di Gabriel Del Sarto
Transeuropa, 2011
67 pp.
9,90 €
Sul vuoto è il titolo della seconda
raccolta poetica di Gabriel Del Sarto, pubblicata a otto anni di distanza dal
poderoso e acclamato esordio I viali
(Edizioni Atelier, 2003). La raccolta porta in apertura una citazione di Ralph
Waldo Emerson, «non esiste, propriamente, la storia. / Esiste solo la biografia».
Tradotto banalmente significa che prima del grande quadro vengono i singoli frames che lo compongono, che dietro i
grandi eventi, le trasformazioni, le ideologie ci sono gli individui, gli sforzi
personali, la lotta quotidiana. Un messaggio perfettamente in linea con la
filosofia di Emerson e la filosofia americana in generale, ma anche con la
poesia di Gabriel Del Sarto. Una poesia che nasconde il mondo dietro i piccoli cenni
e le piccole cose, dietro gli oggetti più comuni, la routine, i gesti ordinari,
dietro il nostro giornaliero resistere ed essere presenti. Ma ogni piccolo
dettaglio rivela un dramma taciuto e controllato, uno sbigottimento, la
sorpresa, il sogno, lo stupore. Una resistenza.
In questo
senso il titolo potrebbe essere già emblematico; il
sostantivo «vuoto» si porta con sé il senso dell’assenza, della mancanza, più
specificatamente della morte. Ma il vuoto accanto alla preposizione «sul»
lascia trapelare proprio il grande sforzo di resistere, di rimanere appesi, cercare e
trovare degli appigli, con disperazione controllata. Gabriel Del Sarto
accatasta la sua vita, i suoi momenti e movimenti per rimanere aggrappato, in
equilibrio sul nulla, per trovare un senso, comunque e nonostante tutto. Lo
sforzo è quello di affrontare il vuoto che si affaccia a ogni angolo,
affrontarlo per riempirlo e addomesticarlo, senza atti eclatanti, sfiorando
appena la vita. Sembra questo il tentativo ultimo compiuto dall’io lirico e dal suo «tu»
affettuoso e affettivo, variegato e multimforme; guardare in faccia il vuoto e
resistergli.
Il senso era qui, luminoso
E perduto, nell’attenzione improvvisa
Dei tuoi occhi mentre mi paravi
Di lui, del tuo sognare la sua morte
Mentre accadeva. Eri qui. Lo sguardo
Su te ora è sul vuoto e quella sedia
È come morte, altra morte ancora.
Siamo questa speranza
Trafitta dalla cenere dopo la luce
Di un gesto, come se avesse questa tua pazienza
Ogni storia, o differenza, che sapevi
E raccontavi: così ascoltare era come
Assaporare il tessuto che mi lega
Al dolore di un padre e di un figlio.
La raccolta è divisa in sei sezioni. La sezione centrale intitolata, Meridiano Ovest, pubblicata precedentemente, nella plaquette omonima, sempre da Transeuropa e per la collana «Fuori commercio», è un monologo in nove parti in cui vengono descritte le ore trascorse tra un venerdì sera e un sabato mattina, un viaggio in auto nella semplicità di una notte qualunque, un passare dal buio della notte ai primi spiragli dell’alba.
La
poesia di Gabriel Del Sarto è una poesia che si riaggancia alla tradizione, per
riavvicinarla ai giorni nostri. Un verso solido, efficace, fresco. Poesia fatta
di oggetti, attraversata da un vento e da un movimento costante, da una luce
che crea sfondo dietro le cose e i gesti, fatta di passi che rimbombano, di
colori carnali, permeata da una spiritualità sfumata, soffice, eppure
visibilissima.
Il
sintagma che chiude l’unico componimento della sesta e ultima sezione, «intimità
che salva», potrebbe racchiudere perfettamente il nostro discorso e il discorso del nostro
poeta. Nell’intimità della nostra vita, negli sguardi, nell’amore per i figli,
nelle attese, nell’impegno, nella consapevolezza c’è già la nostra salvezza, la
strategia per resistere al vuoto, per rimanere in piedi, sul vuoto. L’unica
strategia possibile. Così si chiude la raccolta. Una raccolta fatta di poesia che,
non a caso, Guido Mazzoni, curatore della collana «nuova poetica» di
Transeuropa e poeta egli stesso, definisce non solo «bella, ma anche
una poesia utile».
Emiliano Zappalà