Non esiste un solo Salone Internazionale del Libro di Torino. È vero, sfogliamo tutti un unico, curatissimo programma; vaghiamo tutti per gli stessi padiglioni. Ma l’esperienza del Salone è unica: unica per ogni visitatore, relatore o giornalista che si aggiri per stand, presentazioni, eventi. Credo che esista un Salone diverso per ogni biglietto e per ogni pass. Allora posso provare a raccontarvi il mio Salone del Libro 2012, sicura che non sarà che un frammento della ricchezza multiforme che ha animato il Lingotto Fiere dal 10 al 14 maggio. È stato come indossare tanti occhiali diversi. Ognuno mi ha offerto una prospettiva differente: ve le racconto un po’, e chissà che non vi ritroviate in una di esse.
Vincitrice di un premio. Ma non è finita qui: ho anche sperimentato cosa vuol dire essere chiamati a parlare di un proprio scritto (ebbene sì, scrivo anch’io, sebbene di rado e con piglio piuttosto inattuale). Quest’anno infatti ho vinto la prima edizione di Lingue in scena! Io scrivo per te, concorso di scrittura teatrale riservato a giovani di lingua italiana, francese e tedesca patrocinato proprio dal Salone e dal Comune di Torino. Il mio atto unico s’intitola Sostiene Malik… e come potete immaginare è una riscrittura - siriana, e “blogosferica” - di Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi (qui potete leggere il mio testo, e qui una recensione al romanzo). La premiazione è stata emozionante, soprattutto perché sono stata invitata a leggere il mio testo e commentare la messa in scena che la sera prima i ragazzi del progetto Lingue in scena avevano allestito presso il Teatro Astra. Il Salone è anche questo: promozione della creatività dei giovani. Prevalentemente al Bookstock Village, una splendida isola di proposte e colori.
“Mignolo” di Ledita. Durante il Salone a Torino ha praticamente regnato un’afa a dir poco estiva, ma tra loghi e locandine nessuno ha dimenticato che siamo in primavera, e dirò di più: una Primavera Digitale. L’effetto è stato incredibile, come se un pezzo di web 2.0 si fosse materializzato in una sezione del padiglione 2: i visitatori hanno passeggiato fra gli stand di Ibs.it e Bol.it, hanno ritirato e-book in omaggio da BookRepublic; migliaia di polpastrelli curiosi hanno sfogliato e-reader di ultima generazione e di tutte le marche, dal kindle alle ultime proposte Nokia, Samsung e Treksor. Insomma, uno spazio irresistibile per i nuovi adepti del digitale, e golosissimo per i geek che hanno potuto godersi nella sala “Book to the Future” interventi no-stop sui temi più diversi, dall’editoria digitale al social advertising e alla web-democracy (per non parlare degli incontri all'IBF, adiacente al Salone).
Sono stata anch’io al Book to the Future per la presentazione del progetto Ledita: in qualità di “mignolo”, perché (per ora) sono la più giovane del gruppo, insieme ad altri collaboratori del progetto - Marco Giacomello, Arturo Robertazzi, Marta Traverso, Noemi Cuffia e Marta Manfioletti, tutti sotto la supervisione di eFFe, disinvolto affabulatore in quest'incontro. Tanta carne al fuoco per un progetto che si svela ricco di risorse: prima fra tutte la competenza, qualità che noi di CriticaLetteraria conosciamo molto bene, perno di un vero e proprio albero di valori che preannuncia interessantissimi frutti. Di che tipo? Collaborazioni, ricerche sul mondo del digitale e incursioni sul dinamico rapporto tra rete e realtà. Insomma, il calembour "anatomico" è d'obbligo: tenete d'occhio Ledita!
Visitatrice. E poi c’è la parte più caotica del salone, quella delle lunghe file per le presentazioni. Tantissimi incontri in programma: da Michela Murgia a Melania Mazzucco, da Alessandro Baricco a Elizabeth Strout… impossibile tenere il conto e seguire tutto, ci si organizza come si può studiando il programma e sospirando per ogni evento a cui dobbiamo rinunciare.
E ancora gli stand: difficile non restare travolti dalla folla e dalla quantità di libri. I miei vagabondaggi sono stati fitti di incontri o semplici incroci di sguardi, tra borse stracolme e volantini-volanti da una mano all’altra. Il popolo dei lettori è affascinante: in mezzo ai più indolenti può capitarti di vedere una ragazza che, appena uscita dallo stand, non riesce a trattenersi e comincia a sfogliare avidamente il suo ultimo acquisto; o un uomo distinto che, in metropolitana, direzione Fermi, estrae dal suo pastrano un libriccino di Etica e finanza e prima di aprirlo accarezza la copertina. O un ragazzo, che dice spavaldo a una sua amica: «No, io a Mondadori non ci entro, alla Mondadori ci posso andare quando mi pare, oggi invece voglio vedere editori nuovi». Difficile vedere cose come queste senza pensare che, al di là dei nudi dati statistici, un vero “lettore forte” si riconosce proprio da questo.
Lettrice. E mi piace concludere questo intervento à la Calvino: Torino ce l’aveva nel sangue, ed è forse l’autore più appropriato per pensare all’esperienza multiletteraria del Salone del Libro. O a quel momento, in particolare, in cui allunghi lo sguardo verso uno stand e scopri, tra le pile intonse di libri, un testo che desideravi da anni. Difficile non sentirti un personaggio calviniano, nel momento in cui afferri la copia che sarà tua e ti ritrovi col cuore in gola. Il Salone, dopotutto, è una festa con un vero, grande protagonista: il piacere di leggere. Che non conosce crisi.
Laura Ingallinella
Laura Ingallinella
(Per dovere di cronaca, il libro era: Poesie di Giorgio Manganelli, Crocetti 2006)
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