Pietrasanta
Premessa: il mio viaggio di (in)formazione
Lunedì 11 giugno. h. 10.40. Treno per Milano pieno, una famiglia australiana che mi racconta cosa ha fatto nel weekend, e mi ribalta la domanda. Da dove comincio? Dalla sveglia alle 4.30 di venerdì mattina, Ryanair stracolmo di vacanzieri sulla rotta Alghero-Pisa? E io lì, la valigia in stiva piena di aspettative, tra le mani un libro su cui continuo a deconcentrarmi: scalpito, non vedo l'ora di arrivare. Dove? Ad Anteprime12, la terza edizione del festival letterario che presenta con gli autori le loro prossime uscite.
Potrei iniziare così, spiegare il fitto numero di incontri, di strette di mano, di chiacchiere letterarie e libresche, le foto rubate grazie ai superpoteri quasi illimitati del badge, la splendida ospitalità presso le Terme della Versilia, o ancora le cene in gruppo, i cin-cin che chiudevano ogni serata con la soddisfazione di "un'ottima serata portata a casa".
Oppure potrei raccontare l'emozione di sentir parlare a pochi passi da te proprio quell'autore che hai letto tanto, o magari il mito di quando eri piccola, e senti quel retrogusto di sogno realizzato, che dallo stomaco chiuso risale fino al sorriso intermittente.
Invece scelgo la frase più sintetica che posso, a costo di apparire banale: "Un weekend entusiasmante". Annuiscono, e dietro gli occhiali inizio a ripercorrere le tre serate...
La location: Pietrasanta
Si respira subito un'aria speciale a Pietrasanta: la brezza marina tra i monumenti della piazza, così raccolta e chiusa. Non chiusa in maniera oppressiva, ma in un abbraccio accogliente: il duomo, la chiesa sconsacrata di S. Agostino, il cortile del Chiostro, il Campo della Rocca, e la più lontana Sala Musa.
Viene da pensare, all'inizio, che tutte quelle sedie grigie saranno riempite a fatica: sembrano troppe, così distribuite a riempire le varie sedi, ma già un'ora prima dell'apertura di Anteprime file di lettori iniziano a portarsi verso la piazza, in attesa dell'incontro esclusivo con Castellitto e la Mazzantini, presentati da Antonio Franchini.
Gli incontri seguiti il primo giorno...
#MAZZANTINI #CASTELLITTO
h. 18.30, Piazza Duomo
Nella piazza pienissima, Anteprime12 si apre con l'incontro con Margaret Mazzantini e Sergio Castellitto, presentati da Antonio Franchini. Al di là della presentazione del film di Venuto al mondo, prossimamente sugli schermi, il regista-attore e la consorte scrittrice hanno raccontato come lavorano, rivelando di essere l'uno lettore dell'altra: è stato Sergio a leggere per primo quei quaderni che avrebbero portato Margaret al Catino di Zinco (e li ha trovati molto interessanti, al punto da lottare con la grafia quasi illeggibile della donna). Così, dalla scrittura estremamente «visuale e visiva» di Margaret, è nata spontaneamente una complicità e una collaborazione anche professionale, nonostante regia e scrittura siano arti diversissime, che richiedono approcci specifici. Ad esempio, Margaret, abituata a scrivere in solitudine, ammira la capacità di Sergio di rispondere sempre alle continue domande dei suoi collaboratori e attori; così Sergio loda il lavoro di labor limae e la perenne insoddisfazione di Margaret.
Perfetto sodalizio tra i due: come chiede Franchini, generalmente c'è grande accordo quando si tratta di scegliere gli interpreti cui dare il volto dei personaggi di Margaret, e non di può non pensare alla splendida Penelope Cruz di Non ti muovere.
Si parla anche delle scritture appositamente meditate per la scena, come la commedia La bellezza del somaro, che intervalla Non ti muovere e il nuovo Venuto al mondo. E ora Sergio rivela una verità sulla regia:
Quando giri una commedia, alla mattina non ti puoi permettere di essere di cattivo umore.
Si passa dunque al vero tema dell'incontro: Venuto al mondo. Al di là della trama e delle riflessioni sui difficili temi trattati (leggili nella nostra recensione), la Mazzantini confessa di scrivere senza strategie, convinta che la scrittura serva a esprimere qualche dolore:
Scrivere è svuotarsi e lasciarsi poi riempire dalla storia.
Così, se Venuto al mondo è nato dallo stupore di pensare a una guerra terribile, combattuta a un'ora di aereo da noi, è anche vero che non bisogna mai «graffiare voyeuristicamente nel dolore degli altri», ma lasciare che si «sciolgano le lacrime murate».
#MAGRIS
h. 19.30, Cortile del chiostro
Quando arrivo, il salone del Cortile del Chiostro è già tutto occupato, e non resta che infilarsi (appena in tempo!) nella sala affianco per lo streaming. Che dire? Claudio Magris si conferma intellettuale interessantissimo, piacevole all'ascolto, non complesso pur non rinunciando alla specificità. E si parla di temi capitali legati alla scrittura, che la dicono lunga sull'approccio del Magris critico, a cominciare dalla convinzione che
la letteratura è contro i vincitori, anzi, contro quelli che si credono vincitori.
E la fonte principale per l'ispirazione è la vita stessa: come Svevo, anche Magris è convinto che ci siano più elementi strani e raccontabili nel reale che nella finzione in sé. Da qui si spiega il fascino che sente Magris per le singole esistenze, come anche l'impressione che «scrivere è sempre trascrivere».
#TROISI
h. 19.30, Campo della Rocca
Per i nostri lettori più giovani, non potevo mancare almeno a una mezzoretta di incontro con Licia Troisi, acclamatissima da un Campo della Rocca straripante di fan under 18. E in effetti, va detto: Licia è simpaticissima, aperta a raccontare i prossimi progetti e tutte le avventure che aspettano i suoi protagonisti. Rispondendo a una domanda del pubblico, Licia confessa che Le cronache del mondo emerso sono nate da quelle storie che amava raccontarsi prima di dormire.
Licia ha un momento di tristezza quando racconta che ormai ha concluso l'ultimo episodio della sua Ragazza drago, saga fortunatissima per i più giovani, ormai congedata. Ma i fan non devono temere: la giovane scrittrice ha già molte idee nuove, e ci racconta che nelle sue nuove avventure ci saranno animali fantastici, ma anche un rapporto uomo-donna non così scontato...
#MANFREDI
h. 20.30, Piazza Duomo
Attesissimo e molto frequentato l'incontro con Valerio Massimo Manfredi, che dialoga con Antonio Franchini sul suo prossimo libro, dedicato alla mitologia e alla figura di Ulisse in particolare. Dalla sala dell'ufficio stampa, è straordinaria la vista sulla piazza gremita. Tra aneddoti, ricordi personali, Franchini porta Manfredi a parlare del nuovo libro, e il professore non delude con le sue conoscenza mitologiche, con le ricerche filologiche che lo hanno portato a rivelare filoni dimenticati: ad esempio, lo sapevate che Elena era cugina di Ulisse? Oppure che tutti i filoni mitologici classici si rifanno a due generazioni di dei e semidei? O ancora, perché Argo è nome del cane di Ulisse ma anche della nave? Nel nuovo libro tutte queste rivelazioni saranno occasione per ispirazioni letterarie non da poco, che includeranno anche le fatiche di Ercole.
E poi si parla di stile, del lavoro che porta a sbozzare e a far cadere porzioni di testo, per arrivare a una prosa molto vicina alla narrazione orale, cui si rifà Manfredi. (ringraziamo Elena Torre e il super obbiettivo della sua macchina fotografica!)
#ROMAGNOLI
h. 21.30, Chiesa di S. Agostino
Gabriele Romagnoli anziché parlare dei libri passati vorrebbe parlare di quelli che ancora non ha scritto: gli piace l'idea che il libro liberi dalle ossessioni personali, che si carichi di quel potere catartico della tradizione. Dimostra poi con qualche aneddoto quanto la vita sia piena di storie da raccontare: bisogna solo capire come, e in questo ricorda il discorso di Magris ascoltato due ore prima:
Dentro gli scarti, il significato più profondo della vita.
Ad aiutarlo in questo, i tantissimi viaggi della sua vita: oltre venti città visitate, otto in cui ha vissuto più o meno a lungo. E comunque sostiene che non sia il viaggio in sé a portare consapevolezza ma il valore dell'esperienza, del mettersi in gioco, cosa che avrebbe potuto fare a Bologna come a Il Cairo. Ciò non toglie che il viaggio sia portatore di esperienze al quadrato, alcune stranissime e quasi paradossali; e qui Romagnoli ci racconta una storia allucinante. Una volta, per un giornale, è stato chiuso in una bara, per provare l'esperienza che ognuno fa della propria morte.
Lucido e deciso, Romagnoli risponde alla domanda sui social network: pur non negando l'importanza della tecnologia, sostiene che c'è bisogno di un filtro di qualche tipo, che definisca l'affidabilità o meno delle informazioni:
Sono ancora convinto che tra Chomsky e la riflessione del mio amico sconosciuto su Facebook, sceglierei quella di Chomsky.
#GIACOBBO
h. 22.30, Campo della Rocca
Giacobbo fa sensazione, e questo è un grande potere del suo carisma innegabile. Anche ad Anteprime12, il libro che ci presenta è opinabile, certo, travolgenti le sue ipotesi scientifiche, ma attira l'attenzione del pubblico. In questo nuovo lavoro, riflette sulle tracce che fanno riflettere sulla nostra origine. Siamo davvero convinti di essere gli unici sulla Terra?
Il mondo è pieno di indizi. Sei sicuro di non avere dubbi?
E quindi infila una serie di fatti straordinari, sempre verificati di persona in giro per il mondo, con metodi più o meno ortodossi, come ci racconta tra suspense e divertimento. Dal mistero dell'Isola di Pasqua al ritrovamento di ossa umane dalle dimensioni eccezionali, fino al ritrovamento di una straordinaria mappa astrale che avrebbe previsto nell'antichità i moti all'interno del Sistema solare. Anche Giacobbo, poi, come Romagnoli, racconta singolarmente di essere finito in una tomba.
Non poteva mancare in chiusura un chiarimento e una parziale ritrattazione di quanto aveva scritto sulla fine del mondo del 2012: rassicurante, ma come spiegare quei dubbi che Giacobbo proprio non può fare a meno di infiltrare alla fine?
Domani la cronaca della seconda giornata...
Gloria M. Ghioni