È impossibile
riassumere ciò che “Una marina di Libri” trasmette. È una festa, e come tutte
le feste devi viverla. Non puoi raccontarla. A un certo punto pensi,
addirittura, di trovarti in un luogo irreale: libri, arte, musica, teatro (e
tanto impegno civile). Ritieni che non possa esser vero, e la tua bussola,
quella che ti aiuta a orientarti nel mondo, si trasforma in una lavatrice
durante la centrifuga. Poi, piano piano, ritorni a Palermo, a Piazza Marina,
dentro il bellissimo Palazzo Chiaramonte Steri. E pensi che anche in questa
città strana, difficile, confusa, rumorosa, della quale ti innamori in un
secondo, si possa parlare di editoria. Ma ecco la “cronaca” (le virgolette sono
necessarie).
Sono allo
Steri, u Steri, come lo chiamiamo
qui. Varco il cancello e capisco subito che nell’aria c’è qualcosa di diverso:
sì, c’è aria di festa.
Girovago un po’, stropicciandomi gli occhi di continuo perché fisso le magnifiche bifore e i magnifici archi medievali del palazzo, che il sole al tramonto colora come le guance di una ragazza con il fard. Poi, nulla: le mie gambe smettono di camminare perché incontro “Vucciria”, di Guttuso (che dipinto! E pensare che sono in quel mercato ogni giorno). Ciò che sta intorno si scioglie in silenzio. Il risveglio avviene grazie a una delle collaboratrici dell’evento, che mi punzecchia la camicia da dietro dicendo: «Mi scusi. Senta, lei. Senta, il programma!». La ragazza ha ragione: meglio seguire la logica. Mi riempie di carta (soltanto il promemoria della manifestazione è una sorta di quotidiano di otto pagine) e si allontana. Mi metto da parte, all’ombra, perché il sole di giugno, a Palermo, è caldo come la lava anche alle diciannove, e leggo: “Una marina di libri”, terza edizione. Il logo è il Palazzo Steri fatto di libri colorati. Maria Giambruno La Porta, Presidente del “Centro Commerciale Naturale Piazza Marina e Dintorni”, che promuove il festival ormai da tre anni, nel suo editoriale scrive: «“Una Marina di Libri” non è solo un evento, un’occasione per alimentare l’interesse verso l’editoria e la lettura. È piuttosto la concreta espressione della consapevolezza che attraverso la cultura si può generare economia, attrarre turismo». A fondo pagina, Ottavio Navarra, della “Navarra Editore”, continua affermando che il “festival low cost” è: «Una piccola battaglia di resistenza civile e culturale che vogliamo ostinatamente portare avanti, anche se rimarremo inascoltati, per far diventare da qui ai prossimi anni “Una Marina di Libri” un appuntamento fisso e […] candidare Palermo a terzo polo della cultura e dell’editoria dopo Torino e Roma». Questa parte mi piace moltissimo… la trovo poetica!
Girovago un po’, stropicciandomi gli occhi di continuo perché fisso le magnifiche bifore e i magnifici archi medievali del palazzo, che il sole al tramonto colora come le guance di una ragazza con il fard. Poi, nulla: le mie gambe smettono di camminare perché incontro “Vucciria”, di Guttuso (che dipinto! E pensare che sono in quel mercato ogni giorno). Ciò che sta intorno si scioglie in silenzio. Il risveglio avviene grazie a una delle collaboratrici dell’evento, che mi punzecchia la camicia da dietro dicendo: «Mi scusi. Senta, lei. Senta, il programma!». La ragazza ha ragione: meglio seguire la logica. Mi riempie di carta (soltanto il promemoria della manifestazione è una sorta di quotidiano di otto pagine) e si allontana. Mi metto da parte, all’ombra, perché il sole di giugno, a Palermo, è caldo come la lava anche alle diciannove, e leggo: “Una marina di libri”, terza edizione. Il logo è il Palazzo Steri fatto di libri colorati. Maria Giambruno La Porta, Presidente del “Centro Commerciale Naturale Piazza Marina e Dintorni”, che promuove il festival ormai da tre anni, nel suo editoriale scrive: «“Una Marina di Libri” non è solo un evento, un’occasione per alimentare l’interesse verso l’editoria e la lettura. È piuttosto la concreta espressione della consapevolezza che attraverso la cultura si può generare economia, attrarre turismo». A fondo pagina, Ottavio Navarra, della “Navarra Editore”, continua affermando che il “festival low cost” è: «Una piccola battaglia di resistenza civile e culturale che vogliamo ostinatamente portare avanti, anche se rimarremo inascoltati, per far diventare da qui ai prossimi anni “Una Marina di Libri” un appuntamento fisso e […] candidare Palermo a terzo polo della cultura e dell’editoria dopo Torino e Roma». Questa parte mi piace moltissimo… la trovo poetica!
Nelle pagine
successive leggo gli appuntamenti: ogni giorno, a partire da venerdì 1, fino a
domenica 3, tantissimi eventi, dalle dieci del mattino alle ventidue. Gli
ospiti vanno da “Marta sui tubi” a Felice Cimatti, da Antonio Ingroia a Rita
Borsellino. Inoltre, ecco il centro dell’evento: cinquanta case editrici da
tutta Italia. Mi faccio un giro tra gli stand all’interno del Palazzo: tanti
sono gli editori amici di CriticaLetteraria, e tanti i libri recensiti
dai miei bravi colleghi. Fa un bell'effetto assistere a questo, quasi come
vedere i bambini leggere, quei bambini che non erano ancora nati quando io
presi in mano il mio primo libro. La letteratura è straordinaria.
Dario Orphée