di Philip Roth
Einaudi Numeri Primi, 2011
Traduzione di N. Gobetti
pp. 141
Il miglior romanzo della maturità. Così lapidariamente, ma anche in pompa magna, viene salutato l'arrivo di Indignazione, romanzo che riconferma il Roth di Pastorale americana o della Macchia umana, ma meno problematizzato. La tematica sociale, ben più approfondita nei romanzi appena citati, è uno sfondo, per quanto all'inizio del romanzo entri prepotentemente. Il romanzo è una formazione bruciante, e bruciata dalla Storia: il giovane Marcus Messner, ebreo, figlio di un macellaio kosher, parte da casa e dal padre iper-apprensivo per il secondo anno di giurisprudenza in un college universitario nell'Ohio. L'impronta delle sue origini modeste non abbandona mai il giovane, che, riservato, molto critico e mai pacificato, fatica a integrarsi con la vita del college.
A impreziosire e turbare la sua brillante concentrazione ci si mette l'incontro con Olivia Hutter, ragazza dall'equilibrio nervoso problematico, con una allusiva cicatrice al polso. La sensualità fin troppo disinibita turba profondamente il giovane Marcus, vergine e incredulo per le attenzioni di Olivia.
Ma tutto l'equilibrio faticosamente ricercato si spezza del tutto: i punti fissi familiari, la vita universitaria e sentimentale subiscono un tracollo, quasi in contemporanea. In più, la guerra di Corea entra violentemente a scardinare il microuniverso degli studenti.
Splendido e in pieno stile Roth il dialogo acceso tra il rettore e Marcus: la discussione, che prende la piega di una vera e propria disputatio parte da un argomento futile quale l'integrazione di Marcus nel campus e tracima, affronta temi esistenziali e religiosi, con la pungente ironia tipica dell'autore.
Un colpo di scena, a livello narratologico, nelle ultime pagine suggerisce di riconsiderare quanto letto fino a quel momento. Ma, non temete, non ve lo rivelerò qui. Vi basti l'invito a leggere il titolo della prima sezione dell'opera...
Gloria M. Ghioni
A impreziosire e turbare la sua brillante concentrazione ci si mette l'incontro con Olivia Hutter, ragazza dall'equilibrio nervoso problematico, con una allusiva cicatrice al polso. La sensualità fin troppo disinibita turba profondamente il giovane Marcus, vergine e incredulo per le attenzioni di Olivia.
Ma tutto l'equilibrio faticosamente ricercato si spezza del tutto: i punti fissi familiari, la vita universitaria e sentimentale subiscono un tracollo, quasi in contemporanea. In più, la guerra di Corea entra violentemente a scardinare il microuniverso degli studenti.
Splendido e in pieno stile Roth il dialogo acceso tra il rettore e Marcus: la discussione, che prende la piega di una vera e propria disputatio parte da un argomento futile quale l'integrazione di Marcus nel campus e tracima, affronta temi esistenziali e religiosi, con la pungente ironia tipica dell'autore.
Un colpo di scena, a livello narratologico, nelle ultime pagine suggerisce di riconsiderare quanto letto fino a quel momento. Ma, non temete, non ve lo rivelerò qui. Vi basti l'invito a leggere il titolo della prima sezione dell'opera...
Gloria M. Ghioni
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