CriticaLetteraria ha visitato per
voi Writing Britain: Wastelands to
Wonderlands, un’esposizione temporanea presente alla British
Library di Londra fino al 25 settembre.
Writing Britain è una collezione
unica di tesori letterari, che testimoniano il rapporto tra testo e paesaggio
inglese. È il racconto di una relazione che si modifica nello spazio e nel
tempo, in cui letteratura descrive e modella il territorio, che a sua volta,
con le sue suggestioni e prospettive, ispira la pagina scritta.
La mostra si divide in varie zone,
piene di documenti di ogni tipo: manoscritti, stampe, registrazioni audio,
fotografie e disegni.
Si inizia con Rural Dreams la sezione che raccoglie le
evocazioni agresti presenti nella letteratura inglese. Il protagonista è l’antico
mito della campagna come idillio e come salvezza per chi fugge la città, come l’Hertfordshire
nell’Importance of being Earnest (L’importanza di chiamarsi Ernesto), di
cui si può vedere il manoscritto originale di Oscar Wilde. Ci sono anche gli
appunti di Kazuo Ishiguro per il suo The
remains of the day (Quel che resta
del giorno), i disegni originali di Tolkien che rappresentano The Shire (La
Contea), la terra in cui abitano i suoi Hobbit, e c’è persino il più antico
manoscritto sopravvissuto del Sir Gawain
e il Cavaliere Verde.
Dalla campagna si passa all’Inghilterra
deformata dalla rivoluzione industriale e dalle fabbriche, ai Dark Satanic Mills di Charles Dickens e
di Hard times (Tempi difficili), di cui si può vedere la bozza. Il manoscritto di Middlemarch di George Eliot, le lettere
delle sorelle
Brontë,
il taccuino di W. H. Auden compongono la sezione, la cui protagonista è
la città coi suoi mutamenti e abbrutimenti: c’è la Manchester di North and South (Nord e Sud) di metà Ottocento di Elizabeth Gaskell e la Liverpool degli
anni Sessanta dei Beatles e della loro In
my life, di cui si può ascoltare la registrazione.
Tra tutte le città inglesi, “la”
città merita uno spazio tutto per sé. Tra le Cockney Visions di Londra con le sue diverse prospettive c’è la
Southwark dei primi del Quattrocento dei Racconti
di Canterbury di Chauser, di cui si può ammirare un incunambolo, e la Soho
di Dr. Jackyll e Mr. Hyde di fine Ottocento.
E c’è anche la magica stazione di King’s Cross St. Pancreas di Harry Potter (tra l’altro a pochi metri
dalla British Library), di cui si
possono vedere alcune pagine manoscritte dalla Rowling su fogli di quaderno
Ma a Writing Britain c’è spazio anche per i paesaggi selvaggi, i Wild Places descritti dai romantici, che
alla mostra ritroviamo nelle lettere di Keats, nel taccuino di Coleridge, nelle
immagini della Tintern Abbey di Wordsworth.
E infine ci sono le Waterlands, i racconti dei laghi e dei
fiumi inglesi, e del mare che circonda l’isola. Ed è proprio in quest’ultima
parte della mostra, forse la più emozionante, che il visitatore si troverà
davanti agli occhi alcuni manoscritti di Virginia Woolf e le note originali di
James Joyce al tredicesimo episodio dell’Ulysses,
la celeberrima scena sulla spiaggia di Sandymount.
I vari landscapes di terre, città
e mari, hanno ispirato molte grandi opere della letteratura inglese, e Writing Britain rappresenta un’eccellente
occasione per scoprire testi sconosciuti e per ricordarne altri dimenticati.
Impossibile elencare qui tutti i documenti presenti alla mostra: si potrebbe
dire delle bellissime illustrazioni di Alice
nel paese delle meraviglie e del diario del reverendo Dodgson suo autore,
degli appunti di Seamus Heaney, della Edimburgo di Trainspotting di Irvine Welsh. Questo “literary geek’s dream” (così
è stata definita la mostra da una rivista inglese) merita sicuramente una
visita, e se quest’estate chi si troverà a passare da Londra deciderà di fuggire
per un po’ il caos delle Olimpiadi e rifuggiarsi tra le Wastelands e le Wonderlands
della British Library possiamo assicurare che ne sarà valsa la pena.
Per saperne di più www.bl.uk/writingbritain