Il Salotto – Gaia Salvadori
a cura di Piero Fadda
Il «Premio Calvino» esiste ormai dal 1985: nel corso degli anni è
diventato il più importante riconoscimento per autori ancora inediti: la sua
ragione d’essere, infatti, è quella di proseguire a esplorare, come Italo
Calvino, il mondo dei nuovi scrittori, di quelli che ancora non sono riusciti a
approdare alla pubblicazione. Fino a oggi, ha svolto egregiamente il suo ruolo:
basta scorrere i nomi degli autori per rendersene conto: Enzo Fileno Carabba,
Marcello Fois, Paola Mastrocola, Francesco Piccolo, Flavio Soriga, Susanna
Tamaro, Mariapia Veladiano… per citare i più “affermati”. Soprattutto nel corso
degli ultimi anni, poi, quasi tutti i finalisti hanno comunque trovato la via
della pubblicazione presso editori come Einaudi, Frassinelli, Nutrimenti, Il
Maestrale, Dalai, Ponte alle Grazie, Elliot. E negli anni scorsi ci sono stati Guanda,
Marsilio, Marcos y Marcos: insomma, questi elenchi servono per capire come il
«Calvino» sia oggi la strada migliore, per un aspirante scrittore, per poter
trovare finalmente un posto nell’editoria italiana.
Risponde alle nostre domande Gaia Salvadori
(lettrice e responsabile organizzativa del Premio).
Per l’edizione 2012, la Venticinquesima del Premio, sono arrivati oltre
600 manoscritti: rispetto alla media, quasi un raddoppio, dovuto sicuramente
all’incremento di interesse nei vostri confronti, da parte degli editori,
soprattutto negli ultimi 2/3 anni: come spiegate questa crescita esponenziale
di visibilità editoriale per i finalisti/vincitori del Calvino?
Il Premio Calvino lavora ormai da
molti anni basando il suo criterio di selezione sulla qualità e sul merito, ed
è sempre stato un premio di nicchia, conosciuto da pochi. Noi pensiamo che uno
degli inneschi del recente exploit del Premio Calvino sia stato il romanzo vincitore
del 2010, La vita accanto di Mariapia
Veladiano (Einaudi Stile Libero), che ha avuto un grandissimo successo di pubblico ed è addirittura
arrivato nella cinquina dello Strega a pochi mesi dalla pubblicazione. Poi sono
seguiti i tanti, bellissimi libri finalisti del 2011 che hanno invaso le
librerie e conquistato i lettori: Le
sorelle Soffici (Pierpaolo Vettori - Elliot), L’eredità dei corpi (Marco Porru - Nutrimenti),
Malacrianza (Giovanni Greco - Nutrimenti), Da qui a cent’anni (Anna Melis - Frassinelli), L’età
lirica (Letizia Pezzali - Dalai). Era la prima volta che i “nostri” libri uscivano con la fascetta
«Premio Calvino»: ed è stato un esperimento, in termini di visibilità, molto
riuscito…
Ho sempre pensato che per avere il vero polso del panorama
editorial-letterario nazionale il modo migliore sia la lettura degli inediti
(privilegio per pochi), poiché si tocca tutto il magma senza mediazioni, tutto
il meglio e il peggio, e quello che sta in mezzo: nei vostri primi 25 anni di
vita, avete notato variazioni di qualità media? Se sì, quali sono stati i
periodi più fecondi e quelli meno?
Questa è una valutazione in
realtà non così semplice da fare, anche perché, in 25 anni, la configurazione
del Comitato di Lettura è molto cambiata. I lettori di oggi non sono gli stessi
di venti o quindici anni fa! La qualità ci appare piuttosto stabile in rapporto
alla quantità, nel senso che, anche con un incremento notevole del numero di
partecipanti, i lavori meritevoli della finale rimangono più o meno costanti.
Sicuramente col tempo cambiano le scritture e i temi. Quest’anno, oltre
ovviamente a Riccardo [Gazzaniga, il vincitore n.d.A.: leggi qui la nostra intervista], c’erano in finale testi
molto sofisticati, che in apparenza non trattano argomenti particolarmente
“forti”, ma lo fanno da una prospettiva narrativa e stilistica tanto ricercata
e nuova quanto apparentemente lieve, quasi casuale, come ne La casa di Edo di Paolo Marino e ne Il peggio è passato di Simone Giorgi.
I libri che si sono avvicinati
alla finale sono stati circa una ventina, ma quelli con una configurazione
vicina ad un libro “compiuto” sono spesso, a parer nostro, molti meno. È
capitato – sono diversi i casi di autori diventati poi famosi! – che
manoscritti fermati alle prime letture ci vengano riproposti l’anno seguente
radicalmente revisionati, ottenendo di giungere persino alla finale. Uno degli
aspetti interessanti del Calvino è che dà la possibilità di tornare a lavorare
sui propri testi con maggiore consapevolezza e in modo mirato, utilizzando
anche i consigli delle schede di lettura che inviamo ai partecipanti.
Relativamente ai generi, cosa va per la maggiore tra i manoscrittari?
C’è un pedissequo rispecchiarsi nelle tendenze dell’editoria ufficiale (noir,
per esempio…) o notate tentativi di differenziarsi, dovuti alla saturazione?
I libri che arrivano al Calvino
rispecchiano, in proporzione, le tendenze dell’editoria: quindi sì, incontriamo
anche molti romanzi di genere. Questa è una buona occasione per provare a
sfatare la voce secondo la quale al Calvino i romanzi di genere non riscontrano
il favore dei lettori: a noi interessa la qualità degli scritti. Se
incontrassimo un romanzo di fantascienza, così come un giallo o un noir, con
una trama avvincente e personaggi credibili, che fosse anche curato dal punto
di vista dello stile e della lingua, non esiteremmo a mandarlo in finale.
Ritornando alla domanda, si può aggiungere che moltissimi sono i manoscritti a
carattere autobiografico e/o filosofico. Nonostante siano terreni insidiosi,
nelle loro opere prime gli autori ci si avventurano con una certa frequenza.
In un periodo storico in cui sta prendendo piede il self-publishing
(niente contro, anche se trovo forzato giustificarlo col concetto di
inserimento di “democrazia” nell’arte, ossia un’assurdità logico-filosofica) e
le figure di mediazione come gli editori sono viste con un po’ di ostilità,
sentite una responsabilità maggiore per il vostro ruolo di selezionatori
critici?
Il grande vantaggio del Calvino è
che è un premio indipendente, non è sostenuto da case editrici e vive di
volontariato, delle quote di iscrizione e del contributo di fondazioni private.
È una sorta di ambiente protetto, per questo i lettori sono liberi di scegliere
le opere che più ritengono affini alle linee del Premio, al loro gusto e alla
loro sensibilità.
Quando selezioniamo i libri, a
differenza degli editori che sicuramente sentono il peso dell’aspetto
commerciale (si vende-non si vende), ognuno di noi deve confrontarsi
esclusivamente con il giudizio degli altri lettori. E a volte sono dure
battaglie…
Quindi la risposta alla domanda è
no: la gran parte di noi, tra l’altro, non ha la minima idea di quella che può
essere la percezione del Calvino da parte del mondo esterno, siano l’editoria,
i media o il pubblico. Può sembrare anacronistico – e forse anche un po’
surreale, ma forse è meglio così…
Dal sito: «La nostra ambizione è essere rabdomanti della qualità e del
nuovo. Oltreché dell’autentico.» Cosa è per voi “autentico”, in letteratura?
È inautentico, per esempio,
citando la domanda precedente, “il pedissequo rispecchiarsi nelle tendenze
dell’editoria ufficiale”. Ovvero lo scrivere in funzione di un ipotetico
pubblico, di un possibile editore. I testi che valgono vivono di vita propria,
non sono legati alle mode di un periodo storico. Certo, A viso coperto [il romanzo vincitore del 2012, n.d.A.] tratta un
tema che in questo momento sta attirando molto l’attenzione dei media [il rapporto tra ultrà e poliziotti, n.d.A.], ma
quello che lo rende diverso è che non è un prodotto artificiale, artificioso.
Nel leggerlo si sente l’impellenza di raccontare una storia perché l’autore ha
davvero qualcosa da dire, senza trucchi e senza furbizie. Ecco, il nostro
vincitore del 2012 è un ottimo esempio di testo autentico.
Personalmente nutro una grande ammirazione per Guido Morselli: Calvino
fu tra quelli che rifiutò i suoi libri (molto interessanti le lettere che i due
si scambiarono), il che dimostra che il lavoro di “scouting” è difficile, e c’è
sempre il rischio (per tutti, anche i più bravi) di “perdere” qualche
talentuoso autore: lo mettete in conto, o adottate particolari accorgimenti per
ridurre al minimo questa infausta possibilità?
Ovviamente c’è sempre un margine
di errore, perché in un campo come quello in cui ci muoviamo il fattore
dell’opinabilità è alto. Però il meccanismo a “letture incrociate” del Calvino
svolge una funzione di tutela in questo senso: in seconda lettura passano tutti
i testi che, anche se “non piacciono” al primo lettore, contengono comunque
qualcosa di buono. Al termine della seconda lettura, i due lettori valuteranno
in riunione, insieme, i pro e i contro del testo e decideranno se mandarlo
avanti oppure no. Insomma i lettori non sono mai “soli” davanti ad un testo
dubbio, le decisioni vengono prese collettivamente. Infatti uno dei nostri
classici leitmotiv è: “A me non piace, ma siccome non vorrei bocciare Proust,
lo mando in seconda lettura…”
Esiste un vademecum con direttive di valutazione per i 25 lettori del
Comitato, o c’è assoluta libertà? Cosa si intende per esempio con i «criteri di
valutazione oggettivi e condivisi» a cui si fa riferimento nel sito?
I lettori si esprimono
liberamente, ma la decisione ultima spetta di fatto al gruppo nel suo insieme.
Che si orienta, nella scelta e nell’analisi, a quelli che potremmo chiamare dei
criteri di “comune buon senso estetico”. Condivisi, credo, da chiunque sia un
appassionato di narrativa: la forza e l’originalità del tema trattato, la
tenuta della trama, il ritmo, l’elaborazione psicologica dei personaggi, la
loro caratterizzazione e credibilità. Infine, ovviamente, la personalità e la
coerenza della lingua e dello stile.
Ci sono stati casi in cui è stata raggiunta l’unanimità di giudizio tra
tutti e 25, e è stato detto: «Ecco, questo è il migliore di tutti»?
Non che io mi ricordi. È molto
difficile in realtà, ogni volta, scegliere quali saranno i libri da mandare in
finale e spesso ci sono – riguardo questo aspetto – discussioni interminabili e
accesissime.
C’è qualche particolare criterio che utilizzate per la scelta dei
giurati (ricordiamo che ogni anno cambiano) che decreteranno il vincitore?
I giurati del Calvino sono tutti
volontari. I loro nomi si trovano sul sito del Premio Calvino, edizione per
edizione. Si tratta sempre di personalità di spicco nel panorama letterario
nazionale: scrittori, docenti universitari, critici letterari, accademici.
Avete mai ricevuto risposte polemiche ai rifiuti, pur motivati con le
schede di valutazione, o di solito tutti accettano serenamente i giudizi?
Certamente capita, ad ogni
edizione, che ci siano dei concorrenti delusi per l’esclusione dalla finale o
dal tipo di valutazione che hanno ricevuto. Alcuni casi ci sono rimasti
impressi, come un concorrente che ci spiegò che avrebbe riscritto la scheda
perché la nostra non era in linea con gli intenti del suo testo e un altro che
si infuriò perché lo sventurato lettore l’aveva paragonato a Gadda… ma sono
casi aneddotici e isolati, in generale riceviamo riscontri positivi: le schede
aiutano spesso chi scrive a lavorare nuovamente sul suo manoscritto. Provate a
chiedere a Riccardo Gazzaniga…
Che rapporti avete con le agenzie letterarie? Seppur per un periodo
molto limitato, svolgete anche voi un lavoro di mediazione autori-editori: i
“vostri” autori sono subito presi d’assalto dalle agenzie oppure c’è una
pacifica convivenza?
No comment.
Vi spingiamo a sbilanciarvi: quale autore da voi battezzato vi ha dato
fino a oggi le maggiori soddisfazioni con la sua carriera?
È chiaro che più passa il tempo e
più aumentano i casi di scrittori che hanno acquisito una grande visibilità
partendo dall’essere stati finalisti (o vincitori) al Calvino. Potrei citare i
casi più famosi, come Marcello Fois, Susanna Tamaro, Flavio Soriga, Fulvio
Ervas, Angela Bubba, Pierpaolo Vettori, ma rischierei sempre di lasciare fuori
qualcuno dall’elenco, la cui lunghezza è già una fonte di grande soddisfazione…
Il Calvino ha sicuramente ricevuto un’impennata di popolarità grazie al caso di
Mariapia Veladiano, come ho già accennato. La sua notevolissima esposizione
mediatica ha illuminato il Premio di riflesso. E adesso siamo curiosi di
assistere al percorso di A viso coperto… (aggiornamento: è ufficiale, da qualche giorno, che uscirà per Einaudi Stile Libero n.d.A.).
Siamo su www.criticaletteraria.org, per cui ovviamente vi chiedo: come vedete
oggi la critica letteraria?
Una volta che si individuano i
confini di quello che è veramente esercizio di critica, distinguendolo, ad
esempio, dalla semplice (e certamente lecita) informazione su quello che è
appena uscito nelle librerie, vediamo che lo spazio disponibile per l’analisi
seria, circostanziata ed esauriente di un libro, di un autore, o anche
dell’editoria in genere, è abbastanza
ristretto. Questo equivale ad affermare uno stato di crisi della critica
letteraria? Forse. Se attribuiamo alla critica la funzione di strumento
culturale, al servizio di una società che vuole comprendere e comprendersi,
allora dobbiamo cercare di stabilire se oggi un simile strumento è ancora
richiesto. Non se sia necessario, o buono o bello, ma se sia realmente
desiderato. Allora forse diventa improprio parlare di crisi, o meglio, la vera
crisi sta nella domanda, cui l’offerta, per forza di cose, si adegua.
L’insegnamento più importante che ci ha lasciato Italo Calvino, secondo
voi…
Lo scrittore Italo Calvino ci ha
dimostrato che la libertà di pensiero, in ambito artistico, è un talento, ed è
ciò che permette di dominare le categorie, gli stili, i generi, i linguaggi.
L’Italo Calvino professionista dell’editoria è stato un esempio di scrupolosità
nei confronti del lavoro altrui, e soprattutto di generosità, intesa come
disposizione a dedicare tutto il tempo e l’attenzione necessari prima di
esprimere un giudizio, prima di dare una risposta.
Vi ringraziamo per la disponibilità, già in attesa della prossima
edizione! Ci saranno novità o il meccanismo, che funziona così bene, rimarrà
invariato?
Grazie a voi. No, non sono
previste novità di sorta: il nostro Comitato di lettura è ormai un organismo
ben radicato e oliato, nel quale ognuno di noi ha imparato a muoversi e a
dialogare. Il bando della XXVI edizione è appena stato pubblicato sul nostro
sito e siamo in attesa dei nuovi manoscritti (anzi, in realtà stanno già
iniziando ad arrivare…). L’appuntamento con i lettori è a ottobre, compariranno
con zaini e tracolle per prendere i preziosi testi in lettura. Mentre con il
pubblico l’appuntamento è per la prossima primavera, quando ci sarà la
premiazione del vincitore o della vincitrice 2013!
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intervista a cura di Piero Fadda
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