Un'ottima annata
- dal romanzo di P. Mayle al film di R. Scott -
Un film di Ridley Scott. Con Russel Crowe, Albert Finney, Marion Cotillard, Abbie Cornish, Didier Bourdon. Titolo originale A Good Year. durata 118 min. - USA 2006. -
Se sei un lettore, ma apprezzi anche il cinema, uno dei tuoi generi preferiti su pellicola sarà, quasi inevitabilmente, quello dei “film-tratti-da-libro”.
Proseguendo sul periodo ipotetico della realtà, se sei lettore, ami il cinema e guardi il soprannominato genere, dovrai sempre e comunque affermare: “Il film era carino, ma il libro è cento volte meglio”. Il che presuppone anche che tu, prima di vedere un film, abbia fatto l’obbligato pit-stop della lettura del romanzo che l'ha ispirato. Non si può fare altrimenti o si rischia la brutta figura del “pigro mentale” che preferisce le immagini marca Hollywood alla complessità delle parole.
Sono stata volutamente un po’ pungente, ma la verità è che nel 98% dei casi il libro piace molto più del film. Forse perché la carta stampata non ha i limiti di budget o effetti speciali, le emozioni possono essere raccontate con fiumi di parole che in video si perdono, o perché la pellicola sottrae qualcosa anche alla migliore delle trame. Chi ha visto l’ultimo Harry Potter sa sicuramente di cosa sto parlando.
Ho appena descritto la situazione del 98% dei casi. Proviamo ad esaminare il restante e striminzito 2%, quello di cui si parla a bassa voce: il caso in cui il film sia superiore al libro.
Oggi vi presento Un’ottima annata: il romanzo è opera dello scrittore inglese Peter Mayle, il film è stato interpretato da Russel Crowe sotto la splendida regia di Ridley Scott.
Visto che non è presente una recensione del romanzo lo riassumo in poche righe: Max Skinner, broker londinese, viene licenziato dal suo prestigioso lavoro ad opera del collega infinitamente più abile e senza scrupoli, Amis. Riceve in eredità il vecchio chateau provenzale dello zio Harry e, grazie al generoso aiuto di un amico, l’immobiliare Charlie, si trasferisce nel Luberon dove si adatta con straordinaria facilità ai ritmi di vita, alla cucina eccezionale e al cielo sempre turchese. Incontra la figlia illegittima dello zie, Christie, e sventa un traffico di vino della sua tenuta gestito dall’affascinante notaio Natalie Auzet. Si innamora della bellissima Fanny Chenal e rimane a vivere in Provenza soddisfatto del cambiamento della sua vita.
Ho trascritto minuziosamente la trama per permettere un immediato confronto con il film, che è sicuramente più conosciuto.
“Max volevi bene a tuo zio?”“Certo”“E da quanto non lo sentivi?”“Più o meno vent’anni”“Come mai?”“Non so Gemma, forse c'entra il fatto che sono diventato uno stronzo”.
Questo è il Max Skinner della pellicola. Un broker di successo, donnaiolo, amorale, affascinante che ama la sua vita esattamente così com’è e per il quale un’eredità in Francia è un fardello inutile da vendere il più presto e al miglior prezzo possibile.
Eppure, quando deve recarsi lì, ricorda le estati con lo zio
“E sono bei ricordi?”“No. Sono ricordi fantastici”.
Impara lentamente ad apprezzare il ritmo di vita provenzale, ha più dubbi sull’abbandonare la sua vita di uomo d’affari. E’ un personaggio molto più concreto, meno inconsistente che sulla carta dove tutti (o quasi) sono pervasi da un buonismo quasi eccessivo.
Fanny è l’altra grande sorpresa: semplice e avvenente ristoratrice nel romanzo, complessa, gelosa e possessiva nel film. La storia d’amore parte come una semplice avventura, lei non si fida più dell’amore, lui non vuole vivere in Provenza. Eppure si trasforma, matura e dà origine alla più bella dichiarazione d’amore che io abbia mai sentito:
Vorrei passare tutta la vita con una dea irrazionale e sospettosa, con un assaggio di gelosia furibonda per contorno e una bottiglia di vino che abbia il tuo sapore e un bicchiere che non sia mai vuoto.
Una fotografia eccezionale e una colonna sonora discreta e gradevole lo rendono un film godibilissimo, anche se, purtroppo, per i canoni hollywoodiani è stato un mezzo flop con un margine di guadagno estremamente risicato.
Spendo ancora due parole su Peter Mayle. L’ho scoperto solo dopo aver visto il film e a parte la “delusione” di questo romanzo, lo consiglio a tutti per le sue altre opere Un anno in Provenza e Toujour Provence, resoconti della sua vita nel Luberon: sono pagine colorate e vivaci, divertenti e che mettono l’acquolina in bocca.
Sono passata un paio di volte per il Luberon e ho sempre voluto andare dal tabaccaio del paese e chiedere dove vivesse lo scrittore inglese: peccato che mi sia sempre mancato il coraggio.
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