Nel suo ultimo lavoro, l'eccellente
noirista Massimo Carlotto svela una realtà criminale rinnovata, non
più legata alla territorialità geografica ma transnazionale. Una
realtà criminale che fa della professionalità, della raffinata
formazione culturale e della sua capacità di sapersi adattare i suoi
punti di forza. Una storia mozzafiato che mostra la nitidezza del
confine tra vecchio e "nuovo che avanza", come ama
definirlo lo stesso autore, tra un modo vecchio ma sempre efficace di
essere "criminali" e uno nuovo, giovane, istruito e ancora
in parte sconosciuto. In una breve intervista Massimo Carlotto
racconta alcuni degli elementi che lo hanno portato a sviluppare
l'idea di Respiro Corto.
1) "Respiro Corto", la sua
ultima fatica letteraria, è caratterizzata da una particolare
originalità rispetto a quanto fatto al passato, pur mantenendo
naturalmente le coordinate del noir. Lo presenti ai lettori e
spieghi loro come è stata sviluppata l'idea alla base del libro.
Respiro Corto è un progetto narrativo
internazionale che mi interessava in quanto avevo interesse a
raccontare diverse cose. Anzitutto, per la prima volta nella storia,
si riscontra un'applicazione massiccia del sapere del crimine. Le
mafie non sono più mera espressione di società agropastorale ma
delle professioni. L'altro giorno, per esempio, a Palermo è stato
condannato un capomafia che di professione faceva l'architetto. E' la
prima volta che succede. Questo è stato un fatto che mi ha portato a
girare per le università e poter constatare, per così dire, "il
nuovo che avanza" sfruttando il sapere universitario. Questo è
stato lo spunto che mi ha portato a costruire i personaggi della
Dromos gang. Qual'è la velocità del crimine di oggi, la velocità e
le modalità di viaggio. La risposta è che la criminalità viaggia
alla stessa velocità dell'economia, quindi economia legale e
illegale vanno di pari passo. Il nuovo che avanza è rappresentato da
soggetti come la mafia indiana e forme di criminalità nuove,
interessanti da raccontare. Ho costruito questo intreccio che si
sviluppa proprio a Marsiglia perché è la città dove c'è il
maggior conflitto militare tra gang, basti pensare che ci son stati
tredici omicidi da gennaio ad aprile di quest'anno, oltre che feriti
a causa dei continui assalti. E' una città dove il conflitto è
continuo ed è fortemente legata all'immaginario cinematografico sul
noir e per questo mi sembrava lo sfondo adatto per la mia storia.
2. E' verosimile pensare che la
criminalità che lei descrive nella storia sia una fotografia della
società di oggi, giovane e veloce, sempre più istruita, vista per
così dire dal punto di vista "criminale"?
Indubbiamente. Il noir si è sempre
basato su questa regola narrativa, il raccontare una storia criminale
che si svolge in un tempo e in un luogo determinato è, in verità,
una scusa per raccontare la realtà. Quello che interessa il noir è
raccontare quello che c'è attorno e il crimine è una metafora un
certo tipo di società , i giovani della Dromos lo sono, sono il
nuovo che avanza in un mondo corrotto, dove relazione tra crimine e
società sta diventando sempre più un intreccio indissolubile.
Questo comporta necessariamente il coinvolgimento delle classi
dirigenti, e lo dimostra il fatto che l'ultimo dato sulla corruzione
mostra un aumento del 131 percento. Ciò dimostra che l'illegalità
diffusa, come l'evasione fiscale, è una cosa che ha conquistato
profondamente la società. Si devono fare i conti con una criminalità
che è sempre più allettante.
3. Dia un parere ai lettori sullo stato
di salute dell'editoria italiana, e in particolare del genere
noir/thriller/giallo
Devo constatare che adesso diventa
tutto noir, ma in realtà il novanta percento di ciò che si spaccia
come noir non è tale, e questo porta a una confusione che sta
conducendo alla distruzione del genere , nel senso che bisogna fare
uno sforzo per definirlo, i lettori si confondono e anche gli autori.
Alcuni distinzioni fondamentali, per esempio sul fatto del finale
consolatorio, sono differenze politiche, etiche e letterarie molto
importanti e ciò, secondo me, genera confusione, troppa da questo
punto di vista. Speriamo che le cose si sistemino perché c'è una
sovrapproduzione in un momento di grande crisi dell'editoria, nel
quale i lettori diminuiscono e anche le librerie, e mi sembra che
questa confusione stia portando grossi problemi a tutto il mondo
editoriale.
Intervista a cura di Giuseppe Novella
Intervista a cura di Giuseppe Novella