Maria Maddalena e la dea dell’ombra
di Mario Arturo Iannaccone
di Mario Arturo Iannaccone
Sugarco edizioni, 2006
Pp. 247
18,80
“Maria Maddalena e la dea dell’ombra” di M. A. Iannaccone è una
fonte di conoscenza imperdibile per tutti coloro che si avvicinano, da credenti
oppure da detrattori, alla nuova spiritualità della dea, post New Age. Uno
studio approfondito, che non tralascia niente, capace di trovare ed evidenziare
collegamenti inaspettati (tuttavia innegabili) attraverso duecento anni di
cultura occidentale, ma non solo. Iannaccone esamina l’antropologia, la
mitologia, tramite lo studio delle arti figurative, della filosofia, della
musica e della letteratura.
Peccato che il testo
sia viziato dall’ideologia e da un antifemminismo che rasenta la misoginia.
L’autore piega i suoi studi alla dimostrazione della sua tesi, volta a
salvaguardare i dogmi del cristianesimo ortodosso e del cattolicesimo. Egli
afferma che la Maria Maddalena nuova, come la si intende oggi, cioè la
depositaria di verità segrete, la confidente particolare di Gesù, la sua sposa,
la Sophia della sigizia gnostica, la madre della discendenza davidica, la
capostipite del Sangreal, la leader sconfessata e celata della Chiesa
originaria, scelta al posto di Pietro, la Maddalena di Rennes-le-Château e dell’eresia catara,
è frutto di un travisamento volontario, della costruzione di un falso mito, di
uno stravolgimento che parte da lontano, dal matriarcato di Bachofen per
giungere fino a Dan Brown.
Per avvalorare la sua
tesi - che il lettore può accettare o rifiutare - egli compie un excursus
comunque interessantissimo attraverso la cultura degli ultimi due secoli,
chiamando in causa e mettendo in relazione fra loro i culti matriarcali o
pseudo tali della preistoria, Goethe e il suo “ewig weibliche”, gli archetipi junghiani, Wagner, Nietzsche, l’ordine della Golden Dawn, il monomito di Joseph
Campbell, i preraffaelliti, fino alla scoperta dei rotoli del mar Morto, di
Qumran e Nag Hammadi, e dell’importanza attribuita ai Vangeli apocrifi a
scapito dei canonici. Esamina caso per caso, con estrema attenzione e
cognizione di causa, indagando tutte le personalità che hanno contribuito a trasformare
la figura tradizionale della cortigiana redenta e sottomessa, della testimone
di Resurrezione, in ierodula, sacerdotessa della triplice dea, responsabile delle
prime comunità cristiane.
Iannaccone sostiene che,
nonostante le apparenze, nonostante certi ritrovamenti e certi siti, nonostante
le statuine di argilla dal ventre
prominente, non è mai davvero esistita una religione della dea - matriarcale e
pacifica, distrutta dagli invasori indoeuropei e soppiantata da credenze
patriarcali - ma tutto nasce da una invenzione femminista, attraverso la quale
poi si sono sviluppate le odierne conventicole della Wicca e della stregoneria
moderna, capaci di mescolare, in un unico “calderone”, i misticismi più
disparati, dal semplice amore per la natura e le erbe, a reminiscenze egizie e
celtiche, alle rune, ai tarocchi, alla cabala, fino all’inflazionata e
stucchevole teoria dell’energia e delle vibrazioni, in un melting pot che accoglie tutto e il contrario di tutto.