Milano, 6 giugno 2012
È partito ieri il primo
Festival Letterario di Milano, manifestazione unica nel suo genere per la
ricchezza, la varietà e lo spirito che la sottende. Una scommessa che parte dal
basso, dalla gente che ha espresso il desiderio di creare una rete di relazioni
e scambi che attraverserà, per cinque giorni, la città intera. È un Festival
dialogico, che non si preclude nessuna direzione ma, al contrario, esplorativo,
in progress. La direzione che prenderà sarà quella che i promotori e i
partecipanti insieme gli daranno, con le loro proposte e la loro attiva presenza.
Infine è un Festival che vuole parlare delle tante anime e culture di Milano,
del suo diventare sempre più Città-Mondo, per far sì che queste voci diverse
comunichino davvero, abbattendo quelle barriere che talvolta ostacolano la
comprensione. È multiculturale e pluri-identitario.
La mia prima giornata
di Festival è stata molto ricca. Alle 17.00 è stata inaugurata la postazione
multimediale all’Ostello Bello (Via dei Medici). Un ambiente caldo e
accogliente, un’atmosfera casalinga e informale per accogliere tutti i giorni
alcuni degli autori e dei protagonisti degli eventi del Festival che verranno
intervistati in diretta streaming (l’intervista verrà mandata su Second Life).
Ero interessata a capire come funzionasse questo esperimento e l’ho trovato
molto interessante, una nuova modalità di comunicazione e di promozione degli
eventi. Reale e virtuale a confronto, con la possibilità che gli spettatori che
seguono da casa commentino in diretta le interviste, pongano domande e vengano
contemporaneamente incuriositi e spinti a partecipare a presentazioni, reading,
performance, mostre. Fra i presenti di ieri, Fernando Coratelli che ha
presentato il suo libro Quando il
comunismo finì a tavola, edito da CaratteriMobili editore e illustrato i
fini e le peculiarità dell’evento di cui sarebbe stato protagonista di lì a
poco insieme ad altri tre scrittori, Poker d’assi- Storie e scritture su
quattro assi. Insieme a lui Luisa Pecchi, traduttrice di L’uccellino bianco (Nobel Edizioni) dall’opera di J.M Barrie, e la
giornalista e scrittrice Bianca Garavelli che ha recensito la traduzione e ne
ha lodato i caratteri.
Alle 19.00 mi sono
spostata al Centro culturale e sportivo Asteria per assistere alla presentazione
di Come una rana d’inverno- Conversazione
con tre donne sopravvissute ad Auschwitz di Daniela Padoan e alla proiezione
di La Shoa delle donne, curato dalla
stessa autrice del libro e diretto da Maurizio Amici per Rai 3. Il documentario
ha costituito la base del dibattito successivo e ci ha permesso di porre le
basi di un discorso profondo che si è sviluppato grazie alla testimonianza di
Goti Bauer, ex deportata e testimone di Auschwitz. Non è facile esprimere l’umanità
viva della sua testimonianza, il significato di un racconto così unico, di una
memoria così sofferta. La protagonista dell’incontro è stata in grado di
comunicarci il senso di un dolore indicibile e l’altruismo con cui l’ha fatto
ci ha commossi. Dai racconti di Goti Bauer e di Liliana Segre, protagonista
assieme a lei del documentario, si evince il valore di una missione: quella di
parlare a nome dei milioni che non hanno potuto. Per molti anni la gente non ha
voluto sentire e adesso è una corsa contro il tempo per riuscire a dire il più
possibile, per continuare a testimoniare e non smarrire le voci di chi ha
vissuto ciò che è stato.
Abbiamo ringraziato con il cuore la Bauer per aver accettato ancora una volta di raccontare quello che, immaginiamo, le provochi un dolore immenso rievocare e abbiamo parlato di disprezzo, di dignità, di perdono. “Il racconto di Auschwitz è infinito” ci ha detto ed era inevitabile uscire dalla sala con la sensazione di non aver chiesto tutto, di non aver ricordato tutto, di essere manchevoli e, in parte, incoscienti della portata di un evento così drammatico. Nel mio resoconto non posso che esprimere un’ammirazione totale per la generosità della sua testimonianza e per il suo “desiderio immenso di parlare” che ci ha fatti sentire così piccoli ma ci ha resi interiormente più grandi e più umani
La mia prima giornata
di festival è stata unica perché mi ha dato l’opportunità di incontrare persone
con le quali difficilmente avrei potuto parlare. Confido in una partecipazione
maggiore agli eventi dei prossimi giorni perché, aldilà del valore culturale,
ciò di cui più farò tesoro è la profondità del contatto umano che deriva dal
rapporto con tutte le altre persone che credono nel progetto.
Vi ricordo che potete
trovare il programma completo sul blog della manifestazione: http://festivaletteraturamilano.wordpress.com/
A domani pomeriggio, con
un’altra cronaca dal Festival.
Claudia Consoli