La soglia di fuoco
di Marianna Burlando
ilmiolibro.it, 2012
Estate: voglia di mare, sole, viaggi e, perché no, voglia di libri che sappiano entusiasmare e allietare le lunghe giornate trascorse fuori città. Pagine frizzanti, capaci di accendere la curiosità e di suscitare emozioni, parola dopo parola. Attributi che non mancano a La soglia di fuoco, romanzo d’esordio di Marianna Burlando. Genovese di origini ma salentina d’adozione, psicologa in ambito oncologico, l’autrice non è nuova al mondo della letteratura, in quanto già autrice di alcune raccolte di racconti e di articoli in campo medico-scientifico.
La narrazione si snoda tra Londra e Chennai, nel sud dell’India, e si apre con le vicende del giovane Joseph Revlon. Dopo il fallimento dell’antica scuderia di famiglia, orgoglio dei Revlon da generazioni, Joseph si trasferisce nella capitale britannica. La tentacolare metropoli gli mostra subito il suo volto più aspro: Joseph sbarca il lunario grazie a lavori saltuari e, spesso, troppo faticosi per un ragazzo abituato al lusso e al denaro. Stanco di giornate sempre uguali, trascorse tra sandwich, birra e partite di pocker con un gruppo di amici, Joseph decide di offrirsi come cavia per la sperimentazione di un nuovo principio attivo. Nella clinica che ospita i volontari durante la somministrazione delle molecole al fine di individuarne la soglia MTD (Maximum Tolerate Dose), Joseph incontra Ramona, una ragazza di origini slave che lavora come assistente nella struttura. La bellezza e l'avvenenza di Ramona non sfuggono a Joseph che tenta di suscitare le attenzioni della ragazza, ignaro delle rigide regole della clinica che vietano al personale di avere qualsiasi tipo di contatto con i pazienti. Lo stupore di Joseph è grande quando, all’uscita dal centro, si accorge di essere seguito proprio da Ramona, finalmente persuasa a concedergli un appuntamento. Ma solo poche ore dopo la fine dei trials, Joseph manifesta i sintomi di uno strano malore. Le condizioni del giovane sembrano aggravarsi con il passare del tempo e la ragazza decide di chiedere aiuto a Kim, uno dei colleghi della clinica.
Kim le confessa che da tempo nutre un certo malcontento per quel lavoro, un sentimento alimentato non soltanto dai lati oscuri che si
celano dietro alle sperimentazioni e agli effetti collaterali sulle cavie ma,
soprattutto, dalla misteriosa e improvvisa scomparsa di una delle operatrici
della clinica, Oprea, amica e connazionale di Ramona. Purtroppo nessuno dei due
sa che Oprea è tornata nel suo paese accettando l’aiuto del direttore della
clinica, un magnate di origini indiane, che, dietro la sua generosità, nasconde
il desiderio di allontanare il più possibile la donna, unica custode di un
segreto scomodo a tal punto da far crollare la sua fortuna come un misero castello
di carte. Oprea è costretta ad una drammatica decisione: tacere sulla tragica
fine di una vita umana per salvarne un’altra. Rifiutare le cure offerte dal
direttore della clinica e denunciare il terribile episodio accaduto proprio
sotto ai suoi occhi, significa, infatti, perdere l’ultima flebile speranza di
salvare suo figlio Nico, gravemente malato e bisognoso di cure molto costose. Sulle orme di Oprea e di suo figlio, lo scenario si
sposta in India. Lasciata la frenetica e chiassosa capitale inglese, la giovane
si ritrova a Chennai, la città che tra i colori dei suoi sari, i profumi di mille spezie che si perdono tra vicoletti
angusti e sovraffollati, racchiude per lei e Nico la speranza di sconfiggere la
malattia.
Tra
le pareti della clinica, Oprea riflette sull’atmosfera quasi irreale in cui è
immerso il centro: poco oltre le mura che proteggono da occhi indiscreti
quell’edificio così imponente e lussuoso, una spirale di povertà divora il
groviglio di vite umane che popola i quartieri fatiscenti di Chennai. I dubbi
che affollano la sua mente si rivelano fondati quando, tra i corridoi
dell’ospedale, Oprea incontra Daya. Il drammatico racconto della giovane
indiana le rivela il vero volto di quel luogo e del suo misterioso benefattore.
Dinanzi a Oprea si spalancano le porte di un mondo fatto di miseria, indigenza
e abusi; un esercito di emarginati, vittima di chi, forte di un'impunità
conquistata con il denaro, usa la disperazione per alimentare il proprio impero
economico. Ma in Daya e nei suoi familiari, Oprea scorge i bagliori di un
orgoglio e di una dignità che non si possono comprare e che la giovane, decisa
a non tradire una seconda volta la sua coscienza, si impone di difendere, anche
a costo della vita. Così, mentre Oprea tenta di fermare il macabro commercio
che si svolge tra le mura della clinica di Chennai, Ramona, Kim e Joseph
cercano di scoprire quali reali interessi ruotino intorno alle sperimentazioni
di Londra, ignari del filo invisibile che unisce il Centro londinese
all’ospedale indiano, pedine di un unico, immenso colosso economico: la Human
Health House.
Ne La soglia di fuoco l’autrice riesce a trattare tematiche molto diverse tra loro muovendosi con perizia attraverso una gamma piuttosto ampia di generi narrativi. In poco più di centoventi pagine si alternano azione e sentimento, attualità ed evasione, in un crescendo di emozioni e colpi di scena che conferiscono al romanzo l’impronta di un thriller intrigante e mozzafiato. Lo stile è asciutto, semplice, accattivante, scevro di ogni retorica, a tratti quasi lapidario; la scelta di costruire la narrazione quasi unicamente al presente, contribuisce a tenere sempre alto il ritmo del romanzo aumentandone la suspance. Sullo sfondo, due città agli antipodi non solo dal punto di vista geografico. Da una parte Londra, la capitale multietnica, frenetica e travolgente, meta agognata da migliaia di turisti che sognano di ammirare il Big Ben a bordo dei tradizionali autobus a due piani o di fotografare le stravaganti cabine telefoniche, ma anche punto di incontro di tanti giovani provenienti dall’Est europeo le cui vite si intrecciano nella speranzosa ricerca di nuove opportunità, proprio come Ramona e Oprea. Vista e narrata dai protagonisti del romanzo, Londra ci appare da angolazioni nuove e sorprendenti, una città dai mille volti che si rivelerà calda e avvolgente, nonché complice sorniona di nuovi amori. Una metropoli affascinante, metafora di un’opulenza e di uno stile di vita opposti a quello dell’altra città protagonista del romanzo: Chennai. Quella che molti conoscono con l’antico nome di Madras, è lo specchio di un intero paese, l’India, che vive il suo ingresso sulla scena mondiale tra le contraddizioni tipiche dei moderni Stati emergenti. Piccole oligarchie del potere economico e politico si innestano in un tessuto sociale dominato da condizioni di estrema povertà e di emarginazione, mentre ogni aspetto della vita pubblica e privata è permeato dall’incessante dualismo tra innovazione e tradizione, tra un forte legame con il passato e un prepotente anelito verso futuro.
Al di là della trama, pregevole e ben costruita, non si può fare a meno di notare e sottolineare la tematica che rappresenta, se vogliamo, l’anima di tutto il libro. Attraverso le avventure dei personaggi del suo romanzo, la Burlando ci regala pagine di profonda riflessione sulla dignità della vita umana e sull’importanza di tutelarne il valore impedendone la mercificazione. Un tema spigoloso che, tuttavia, la scrittrice riesce ad affrontare senza lasciar trasparire alcun tipo di pregiudizio etico o morale. “Qual è la soglia oltre la quale non ci è concesso decidere della nostra vita in quanto unici padroni del nostro corpo?”, sembra chiedere ai suoi lettori attraverso le giovani voci di Joseph, Ramona, Oprea e Kim.
L’epilogo di un libro che ci riserva una sorpresa dietro l’altra non poteva essere da meno, facendoci rivivere uno dei giorni che ha cambiato per sempre il volto della storia contemporanea.
Malgrado i tanti elementi di rilievo, il romanzo non ha ancora trovato un editore ed è autopubblicato dall’autrice mediante ilmiolibro.it. Il caso del La soglia di fuoco conferma che l’universo variegato del self-publishing può consegnarci un prodotto letterario senza dubbio degno di considerazione; il giusto compromesso per chi cerca di una lettura piacevole e coinvolgente senza rinunciare ad un contenuto di alto spessore tematico.
Vittoria D. Raimondi
Ne La soglia di fuoco l’autrice riesce a trattare tematiche molto diverse tra loro muovendosi con perizia attraverso una gamma piuttosto ampia di generi narrativi. In poco più di centoventi pagine si alternano azione e sentimento, attualità ed evasione, in un crescendo di emozioni e colpi di scena che conferiscono al romanzo l’impronta di un thriller intrigante e mozzafiato. Lo stile è asciutto, semplice, accattivante, scevro di ogni retorica, a tratti quasi lapidario; la scelta di costruire la narrazione quasi unicamente al presente, contribuisce a tenere sempre alto il ritmo del romanzo aumentandone la suspance. Sullo sfondo, due città agli antipodi non solo dal punto di vista geografico. Da una parte Londra, la capitale multietnica, frenetica e travolgente, meta agognata da migliaia di turisti che sognano di ammirare il Big Ben a bordo dei tradizionali autobus a due piani o di fotografare le stravaganti cabine telefoniche, ma anche punto di incontro di tanti giovani provenienti dall’Est europeo le cui vite si intrecciano nella speranzosa ricerca di nuove opportunità, proprio come Ramona e Oprea. Vista e narrata dai protagonisti del romanzo, Londra ci appare da angolazioni nuove e sorprendenti, una città dai mille volti che si rivelerà calda e avvolgente, nonché complice sorniona di nuovi amori. Una metropoli affascinante, metafora di un’opulenza e di uno stile di vita opposti a quello dell’altra città protagonista del romanzo: Chennai. Quella che molti conoscono con l’antico nome di Madras, è lo specchio di un intero paese, l’India, che vive il suo ingresso sulla scena mondiale tra le contraddizioni tipiche dei moderni Stati emergenti. Piccole oligarchie del potere economico e politico si innestano in un tessuto sociale dominato da condizioni di estrema povertà e di emarginazione, mentre ogni aspetto della vita pubblica e privata è permeato dall’incessante dualismo tra innovazione e tradizione, tra un forte legame con il passato e un prepotente anelito verso futuro.
Al di là della trama, pregevole e ben costruita, non si può fare a meno di notare e sottolineare la tematica che rappresenta, se vogliamo, l’anima di tutto il libro. Attraverso le avventure dei personaggi del suo romanzo, la Burlando ci regala pagine di profonda riflessione sulla dignità della vita umana e sull’importanza di tutelarne il valore impedendone la mercificazione. Un tema spigoloso che, tuttavia, la scrittrice riesce ad affrontare senza lasciar trasparire alcun tipo di pregiudizio etico o morale. “Qual è la soglia oltre la quale non ci è concesso decidere della nostra vita in quanto unici padroni del nostro corpo?”, sembra chiedere ai suoi lettori attraverso le giovani voci di Joseph, Ramona, Oprea e Kim.
L’epilogo di un libro che ci riserva una sorpresa dietro l’altra non poteva essere da meno, facendoci rivivere uno dei giorni che ha cambiato per sempre il volto della storia contemporanea.
Malgrado i tanti elementi di rilievo, il romanzo non ha ancora trovato un editore ed è autopubblicato dall’autrice mediante ilmiolibro.it. Il caso del La soglia di fuoco conferma che l’universo variegato del self-publishing può consegnarci un prodotto letterario senza dubbio degno di considerazione; il giusto compromesso per chi cerca di una lettura piacevole e coinvolgente senza rinunciare ad un contenuto di alto spessore tematico.
Vittoria D. Raimondi
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