#LibrInnovando: dal self-publishing a una riflessione onesta sull'editoria
di Rodolfo Monacelli
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Era la mia prima volta a #LibrInnovando. Purtroppo non mi è stato possibile seguire tutta la manifestazione ma ne ho, in ogni caso, tratto giovamento e orgoglio sentendomi, anche se per un tempo limitato, parte di qualcosa di più grande.
Vorrei affrontare qui la parte che più mi ha stimolato ad una riflessione: quella relativa al self-publishing in cui sono intervenuti:
- Andrea Libero Carbone (Duepunti edizioni)
- Edoardo Brugnatelli (Mondadori)
- Sergio Covelli (scrittore self-publishing)
- Marco Manicardi (Barabba edizioni)
Dal dibattito e dagli interventi scaturiti è emersa, come è naturale che sia, una diversa prospettiva tra gli autori da una parte e gli editori dall'altra. Si è, insomma, rinnovata l'eterna diatriba su chi e cosa decide cosa leggere. Se il self-publishing rischi di essere mera anarchia in cui chiunque possa pubblicare qualunque cosa, oppure se sia libera creatività sottratta alle logiche e alle storture del mercato editoriale.
Dal dibattito e dagli interventi scaturiti è emersa, come è naturale che sia, una diversa prospettiva tra gli autori da una parte e gli editori dall'altra. Si è, insomma, rinnovata l'eterna diatriba su chi e cosa decide cosa leggere. Se il self-publishing rischi di essere mera anarchia in cui chiunque possa pubblicare qualunque cosa, oppure se sia libera creatività sottratta alle logiche e alle storture del mercato editoriale.
Chi scrive ritiene che il self-publishing (che non va demonizzato ma neanche esaltato fuori misura) sia un falso problema, la naturale conseguenza di un mercato malato. Un mercato in cui il problema è l'eccesso di scrittori in rapporto a una percentuale bassa, troppo bassa di lettori. Non basta autoconsolarsi affermando che "purtroppo l'Italia è un paese di pochi lettori". Bisognerebbe inizare a porsi e, conseguentemente, iniziare ad affrontare il problema della qualità editoriale di questo Paese. Le motivazioni per cui, solo per fare un esempio, L'interprete dei malanni di Jhumpa Lahiri, Premio Pulitzer nel 2000, venga pubblicato da Marcos Y Marcos e non da Einaudi o da Rizzoli. Un problema che negli ultimi anni sta investendo anche le cosiddette case editrici di "progetto", con prodotti sempre più commerciali e di scarsa qualità, che investono la maggior parte delle loro risorse nel Marketing. Una soluzione a questo problema potrebbe essere quello che è stato definito della "decrescita editoriale" di cui si è parlato qui, qui e anche qui (e a breve anche su Critica Letteraria).
Voglio concludere il mio intervento con un ringraziamento a Silvia Surano, Isabella Corrado e, in particolare, a Gloria Ghioni e Laura Ingallinella per aver creato CriticaLetteraria che sta diventando qualcosa di diverso che non un semplice blog, un semplice spazio virtuale in cui si parla di libri e in cui si incontrano appassionati di letteratura, ma una vera e propria comunità letteraria e culturale composta da amicizia e valori comuni: in cui ci si può riconoscere al primo sguardo, anche senza essersi mai visti prima.
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