I
racconti di Pietroburgo
di Nikolàj V. Gogol'
Garzanti (prima
edizione: 1967)
pp. 218
“Da sotto le falde del Cappotto di Gogol sono usciti tutti gli scrittori russi della seconda metà dell’Ottocento”.Così Dostoevskij riassunse la portata rivoluzionaria dell’opera di Gogol', che ha dato inizio a una nuova stagione della letteratura russa. È lui che ha chiuso i conti con il filone letterario classicheggiante e poetico dominante inaugurando quella che i critici hanno definito la 'stagione del realismo letterario'. Quanto Gogol' fosse cosciente di ciò non è facile a dirsi; la sua personalità e il suo estro creativo si espressero in modo contraddittorio, a tratti estremamente critico e travagliato. Le crisi di cui fu vittima fino al momento della morte testimoniano la dolorosa consapevolezza di vivere un momento di passaggio. Dall’analisi delle opere e delle lettere è emersa la profonda difficoltà nel conciliare il suo essere uomo con l’essere scrittore. Il suo sguardo alla vita a tratti mite, caritatevole, ispirato alla misericordia cristiana, altre volte risultò cinico, satirico, lucido nel cogliere le contraddizioni dell'esistenza. Questo è lo sguardo che si ritrova anche nei Racconti di Pietroburgo, scritti tra il 1835 e il 1842. Pur nella loro caleidoscopica varietà, i testi sono accumunati dall’ambientazione, la magica Pietroburgo dove l’autore trascorse gran parte della vita e che gli ispirò alcune delle pagine più sofferte della sua produzione. Nella capitale lo scrittore cercò con tutto se stesso di fare carriera come impiegato per poi sviluppare un’ottica distaccata e sprezzante verso il mondo piccolo-borghese che con furia di scrittore dipinse. Pietroburgo è protagonista di tutti i racconti; insieme ai personaggi è cangiante, a volte li accoglie con le sue bellezze, altre li respinge e li condanna a un destino infelice. Talvolta la città è descritta con rapide pennellate, ma più frequentemente l’autore le dedica uno spazio da primo attore. Si legga la descrizione della Prospettiva Nevskij che inaugura il racconto omonimo per rendersene conto: poesia che non cede il posto al puro descrittivismo. La scrittura è possente e si incarna in immagini concrete; Pietroburgo non è sfondo, è presenza viva sulla scena dei racconti gogoliani.
I cinque testi (La Prospettiva
Nevskij, Il naso, Il ritratto, Il cappotto, La carrozza, Diario di un pazzo)
sono uniti soprattutto da quello che è l’elemento di forza della scrittura
dell’autore russo: l’osservazione e il
racconto della vita per ciò che essa è. Quello che i critici degli ultimi
due secoli hanno messo più in luce della rivoluzione di Gogol' è il suo approdo
al racconto realistico. Rispetto alla narrativa precedente basata sulla
rapidità dell’avvenimento, sul colpo di scena, sul procedimento dell’avventura,
i Racconti di Pietroburgo si
costruiscono sull’osservazione del quotidiano, dell’ordinario, si può dire che hanno il ritmo dell’esistenza stessa. Da qui l’idea di parlare
della Russia attraverso gli antieroi,
“gente senza lustro”, impiegatucci che faticano per comprarsi un cappotto
nuovo, barbieri ubriachi, piccoli mercanti e rigattieri che speculano, nobili
di provincia decaduti e proprietari terrieri ansiosi di migliorare la loro
posizione in società: i personaggi sono sconfitti o prigionieri del proprio status. Il singolo in Gogol' è solo di fronte alla vita
oppure è oppresso perché parte di un gruppo da cui non riesce a uscire. Di
tutti i racconti quello che è stato salutato con maggiore entusiasmo, già
nell’Ottocento, è Il cappotto proprio
per la sua capacità di descrivere l’ordinario squallore della vita di un uomo
comune e per la profondità con cui l’autore riflette i suoi rapporti con ciò
che lo circonda. È un racconto
commovente, stilisticamente perfetto, un meccanismo che funziona su quel poco
di trama sui cui si regge: a dargli forza è la potente osservazione dell’animo
umano.
Ma i racconti di Gogol' non sono solo realismo come parte della critica contemporanea all'autore li considerò banalizzandoli. Accanto alla descrizione piana della vita dell’uomo
qualunque emerge un’altra dimensione:
la mancanza di senso e l’assurdità della vicenda raccontata ne Il naso, il mistero e il surreale de Il ritratto, lo sguardo estraniato del Diario di un pazzo, la satira pungente
della Prospettiva Nevskij. Dietro
l’ordine esteriore e il grigiore ecco che emerge, prepotente, il caos
dell’esistenza. In tutte le pagine
gogoliane si esprime la forza dirompente della sua invenzione, quella potenza
linguistica e stilistica che pochi scrittori hanno e che diventa prosa viva. Completata la lettura, resta un senso
di immersione totale nell’universo raccontato e, come in una magia, vi sembrerà
per un attimo di essere sulla Prospettiva Nesvkij, lanciati all’inseguimento di
belle signorine al passeggio, oppure crederete possibile che un naso si
pavoneggi in uniforme, mentre gira indisturbato per la città.
È
semplice fantasia? Si, in parte. Sicuramente c’è bisogno di quella che
Coleridge chiamava “sospensione dell’incredulità”. Ma è sorprendente come, pur
nella loro sfolgorante follia, questi racconti risultino più veri della vita
quale essa comunemente ci appare.
Claudia Consoli
Anche Irene e Martina si sono occupate dei Racconti: clicca qui
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