Ho dedicato la maggior parte della mia vita ai libri degli altri.
Italo Calvino
Il Circolo dei Lettori (Torino) |
Marchetti, Salis, Carlotto, Geda, Castelnuovo, Barilli, Vasta |
L’incontro inizia appena la
platea si disciplina, intorno alle 17.45, e tutti prendono posto: nel pubblico
c’è una giocosa confusione, con gli 8 finalisti scortati dal corteo di affetti
che coprono le classiche grandi occasioni. E l’occasione, oltre che grande, è
però anche prestigiosa, e l’iniziale intervento di Ernesto Ferrero, che ricorda
la consonanza di compleanni tra Venticinquesimo Premio Calvino e
Venticinquesimo Salone del Libro, non fa che lucidare ulteriormente la serata. Il
padrone di casa, ossia il Presidente dell’«Associazione per il Premio Italo
Calvino», Enrico Castelnuovo, prende appena dopo la parola e l’ansia dei
finalisti non può che crescere: gareggiano per un “qualcosa” che ha oramai
un’importante parte nella storia dell’editoria italiana, e nomi come Norberto
Bobbio e Natalia Ginzburg, letti nell’opuscolo o sentiti pronunciare, provocano
ai più qualche sommovimento ematico sia di addizione (rossore) che di sottrazione
(pallore). Castelnuovo diverte l’auditorio rievocando gli ironici Fruttero
& Lucentini, relativamente alla prima edizione (1987) del Premio, non
assegnata per latitanza di qualità.
La nostalgia romantica idealista
soccombe però, come sempre e giustamente (e umanamente, aggiungo io), a un
empirico hic et nunc: cominciano a aggirarsi prepotenti i nomi degli editori,
quelle entità che ogni aspirante scrittore insulta almeno qualche decina di
volte, ree di non interessarsi al vero talento, di pubblicare solo i cugini
degli editor e i conduttori televisivi, di essere terribilmente incompetenti (hanno
ignorato Proust!) e assoggettati al “commerciale” (pubblicano Fabio Volo!). Al
«Calvino», però i ruoli si capovolgono: non più il malinconico manoscrittaro corre
loro dietro, ma il contrario: lo sanno tutti. E allora appena si scorre
nell’opuscolo l’elenco degli editori che hanno attinto dal premio, i brividi
per un sogno ormai a portata di mano vengono davvero: grossi come Baldini
Castoldi Dalai, Einaudi, Guanda, Bollati Boringhieri, Marsilio, Mursia,
Frassinelli; medio-piccoli e di qualità come Il Maestrale, Marcos y Marcos,
Avagliano, Nutrimenti, Elliot… e altri. E certo non ci si rilassa neanche
scorrendo gli scrittori “lanciati”: Paola Mastrocola, Marcello Fois, Flavio
Soriga, Maria Pia Veladiano, giusto per fare solo qualche nome oramai
importante: autori “arrivati”, che oggi combattono per l’altro premio.
Giorgio, indeciso tra la carriera da scrittore e quella da editor |
Simona Baldelli, Evelina e le fate
Marco Campogiani, Smalltown boy
Riccardo Gazzaniga, A viso coperto
Simone Giorgi, Il peggio è passato
Eugenio Giudici, Piccole storie
Paolo Marino, La casa di Edo
Michela Monferrini, Gennaio come
Fabrizio Pasanisi, Lo stile del giorno
Ogni finalista, adiuvato dagli
occhi aguzzi del corteo, getta sguardi tra il pubblico: ci sarà l’editor di Baldini
Castoldi Dalai? E Sperling & Kupfer? Frassinelli? Una ragazza delicata con
un serafico bimbino in braccio: sarà l’editor di Einaudi alla ricerca di nuovi
talenti? Una lieve giovane vestita con un tubino beige bisbiglia all’orecchio
di un aitante figuro: sono “i” Mondadori? Qualcuno nomina qualche editore a
pagamento, e è come bestemmiare in chiesa.
Tutti i pensieri vengono però
azzerati, si entra in quello che i cliché giornalistici indicano come “il vivo
della serata”: il moderatore con le redini, Stefano Salis, coordina il tutto. Cominciano
così le analisi delle singole opere in gara. A rotazione, i giurati presenti
sulla cattedra sopraelevata (assente Melania Mazzucco) prendono la parola e il
pubblico inizia così a conoscere, pur tramite intermediazioni, le 8 opere: i
più attivi e passionali sono Renato Barilli, Giorgio Vasta e Fabio Geda, che
comunicano un contagioso entusiasmo e ci ricordano, col loro approccio, che la
letteratura è ancora passione disinteressata, umiltà e curiosità anche per gli
“emeriti sconosciuti”, seppellendo brutalmente i lamentosi catastrofisti che
ogni sei mesi strepitano sulla morte dell’arte di scrivere e sulla vittoria
schiacciante del mercato e del marketing. Le energiche incursioni di Stefano
Salis e gli stimolanti interventi di Mario Marchetti mettono a proprio agio gli
autori, che uno a uno, come nelle interrogazioni delle scuole medie, si
approssimano alla cattedra appena qualcuno chiama il loro nome: nascono simpatiche
mini-interviste in cui timidezza e positiva sfacciataggine si alternano, e gli
aneddoti saltano fuori frenetici. Dall’autore che partecipò a un’edizione
passata con un’opera fiume indigeribile, e che sospetta perciò di avere la
colpa dell’introduzione di norme restrittive sulla lunghezza e dell’aumento
della quota di partecipazione, all’autrice che non aveva mai partorito un
romanzo concluso prima di scoprire la data di scadenza del bando, usata dunque
come bastone e carota per disciplinare le proprie incostanze creative.
La folla festante |
Fanno dunque la spola i libri di
Simona Baldelli, Marco Campogiani, Simone Giorgi, Eugenio Giudici, Michela
Monferrini. E tutto si blocca: la giuria comunica che non ha intenzione di
tirarla per le lunghe (il rinfresco incombe), come durante Miss Italia, e non vuole
far capire chi sia il vincitore col classico stratagemma del “per esclusione”:
cosicché ribadisce che i tre rimasti (Riccardo Gazzaniga, Paolo Marino,
Fabrizio Pasanisi) sono gli occupanti del podio: viene letto il comunicato:
«La Giuria decide di assegnare il premio al romanzo A viso coperto di Riccardo Gazzaniga per la capacità di coinvolgere il lettore facendolo penetrare negli universi paralleli, e poco noti, delle forze dell’ordine e degli ultrà, illustrandoli con una complessa macchina narrativa caratterizzata dalla molteplicità di punti di vista e da una scrittura asciutta e scorrevole adeguata alla materia, non rifuggendo, coraggiosamente, dal mostrare luci e ombre di entrambi gli universi.La Giuria decide inoltre di segnalare La casa di Edo di Paolo Marino, un testo di intensa qualità letteraria, che, affidandosi a un misurato registro tragicomico, riesce nella sottile impresa di raccontare l’esistenza di un adolescente fondata sul sospendersi della vita e dalla vita, nella più totale segregazione dal mondo esterno fino all’autoannullamento.La Giuria ritiene infine di segnalare Lo stile del giorno di Fabrizio Pasanisi per la sorprendente e appassionante capacità di ricostruire ‒ sullo sfondo della grande storia del Novecento e intrecciandole in un ben strutturato impianto narrativo, sulla linea di frontiera tra saggistica e fiction ‒ le biografie di Thomas Mann e di Bertolt Brecht, avvalendosi di una profonda e accurata conoscenza della loro opera.»
Gazzaniga, Marino, Pasanisi
La terna di autori è alla destra
della cattedra, e da loro – anche dal secondo e dal terzo classificati – partono sorrisi che
si diffondono poi per la sala, soprattutto tra amici e parenti. C’è un
piacevole sconcerto incredulo sui visi illuminati di gioia dei genitori e della
nonna di Riccardo Gazzaniga. Lui stesso entra in un’altra dimensione nella
quale anche la temperatura corporea è differente: è rosso, e la sua mano scotta!
Le interviste a Pasanisi, Marino e Gazzaniga, così come il reading, avvengono
in un’atmosfera ovattata, nella quale tutto è sfumato e precario; si capisce
ben poco di quello che sta succedendo: alla ancora resistente liturgia che la
levatura dell’incontro richiede, si oppone un violento tornado interiore di
emozioni pensieri speranze che si scatena nella testa del Gazzaniga, e che per
osmosi contagia anche la sua compagnia: Daniela, Silvia e Mirko col piccolo
Giorgio, Fabio, Chiara, Marco, Maurizio, Roberto e pure io, tutti giunti speranzosi da Genova. È il momento di
baci, abbracci, pacche e risate.
I più prosaici dopo qualche
minuto inaugurano l’esodo verso le sale delle libagioni, accompagnate da pasti
invitanti: insaccati, tortini, vitelli tonnati, formaggi, insalate di riso,
agnolotti… Ci si perde un po’ tutti, per poi riaggregarsi sorridenti con in
mano bicchieri e piatti. Cadono le formalità e si parla con qualsiasi cosa o
persona capiti a tiro: il Gazzaniga scompare e riappare, è inseguito dagli editor
(un sogno!) e dai lettori del Comitato che hanno apprezzato il suo libro, il suo
telefono trilla il doppio perché è di quelli con due SIM.
Riccardo ritira il premio: meglio della laurea!
Sui tavoli, prima di abbandonare
il Circolo dei lettori per cercare enoteche prossime, ogni tanto appare un libro
prezioso, donato dall’Associazione ai finalisti: I libri degli altri, di Calvino. Un dono non certo casuale.
Piero Fadda