www.samueleeditore.it |
Approfittiamo
dell'occasione per intervistare Alessandro Canzian in
anteprima e parlare un po' della sua editrice e del mondo della
poesia contemporanea.
Samuele
Editore nasce nel 2008 in territorio pordenonese. Il
logo riprende il glorioso marchio storico della
Tipografia di Alvisopoli fondata nel 1810 da Nicolò Bettoni per
onorare Alvise Mocenigo (da cui la denominazione di Alvisopoli)
proprietario di un importante podere (il Molinat) in quel territorio.
La Tipografia pubblicò fra l'altro Le Api panacridi di Alvisopoli
di Vincenzo Monti, in lode al neonato figlio di Napoleone. L'attività
della Tipografia, che aveva per logo un'ape cerchiata da un tondo con
il motto Utile Dulci, operò in quella località fino al 1812
per poi trasferirsi a Venezia e riprendere l'attività dal 1814 al
1852, anno in cui cessò le sue pubblicazioni.
Con
l'obiettivo di fare arte con l'arte Samuele Editore si propone una
scelta di titoli dallo spessore storico-letterario importante,
intendendo la scrittura come un'esperienza intellettuale ed
esistenziale che insegna, tramanda, attraverso la ricchezza della
parola la ricchezza della vita.
Da
questo la poesia manifesto scelta a presentazione dell'editore:
«D'accordo, non vale niente. / È meno del fumo, / assai meno del vino. / Ma uno non può morire / senza un briciolo di poesia: / è come pulire un vetro / e vedi cose sapute, / ora più esatte e nuove.» (P. Marasi, 1932 – 1986)
Come nasce l'idea di fondare Samuele Editore?
AC:
Per quanto possa sembrare banale dopo 4 anni che la ripetiamo (io e i
miei collaboratori), la motivazione è questa: appena ho saputo che
da lì a nove mesi (circa) sarebbe nato mio figlio (Samuele), ho
deciso di avviare un'attività editoriale nell'ambito a me più
consono: la poesia. Già da anni mi interessavo di poesia locale (del
pordenonese) e il materiale per creare una collana c'era ed era molto
(quello che poi sarebbe diventato la collana I
Poeti di Pordenone, Poesia del Novecento
a cura di Ludovica Cantarutti). Poi quando abbiamo saputo il sesso
del nascituro ho deciso (io, un po' tiranno nella cosa) il nome del
bambino e di conseguenza della Casa Editrice: Samuele. Così ho
iniziato un'attività che riportava il medesimo amore di un padre per
il figlio dentro l'arte poetica, ed editoriale. Poi, nel tempo, si
sono avvicinate le altre indispensabili figure che compongono la
Samuele Editore di oggi.
Samuele Editore, alcune copertine www.samueleeditore.it |
AC:
Le motivazioni sono molte e variegate nel tempo. Ogni periodo ha una
sua motivazione sia per il degrado sia per la rinascita. È vero però
che attorno al 2000 abbiamo visto un cambiamento non solo culturale
dell'editoria di poesia, ma anche tecnologico. Con l'avvento della
tipografia digitale abbiamo visto un aumentare delle pubblicazioni di
poesia vertiginoso. Chiunque scrivesse due cose messe in due righe
poteva pubblicare a basso costo, per lui e per l'Editore. Questo ha
portato a un inflazione del mercato con conseguente perdita di
sfiducia dei fruitori che hanno visto milioni di titoli acquistabili
e milioni di titoli di scarsissima qualità (non ultimo l'immenso
contenitore di internet). Un libro di poesia era solamente un libro
fra i tanti, di basso livello. È stata quindi una perdita di fiducia
che oggi vede un po' un'inversione di tendenza – avendo gli Editori
(non tutti) capito che bisogna puntare sulla qualità più che sulla
quantità per emergere. A lato di questo, ma andando sempre più
indietro nel tempo, bisogna in qualche modo denunciare una struttura
scolastica che da sempre (a parte qualche insegnante illuminato)
allontana gli studenti dalla poesia, lasciandoli da soli nel rapporto
con il verso (che ricordo: è parte della storia dell'uomo,
dall'Iliade , ma non solo, ad oggi). Molto purtroppo ha significato
anche la crisi della critica e della stessa poesia che nella seconda
metà del novecento ha visto un pluralismo e uno sperimentalismo che
hanno allontanato il fruitore dall'autore (non per nulla oggi
proliferano gli eventi e le performance degli autori che così
tentano di riavvicinarsi al lettore dal vivo). Ma, analisi a parte, è
sempre bene ricordare che la poesia non vende a prescindere, e si
legge con grandissima difficoltà. Questo perché la poesia è
materiale che fa pensare, e non sempre le persone amano pensare.
Vorrei
parlare di un recente articolo di Carlo Carabba dal titolo Meno
Sanguineti più Szymborska: liberiamo la poesia (la
Lettura, n.17, domenica 11 marzo 2012, qui il testo completo).
Carabba denuncia l'autoreferenzialità della poesia contemporanea, e
scrive: «[...] La poesia contemporanea aveva abituato il lettore a
una perplessità annoiata, cui seguivano scuse infastidite: “Mi
dispiace, io la poesia proprio non la capisco”. A un’obiezione
del genere Edoardo Sanguineti, sprezzante come suo costume, replicò:
“Non mi capiscono? Che studino!”. Bene. Studiare cosa?
Verosimilmente dei saggi firmati da esperti che mostrino e dimostrino
che Sanguineti è il massimo fra i poeti. Così, secondo la critica
post-avanguardista, eliminato il giudizio di gusto mi piace/non mi
piace, la possibilità di valutare una poesia segue il possesso di
regole rigide e inconfutabili, di competenze iniziatiche, criteri
pseudoscientifici e autoreferenziali». Gradirei un tu commento.
AC:
Il “dover studiare” per comprendere una poesia è cosa che mi
lascia un poco perplesso. Ma è una questione personale che spiegherò
a breve. Devo innanzitutto riconoscere a Sanguineti un'importanza
fondamentale nella cultura italiana. Però il termine “Poesia” ha
veramente molti significati e molte connotazioni. La “Poesia” di
Sanguineti sicuramente per essere compresa ha bisogno di uno studio
importante dietro. Così come lo era, con le debite distanze, la
poesia di Dante. Se mi viene in mente la Merini, invece, ci troviamo
di fronte a una poesia più immediata, di ben più facile impatto e
presa (pur non sempre). Però non diciamo che la poesia della Merini
è meno poesia di quella di Sanguineti. Semplicemente sono due cose
differenti, che richiedono lettori differenti e che cercano settori
differenti nella cultura italiana. Certo oggi la Szymborska, che pure
amo, dopo l'uscita nel Corriere della Sera è diventata un fenomeno
di costume. Si legge facilmente, è straniera per cui fa ancora più
simpatia, ed è comprensibile a tutti. Con questo però non direi
“meno Sanguineti più Szymborska”. Hanno semplicemente fini e
fruitori differenti.
Tornando
all'opinione personale, che è quella che muove sostanzialmente la
scelta della casa editrice, sono fermamente convinto che una
possibile grande poesia sia quella che vive contemporaneamente di
differenti livelli. Un primo livello, che alla lettura sappia
risultare gradevole e armonico, di semplice comprensione. Un secondo,
che a una lettura più attenta sappia far scoprire nuove cose e
particolarità. Un ultimo livello, che a uno sguardo critico sappia
testimoniare un'impostazione architettonica della poesia precisa e
puntuale, che sia di per se stessa messaggio.
Recentemente
per Ladolfi Editore è uscita un'antologia dal titolo La
generazione entrante. Poeti nati negli anni Ottanta
(a cura di Matteo Fantuzzi). Dal titolo si evince chiaramente
l'ambizione del progetto antologico. Ma l'arbitrarietà con cui sono
stati scelti i poeti antologizzati ha spiazzato il mondo della poesia
contemporanea. I rapporti amicali e di convenienza sorpassano di gran
lunga qualsiasi progettualità o tentativo di una valutazione di
merito.
Nel
catalogo di Samuele Editore ci sono alcuni bravissimi poeti degli
anni ottanta, fra cui ricordo Guido Cupani (1981), Nicola Riva
(1980), Federico Rossignoli (1986).
Cosa
ti senti di commentare di fronte a progetti “generazionali” come
questo?
AC:
Conosco personalmente Matteo Fantuzzi e qualche autore inserito nel
volume del (direi molto bravo) Ladolfi Editore (sto pensando a
un'autrice in particolare: Giulia Rusconi). Certo è da ricordare
sempre che un'antologia ha delle difficoltà intrinseche di non poco
conto. I poeti sono tanti e non sempre di facile individuazione e
collocazione. Non parlerei tanto di amicizie (che pure non me la
sento di negare a priori), quanto di difficoltà oggettive
nell'approcciarsi a un lavoro del genere che per concetto non è mai
esaustivo. L'altro versante, l'altra “possibilità”, è stata
“Parola Plurale” con quella marea di autori (libro che pure è
stato criticatissimo). Fantuzzi ha fatto una sua scelta, altri
avrebbero fatto altre scelte. Ma direi che il tutto rientra in un
comprensibile lavoro antologico. In queste cose poi, è innegabile,
le critiche non mancano mai, e sono sempre molto semplici da fare.
Alessandro Canzian |
Alessandro,
tu non sei solo un editore, ma anche un poeta. In che termini,
secondo te, l'essere un poeta influenza il tuo lavoro editoriale?
Come ti poni di fronte alla diversità degli altri autori?
AC:
Bé, qui devo fare necessariamente il paragone con il traduttore. Una
persona per tradurre un poeta deve essere un po' poeta. Un Editore di
poesia per scegliere poesie deve essere un po' poeta. Ma anche il
termine “poeta” è una parola grossa. Sarà il tempo a dire chi è
poeta (io stesso rinnego questa definizione e non la concedo ai miei
autori). È comunque parte del lavoro e della professionalità di un
editore distinguere la poesia “che piace” dalla poesia “che
vale”. Personalmente ho pubblicato poesie sulle quali ero in
disaccordo, ma delle quali riconoscevo il valore. Per cui non direi
che lo scrivere poesie crei una tendenza o una preferenza, anzi. E,
in fondo, anche quando si legge si compie la medesima azione. Può
non piacere un autore, pur riconoscendone il valore (a me capita con
D'Annunzio, parte di Sereni, parte di Pasolini, Sanguineti stesso).
Dopo
l'esperienza del postmodernismo la Parola che ruolo può ancora
avere? Può ancora essere una potenza ordinatrice?
Può ancora mettere in ordine il Caos di Babele? O siamo destinati a
un crollo inevitabile?
«C’erano
troppi vecchi e troppi giovani / afoni per esasperate voci / o più
probabilmente perché vuota/ è ormai la parola, spenta, esaurita»
– scrive così Giorgio Bàrberi Squarotti nel suo L'azzurro
della speranza (Samuele
Editore 2012).
Gradirei
un tuo commento.
AC: La “Parola”
ha da sempre e sempre avrà un significato enorme e composito nella
vita dell'uomo. Può avere “potenza ordinatrice” quanto
“disordinatrice”. Può essere “equilibrio” quanto
“disequilibrio”. Può essere (lo abbiamo visto) “significato”
quanto “significante”. Personalmente credo che l'unica cosa che
la “Parola” non sarà mai sarà appunto il “non essere
qualcosa”. Non potrà crollare perché non è nelle sue
potenzialità (ricordo che uno dei momenti più “drammatici”
della caduta della “Parola” è la “guerra”, per definizione
una realtà sempre temporanea per quanto breve o duratura che sia).
Anche il dichiarare il suo esaurimento in realtà non fa altro che
darle nuova linfa. Questo perché la “Parola” è “comunicazione”,
e la comunicazione è la base delle relazioni umane, realtà
oggettivamente non terminabile se non con l'estinzione dell'uomo
stesso.
Pur evitando
discorsi prettamente religiosi non posso non ricordare che Dio
stesso, nel cristianesimo, è Verbo, Parola, Logos. David Maria
Turoldo diceva che «sarà anche la poesia a salvare l'uomo».
Squarotti d'altro canto, nel libro che tu stesso hai citato, dice
anche «ma quale musica è? Una canzone / antica? Un inno nuovo
dell'amore / è? o il vento col suono che si perde? / e i tempi:
allegro adagio la speranza / l'addio? Oh, non ho udito mai nulla /
più perfetto di quella luce vera».
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Alessandro
Canzian
Alessandro
Canzian (1977), vive e lavora a Maniago (Pn). Collabora a varie
riviste e blog.
Nell’ottobre
2008 ha fondato la Samuele Editore. Ha pubblicato Christabel
(Ed. Del Leone, Spinea
2001), La sera, la serra
(Mazzoli 2004),
Canzoniere inutile
(Samuele Ed., Fanna
2010, prefazione di Elio Pecora), Cronaca
d’una solitudine (Samuele
Ed. 2011, quaderno bifronte con Federico Rossignoli), Luceafarul
(Samuele Ed. 2012,
prefazione di Sonia Gentili) e il saggio su Claudia Ruggeri Oppure
mi sarei fatta altissima (Terra
d’ulivi 2007, presentato a Lecce insieme a Michelagelo Zizzi). Con
la stessa editrice e nello stesso anno del saggio ha pubblicato
Distanze,
una collaborazione fotopoetica con Elio Scarciglia. Ha partecipato a
varie rassegne letterarie quali “Donne che dovresti conoscere” a
Lecce nel 2007 con Mario Desiati, “Poetica” a Pisa nel 2008 con
Alessandro Agostinelli, “Pianeta Poesia” a Firenze nel 2009 con
Rosaria Lo Russo, “Pordenonelegge” nel 2010, e la “Festa di
Poesia” a Pordenone nel 2010 come co-organizzatore e nel 2011 come
autore. A settembre 2009 ha curato la manifestazione “Poesia e
ispirazione, perchè si
scrive”
all’interno dei festeggiamenti per l’equinozio dell’associazione
culturale Vele Libere ad Azzano X (Pn). Nel novembre 2011-gennaio
2012 ha organizzato insieme al Comune di Maniago e alla Biblioteca
Civica di Maniago il festival letterario “La Fila”.Dal 2011 si
occupa anche dimostre di pittura nel pordenonese.
Samuele
Editore
Samuele
Editore nasce nell'ottobre 2008 a Fanna (Pn), dove tutt'ora ha sede.
Esordisce con una collana di Poesia Pordenonese
I Poeti di Pordenone, Poesia del Novecento
in lingua italiana contenente i maggiori poeti di Pordenone lungo
l'arco 1900 - 2000. In questa collana, attualmente arrivata alla nona
pubblicazione, prefazioni di Giorgio Bàrberi Squarotti, Marina
Giovannelli, Carmen Lasorella, e una presentazione a Milano a cura di
Maurizio Cucchi e a Padova a cura di Silvio Ramat. Nel luglio 2009
nasce la collana Scilla di Poesia Contemporanea, con prefazioni di
Gianmario Villalta, Paolo Ruffilli, Maurizio Cucchi, Elio Pecora,
Maria Luisa Spaziani, e partecipazioni poetiche (tra gli altri) di
Maria Grazia Calandrone e Gabriela Fantato. I volumi di questa
collana sono stati presentati (tra le altre città) a Milano, Torino,
Trento, Roma, Napoli, Udine, Verona, Vicenza, Potenza, Trieste,
Lecco, Pordenone, in varie occasioni e manifestazioni (ad esempio
alla Casa della Poesia di Milano e a Pordenonelegge) Del 2011 la
fondazione del Premio Letterario Mario
Momi dedicato alla
figura del poeta pordenonese Mario Momi. Nel dicembre 2011 il primo
volume in prosa Piccoli
Principi, il mondo visto dai bambini,
una raccolta di frasi di bambini dai 3 ai 6 anni, a cui fa seguito
Lettere - a Te, una
raccolta di lettere d'amore, d'affetti, d'amicizia. A marzo 2012
nasce la Collana Scilla I
Maestri con un volume di
Giorgio Bàrberi Squarotti L'azzurro
della speranza. Di
particolare importanza i Fuori Collana con versi di Paolo Ruffilli,
Maurizio Cucchi, Vivian Lamarque, Umberto Piersanti, Paola Loreto,
Elio Pecora, Silvio Ramat e Maria Luisa Spaziani. L'ultimo edito dei
Fuori collana è il Luceafarul
di Alessandro Canzian (2012, prefazione di Sonia Gentili).