Premio Strega 2012 - i risultati:
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126 voti - Alessandro Piperno, Inseparabili
124 voti - Emanuele Trevi, Qualcosa di scritto
119 voti - Gianrico Carofiglio, Il silenzio dell'onda
48 voti - Marcello Fois, Nel tempo di mezzo
16 voti - Lorenza Ghinelli, La colpa
"È stata una battaglia dura e leale. M'ero dato per perso" (A. Piperno, dopo la vittoria, tra un sorso di liquore Strega e l'altro)
Contrariamente agli altri anni, la vittoria di Piperno è stata particolarmente sudata: come avrete letto ovunque, lo scrittore degli Inseparabili ha combattuto a suon di voti con Trevi e il suo ibrido romanzo-saggio-memoir Qualcosa di scritto. Solo due voti hanno fatto la differenza, sui 460. E, quel che è singolare, è aver visto fronteggiarsi due opere tanto diverse, che trasudano esperienze e obiettivi distanti anniluce. Quel che si può dire con certezza è che, pur nella loro eterogeneità, entrambi i titoli avrebbero meritato la vittoria e, a dirla tutta, erano proprio nel toto Strega della nostra redazione (giuro!). Ben più impensabile il terzo posto, che per molte ragioni avremmo pensato occupato da Fois e non da Carofiglio, per di più con un punteggio onorevolissimo, pericoloso per gli altri del podio.
Che romanzo ha vinto?
Inseparabili, seconda parte della breve saga familiare dei Pontecorvo Il fuoco amico dei ricordi, è un bel romanzo, e si perdoni il giudizio estetico un po' lapidario, ma è così. Veniamo ora alle possibili ragioni che l'hanno fatto vincere (e non vogliamo indugiare su accuse fondate o infondate sui monopoli editoriali ecc.). In primo luogo è un dramma dolceamaro, che testimonia tutta la contraddittorietà dei nostri tempi: la caccia al successo, alla realizzazione totale e in più campi, l'impossibile gestione dei propri desideri e la complessità della comunicazione. Ma quel che più colpisce sono i risvolti di ogni azione, le sue conseguenze reali e psicologiche: Piperno vince nel tratteggiare con sempre più spietatezza (tra l'ironico e l'apparente leggerezza del dettato) la distanza tra azioni e intenzioni, tra maschera sociale e pensiero più intimo. Non c'è denuncia, né giudizio da parte del narratore: solo una presa diretta su questi inetti contemporanei, fantocci pirandelliani diventati ormai robot pensanti della contemporaneità.
Che stile ha vinto?
S'è parlato del calo di improperi e di violenza verbale nei romanzi dei finalisti di questo Strega. Non credo che sia del tutto vero, perché la mimesi dialogica porta Piperno e anche Trevi a non risparmiarsi nulla. Direi piuttosto che non ci sono volgarità gratuite, ma tutto è funzionale all'opera: perché si sta andando nella direzione di un realismo feroce, forse di quel New Realism di cui ogni tanto si parla per la narrativa contemporanea (1). Interessano meno i voli pindarici nella lingua colta, che si distacca dal quotidiano (che lo stile raffinato di Fois sia suo pregio e maledizione insieme?). Meglio scegliere un italiano intriso di verità, dove l'artificio creativo è nascosto dietro un'apparente facilità, e qualche rocambolesca torsione sintattica con un paio di pleonasmi rimandano al parlato meno sorvegliato. Ma tutto è sorvegliato, anche quei due o tre burocratismi di troppo, che, in fondo, sono entrati a forza di incombenze nella nostra vita di tutti i giorni.
Dove andremo? Difficile dirlo.
Se Piperno avesse staccato gli altri in maniera sensibile, potremmo ipotizzare i gusti dell'ultimo anno. Diventa difficilissimo in questo caso, vista l'eterogeneità del podio. Rende felici, però, pensare che siano arrivati in finale dei libri che quest'anno avrebbero meritato più o meno tutti la vittoria: un po' di speranza per una rinascita di una letteratura italiana contemporanea di qualità.
Gloria M. Ghioni
(1) «Questa maggiore attenzione al mondo esterno ha significato, anche, una riabilitazione della nozione di 'verità', che i postmoderni ritenevano esaurita e meno importante» (Maurizio Ferraris, «La Repubblica», 8 agosto 2011).
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