagnare finalmente
Pietro Orlandi verso la verità sul rapimento della sorella.
Come vi ponete nei confronti delle
nuove tecnologie?
Per ora diamo la disponibilità di
versioni digitali dei nostri libri cartacei, ma nell’online quello che si
osserva anche oltre i confini nazionali è la progressiva scomparsa dell’editore
tradizionale: i migliori editori online nel futuro probabilmente saranno
collettivi aggregati nella stessa pagina web, blog o sito che sia. Redazioni
leggere, fatte di lettori forti e di qualità. Anche se il prodotto libro
in digitale deve ancora mostrare tutte le sue potenzialità. Per ora non è
richiesta nessuna particolare professionalità, cosa che invece sarà necessaria
nel prossimo futuro, quando sarà più chiaro il significato di “pubblicazione
digitale”, con i connessi contenuti extra, iper e sovra testuali che
necessariamente dovrà comportare.
Cosa pensate delle mostre-mercato del
libro? Hanno accusato forti cambiamenti negli ultimi anni?
Per scelta non partecipiamo più a
questo genere di eventi se non con la proposta di autori e presentazioni. Sono
per noi molto più interessanti i Festival, dove proponiamo i nostri autori, o
le fiere internazionali dove siamo rappresentati. Abbiamo la fortuna di essere
distribuiti a livello nazionale da Messagerie, e quindi chiunque può richiedere
un nostro libro in una qualsiasi libreria d’Italia, oltre ovviamente ai siti
online. Negli ultimi anni oltre a un calo delle presenze c’è stato un mutamento
nell’atteggiamento dei frequentatori delle mostre-mercato: prima poteva essere
un modo per conoscere il catalogo di nuove case editrici, ora è molto più interessante
seguire gli eventi proposti. Il fiorire dei Festival conferma la tendenza.
Anche se siamo in attesa di vedere che cosa proporrà la nuova fiera di Milano,
speriamo in soluzioni nuove, non la riproposta di modelli già collaudati.
Come vi ponete nei confronti
dell’editoria a pagamento e del print-on-demand?
Credo che necessariamente questo
filone editoriale verrà rapidamente assorbito quasi completamente dall’online.
Il modello “Il mio libro” del gruppo Espresso è esemplare, o il prossimo intervento
di Amazon. Anche se probabilmente si andrà a identificare definitivamente nel vanity publishing.
Casi recenti, anche a livello internazionale, dimostrano che se si
scatena uno straordinario successo dalla rete, il grosso editore arriva, stacca
l’assegno e pubblica. Fenomeno molto più interessante quello dei grandi nomi
che abbandonano l’editore e creano un contatto diretto con il pubblico puntando
sulla propria visibilità. Anche se non è vero che qui l’editore viene
eliminato, come certi dicono, ma è la persona autore che diventa struttura
editrice, aiutandosi con correttori di bozze, editor, promotori. Solo che non
più “dipendenti” interni di una azienda, ma collaboratori momentanei.
Ritenete che il passaparola
informativo, tramite blog o siti d’opinione, possa influenzare il mercato
librario? E la critica tradizionale?
Sono convinto che il passaparola sia
fondamentale per la vendita di un libro: abbiamo avuto libri che nonostante la
visibilità anche televisiva sulle grandi reti nazionali o articoli di paginate
non sono riusciti a imporsi ai lettori. Al contrario “Gli occhi di mia figlia”
di Vittoria Coppola nasce proprio dal passaparola, dalla rete. La critica
tradizionale svolge un ruolo fondamentale per comprendere meglio una produzione
consolidata. Credo non sia più strumento utile per analizzare certi fenomeni
editoriali, dove forse ha più strumenti la sociologia, anziché la critica.
Pubblico: quali caratteristiche deve
avere il vostro lettore ideale?
Considerati gli ultimi dati, in
Italia è già abbastanza essere un lettore.
Un aspirante scrittore può proporvi i
propri manoscritti? Come deve fare? Sono graditi consigli!
Certamente accettiamo manoscritti, ma
ci affidiamo soprattutto ad agenzie letterarie o commissioniamo noi stessi
alcuni titoli.
Avete un sassolino nella scarpa o un
piccolo aneddoto da raccontarci circa la vostra casa editrice?
Più che un aneddoto un motto
universale: Se le cose vanno bene è grazie all’autore, se le cose vanno male è
per colpa dell’editore.
Qual è il vostro ultimo libro in
uscita? Lo consigliereste perché…
“Un filo di luce”, noir del
comandante del RIS di Messina Sergio Schiavone, in uscita il 22 marzo. Per
dirla con Picozzi , che ne ha firmato la prefazione, perché ha “una marcia in
più, di chi le cose le conosce, perché le ha viste.”
Volete preannunciarci qualche
obiettivo per il vostro futuro?
A breve
inaugureremo la collana “Célebres Inéditos”, diretta da Gordiano Lupi.
Porteremo in Italia dei grandi nomi noti a livello internazionale, ma qui mai
pubblicati prima. Inizieremo il 5 aprile con Carlos Alberto Montaner, scrittore cubano
tradotto in mezzo mondo, un anticastrista che vive a Madrid per fuggire a una
condanna ventennale nel suo paese. E’ un personaggio molto controverso. Il suo
libro "La moglie del colonnello", tra l'altro ambientato in gran
parte in Italia, è un romanzo che traccia anche un quadro politico della sua
Cuba, farà
discutere. Speriamo venga apprezzato
come merita.
E anche CriticaLetteraria se lo augura! Grazie mille per la disponibilità e buona fortuna!
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Intervista a cura di Gloria M. Ghioni
Per maggiori informazioni:
il sito della casa editrice - http://www.edizionianordest.com/