Marito è moglie
di Régis de Sá Moreira
Aìsara, 2012
pp. 135
L'involucro tematico di questo romanzo è un leitmotiv dello storytelling occidentale, che, nato nella letteratura gotica del XIX secolo, ha presto offerto un ottimo spunto al mondo del cinema di consumo. Parlo del cosiddetto body swap, lo scambio di corpi: due personaggi - letteratura e cinema hanno esplorato tutte le possibilità di commutazione - si ritrovano improvvisamente l'uno nel corpo dell'altro; ne sperimentano la diversa fisicità, spesso in modo traumatico o esilarante, sono costretti ad affrontare situazioni bislacche o rischiose, che esigono difficili prove di empatia; faticosamente, finiscono per allargare i propri orizzonti. Il tema è vivace e molto interessante, perché, in fondo, è la trasposizione fisica - e, dunque, lampante - dei conflitti dialettici che sono alla base di ogni solida costruzione narrativa.
Si tratta, lo si è detto, di un tema caro alla narrativa di genere (dal gotico alla science fiction) e al cinema di consumo, anche televisivo (che ne ha consacrato alcuni ridicoli cliché). Ma non mancano interessanti sperimentazioni letterarie sull'argomento: Marito è moglie, l'ultimo romanzo di Régis de Sá Moreira, ne è un ottimo esempio, soprattutto perché prende di petto proprio quel carico di cliché a cui facevamo riferimento - tipici, d'altronde, di un tema sfruttato in lungo e in largo dai narratori - e li trasforma in qualcosa di diverso. Abbiamo un marito e una moglie, senza nome: lui scrittore in crisi, lei agente letteraria; lei è una salutista di prim'ordine, lui sfoga la sua insoddisfazione in birra e junk food. Lo scambio stravolge la gelida consuetudine di un matrimonio agli sgoccioli:
Tua moglie ti osserva nauseata riempire il suo corpo di patatine e birra mentre tu compatisci il tuo, tenuto a stecchetto con tofu e tè verde.
Lei tace pur di non sentire la tua voce, tu taci per risparmiarle la sua.
L’unica cosa che vi consola è non dovervi più vedere l’un l’altro.
Marito e Moglie sono dapprima costretti a venire a patti con la loro nuova identità fisica, ad accettarla. Il potenziale di quei cliché esplode nelle mani dei due coniugi, coinvolgendo anche il mondo editoriale, con esiti piuttosto divertenti - immaginate come può reagire uno scrittore in crisi nell'interagire con un instancabile produttore di bestseller - e mai banali. Una lenta esplorazione di queste potenzialità, anche quelle più grottesche, fino alle estreme conseguenze.
La penna di Régis de Sá Moreira, di cui tanti lettori si sono innamorati con Il libraio, una gustosa favola per bibliofili, si fa qui più affilata. Voglio essere schietta: leggere una pagina di quest'autore dà una importante e difficilissima lezione; insegna, cioè, che una scrittura può avere corpo - un corpo sensualissimo e succoso - anche se all'apparenza presenta una sintassi scarna, nervosa, quasi scheletrica. Come le donne di Egon Schiele, in fondo. Ma c'è molto di più: i giochi linguistici, per esempio, innescati dall'ambiguità pronominale, perché molte azioni - dal grattarsi la barba all'atto sessuale - sono transitive soltanto in apparenza (es. "Il tuo corpo scappa in camera vostra. Il suo, invece, lo trascini in bagno"); de Sá Moreira confonde le carte, ai nostri occhi di lettori come nei corpi dei protagonisti del romanzo. L'effetto non è scanzonato, è pungente: l'abilità di Régis de Sá Moreira è stata proprio quella di far reagire un tema tanto visitato con un'ironia dissacratoria, e forse per questo tanto più vera. Non a caso il romanzo è dedicato A mio marito. E, non a caso, si legge tutto d'un fiato.
Laura Ingallinella
Non sai più esattamente chi sei e non ti importa.
Te ne importa sempre meno.
La penna di Régis de Sá Moreira, di cui tanti lettori si sono innamorati con Il libraio, una gustosa favola per bibliofili, si fa qui più affilata. Voglio essere schietta: leggere una pagina di quest'autore dà una importante e difficilissima lezione; insegna, cioè, che una scrittura può avere corpo - un corpo sensualissimo e succoso - anche se all'apparenza presenta una sintassi scarna, nervosa, quasi scheletrica. Come le donne di Egon Schiele, in fondo. Ma c'è molto di più: i giochi linguistici, per esempio, innescati dall'ambiguità pronominale, perché molte azioni - dal grattarsi la barba all'atto sessuale - sono transitive soltanto in apparenza (es. "Il tuo corpo scappa in camera vostra. Il suo, invece, lo trascini in bagno"); de Sá Moreira confonde le carte, ai nostri occhi di lettori come nei corpi dei protagonisti del romanzo. L'effetto non è scanzonato, è pungente: l'abilità di Régis de Sá Moreira è stata proprio quella di far reagire un tema tanto visitato con un'ironia dissacratoria, e forse per questo tanto più vera. Non a caso il romanzo è dedicato A mio marito. E, non a caso, si legge tutto d'un fiato.
Laura Ingallinella