Durante l’ultima edizione di
#Librinnovando tra i vari interventi, tutti molto interessanti e di particolare
rilievo, abbiamo trovato un personaggio che ha certamente spiccato tra gli
altri e che ha colpito la nostra attenzione.
Chi era presente ha certamente
già capito che stiamo parlando di Marco Manicardi, editore della casa editrice Barabba.
Per chi invece non era
presente imparerà a conoscerlo dopo questa intervista.
Ciao Marco, innanzitutto grazie per l’intervista a Critica Letteraria. La prima domanda è d’obbligo: come mai questo nome, Barabba?
Era il lontano 2006, col mio socio Carlo Dulinizo abbiamo pensato:
Dài, facciamo una rivista letteraria di carta, da mettere nelle edicole
della zona di Carpi (siamo di Carpi, in provincia di Modena). Il mio
socio era stato folgorato da Pär Lagerkvist, che è uno scrittore che nel
1951 ha ricevuto il nobel per la letteratura con un libro che si
chiamava Barabba, e allora abbiam detto Chiamiamo la rivista Barabba. Ci
sembrava un bel nome, per una rivista letteraria. Così, una sera ci
siamo trovati, noi due insieme a qualche altro carpigiano, abbiamo
aperto un blog, l’abbiamo chiamato, appunto, Barabba e abbiamo fatto una
riunione per capire cosa scriverci dentro e come costruire la nostra
rivista. Poi Barabba, la rivista, per vari motivi che non sto qui a
elencare, non è mai uscita e abbiamo anche smesso di scrivere sul blog,
almeno fino alla fine del 2009 quando ci è venuta voglia di riaprirlo.
Durante #Librinnovando hai definito la tua casa editrice “inesistente”, cosa intendi con questa definizione?
Intendo proprio "inesistente". Non abbiamo ragione sociale, non
vendiamo niente, non guadagnamo niente, facciamo i libri gratis e le
diamo via gratis. In pratica non siamo una casa editrice, anche se
pubblichiamo lo stesso dei libri. C'è chi ci dà dei matti.
Ci racconti com’è iniziata l’avventura di Barabba e i motivi che ti hanno spinto a fondarla?
Verso la metà di febbraio del 2010 ci siamo incontrati, io e il mio
socio Carlo Dulinizo, e io gli ho chiesto: Be’, ma se facessimo un
ebook sulla Resistenza, visto che quest’anno a Carpi c’è l’anniversario
di Materiali Resistenti? Lui, il mio socio, mi ha detto Ok,
pensaci tu per le questioni dell’internet, io organizzo la serata di
presentazione. Va bene, gli ho risposto, proviamo a fare ebook
collettivo, in pdf, proviamo a coinvolgere le blogsfera. Lui mi ha detto
Va bene. Io gli ho detto Allora siam d’accordo. Lui mi ha detto Sì.
Così abbiamo pubblicato gratis in pdf, il 24 aprile del 2010, un ebook
collettivo sulla Resistenza dal titolo Schegge di Liberazione. È
andata così bene che verso la metà di maggio, sempre nel 2010, mi sono
incontrato ancora col mio socio Carlo Dulinizo e gli ho detto: Be', ma
se facessimo un ebook sulla Sfortuna, visto che quest'anno a Carpi –
adesso sembra che a Carpi succeda un po' tutto – c'è il decennale del
Festival di Filosofia e il tema è la Fortuna. Lui, il mio socio, mi ha
detto Ok, pensaci tu per le questioni dell'internet, io organizzo la
serata di presentazione. Va bene, gli ho risposto, allora siam
d'accordo. Lui mi ha detto Sì. Così abbiamo pubblicato gratis in pdf,
venerdì 17 settembre del 2010, un ebook collettivo sulla Sfiga dal
titolo Cronache di una sorte annunciata.
Poi sono esplosi gli ebook reader, gli iPad, i Kindle, i telefoni
che leggono i libri, allora abbiamo convertito in tutti i formati i
libri che avevamo pubblicato, e intanto ne pubblicavamo gratis degli
altri. La prima volta che ho scritto "Barabba Edizioni" dentro a un
ebook è stato per Pensieri in apnea, che è un libro sulla vita,
l'amore e la piscina scritto inconsapevolmente dal mio socio Carlo Dulinizo. Da lì abbiamo cominciato ad usare sempre quel nome per le
nostre pubblicazioni.
Tu, oltre a definire la tua casa editrice come
“inesistente”, la definisci anche come una casa editrice che «non vende
niente, non spende niente, non guadagna niente». Ritieni, dunque, che il
mondo dell’editoria si debba basare sul mero volontariato e sulla
passione? E che chi pensa di voler lavorare nell’editoria ritieni che
culli soltanto un’illusione?
No, passione e "volontariato" (che per me è sempre stata una parola
bruttissima) sono il modo in cui lavoriamo noi, con tutte le
imprecisioni e le incompetenze del caso. C'è anche da dire che dei
lavori veri, noi barabbisti, ce li abbiamo quasi tutti, e sono lavori di
quelli che ti chiudono in un ufficio otto ore al giorno, una
cinquantina di settimane l'anno, tutti gli anni. Barabba, Barabba
Edizioni, le barabbate, i reading e tutto il resto ci servono davvero
per mantenere il cervello in bolla, come si dice dalle nostre parti.
L'editoria "esistente" è un'altra cosa e certo dovrà un po' reinventarsi
per affrontare le varie crisi che l'attanagliano (la crisi dei lettori,
la crisi della carta, la crisi economica, la Grecia). Ma sono argomenti
di cui non so quasi niente.
La vostra casa editrice pubblica libri self-publishing.
Pensi che essi abbiano la stessa dignità di un libro con il filtro della
redazione di una casa editrice?
Anche questo è un argomento di cui sappiamo poco. Prima di tutto
siamo lettori e da lettori giudichiamo un libro alla volta. A meno di
casi particolari (per esempio, io sono molto affezionato alla :duepunti
perché secondo me pubblica dei libri magnifici, a partire da quel
capolavoro che si chiama Europeana) la casa editrice, per un
lettore, è una cosa che si nota in quarta di copertina o nella
suddivisione degli scaffali delle librerie. Poi il lavoro editoriale del
quartario, come lo chiamava Bianciardi, è importante e non sto qui a
dire le cose banali e trite e ritrite che si dicono sempre. Però, ecco,
il libro si giudica per la sostanza e ci sono ottimi libri
autopubblicati (l'ultimo che ho letto e che mi è piaciuto molto è stato
quello di Guia Soncini, Come salvarsi il girovita) come ce ne sono di ottimi pubblicati
dalle case editrici (a me piacciono molto quasi tutti i libri di
:duepunti, come ho già detto, e di Sugaman e, insomma, quando seguo una
casa editrice è perché ne percepisco il valore aggiunto della redazione
sulla scelta delle pubblicazioni e delle volte - poche - il lavoro anche
artigianale, tipo i libri pubblicati in cacca di elefante
della :duepunti, che non mi hanno dato dei soldi per citarli sempre, è
che sono proprio bravi). Potevo rispondere anche solo: non lo so.
Che cosa consiglieresti a chi volesse pubblicare per voi?
Per chi sentisse parlare per la prima volta di Barabba, quale libro suggeriresti per iniziare a conoscervi?
Un’ultima domanda: avete qualche prossima uscita di cui ci vuoi parlare?
Grazie per la tua gentilezza e in bocca al lupo per la vostra avventura.
Grazie a te e a Critica Letteraria. In bocca al lupo anche a voi.
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Intervista a cura di Rodolfo Monacelli
Di non pubblicare un libro per noi, perché non glielo pubblichiamo.
Con Barabba Edizioni pubblichiamo ebook collettivi che scegliamo di
fare noi, con gli argomenti che ci saltano in mente (tipo la Resistenza,
la Sfiga, le cicatrici, come abbiamo fatto finora) o ebook personali di
barabbisti, che sono quella decina di matti che scrivono sul
blog Barabba. Poi ci sarebbe Barabba Elettrolibri, che è una collana
editoriale che oltre a non esistere non pubblica niente: in pratica, se
uno scrittore che ci piace (tipo Gianni Solla o Azael, per fare due
nomi) pubblica per i fatti suoi e gratis in pdf dei romanzi o dei
racconti, noi lo contattiamo e gli chiediamo, ancor prima di leggerli,
se possiamo convertirglieli in epub e mobi e renderli disponibili,
perché noi leggere i libri in pdf è una cosa che facciamo fatica. Però,
ecco, lo scrittore di solito, in questi casi, lo conosciamo già e lo
contattiamo noi.
Per chi sentisse parlare per la prima volta di Barabba, quale libro suggeriresti per iniziare a conoscervi?
Forse i quattro volumi collettivi di Schegge di Liberazione
(quello del 2010, quello del 2011, quello che si chiama Outtakes e
quello che si chiama Bonus Tracks), che sono poi i libri che ci han
fatto girare l'Italia e un po' d'Europa coi nostri reading musicati. Son
due anni che non ci fermiamo mai, siamo in tour permanente. Poi ai
lettori, ci han detto, è piaciuto molto Cicatrici, un libro
sulle cicatrici, appunto, con dentro oltre cento racconti che ci sono
arrivati (un'altra delle cose che facciamo, di solito, con gli ebook
collettivi, è essere iperdemocratici e, corretti i refusi che
troviamo, pubblicare tutto quello che ci arriva, e Cicatrici, in questo senso, è il volume più grosso che abbiamo pubblicato).
Un’ultima domanda: avete qualche prossima uscita di cui ci vuoi parlare?
Ci stiamo ragionando. Forse un ebook collettivo sulla fantascienza. Però è ancora un'idea vaga. Di solito improvvisiamo.
Grazie per la tua gentilezza e in bocca al lupo per la vostra avventura.
Grazie a te e a Critica Letteraria. In bocca al lupo anche a voi.
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Intervista a cura di Rodolfo Monacelli