di Raymond Chandler
Feltrinelli, 2001
traduzione di Oreste Del Buono
Mondadori, 1948 (I ed.)
traduzione di Ida Omboni
Erano quasi le undici di una mattina di mezzo ottobre, senza sole e con una minaccia di pioggia torrenziale nell'aria troppo tersa sopra le colline. [...] Ero ordinato, pulito, ben raso e sobrio, e non me ne importava che la gente se ne accorgesse. Sembravo il figurino dell'investigatore privato elegante. Andavo a far visita a un milione di dollari.
Con un incipit che ben presto sarebbe diventato un classico nella letteratura noir, si apre il primo - e più celebre - romanzo di Raymond Chandler. Protagonista principale è Philip Marlowe, investigatore privato anch'egli destinato alla paradigmaticità.
Il romanzo, narrato dallo stesso Marlowe in prima persona, si svolge nella Los Angeles di fine Anni Trenta, in cui il detective indaga, dietro incarico di un anziano milionario, su un tentativo di ricatto. Le indagini ben presto rivelano un traffico di pubblicazioni pornografiche (criminale per l'epoca) cui fanno seguito tre omicidi. Marlowe riuscirà a risolvere il caso ma la vicenda si chiude in modo amaro, dopo uno sviluppo inaspettato e una complessità maggiore del previsto.
Un detective solitario, disilluso e cinico, un mondo popolato da delinquenti di varia caratura, misteriose dark lady, sbirri non sempre esempi di specchiata onestà. Questi sono i canoni principali della letteratura hard boiled, di cui Chandler fu il maggior esponente, insieme a Dashiell Hammett che ne è considerato il vero capostipite. Fu lo stesso Chandler a dichiarare di aver voluto rimuovere il racconto poliziesco dal piedistallo ove poggiava, come fosse un'antica porcellana, per riportarlo nell'ambiente cui apparteneva, ossia nelle strade metropolitane.
Per capire questo concetto è necessario analizzare brevemente la letteratura poliziesca e separarla in due "scuole": da una parte vi è il racconto-enigma, in cui il delitto e la sua soluzione sono trattati come un esperimento di laboratorio, in cui l'investigatore è un ragionatore puro che giunge alla soluzione tramite un processo deduttivo, avendo a disposizione tutti gli elementi necessari. Mi riferisco in questo caso alle trame sul modello della "stanza chiusa", introdotto da Poe e inseguito utilizzato, fra gli altri, da Conan Doyle, Chesterton, Agatha Christie, Ellery Queen e - addirittura - da Borges. In questo caso il delitto, spesso eseguito con procedimenti raffinati e macchinosi, è strumentale al successivo esercizio intellettivo e ha ben poco a che vedere con la realtà. Inoltre, i personaggi delle storie sono rigidamente collocati in categorie manichee di buoni e cattivi, in modo da evitare turbamenti alla middle class di epoca vittoriana che costituiva il corpus dei lettori (questo non vale per Borges, ovviamente).
Di tutt'altro tipo è la hard boiled fiction, che costituisce un vero e proprio filone letterario introdotto negli Stati Uniti degli Anni Venti a opera, come già accennato, di Hammett, Chandler e dagli altri autori che scrivevano racconti polizieschi per i pulp magazine, le riviste popolari stampate su carta economica (pulp, appunto) come Black Mask o Atlantic Detective Monthly. In questi brevi racconti, e più tardi nei lavori di più ampio respiro come i romanzi, si stabiliscono i canoni della letteratura hard boiled: realismo "spinto" nei dialoghi e nelle situazioni narrative, presenza di temi scomodi quali droga, alcol, prostituzione, corruzione, descrizioni vivide di crimini violenti. La divisione dei personaggi fra buoni e cattivi non è più così netta, tutti sono a vario grado immersi nel sordido mondo delle metropoli moderne. Nessuno di essi riesce a evitare il contatto con il degrado e la decadenza morale, come si evince dalle parole dello stesso Marlowe:
Che importa dove si giace, quando si è morti? In fondo a uno stagno melmoso o in una torre di marmo sulla vetta di una montagna? [...] Si dorme il grande sonno, senza badare se si è morti male, se si è caduti nella sporcizia. Quanto a me, facevo parte di quella sporcizia, ora.
Se la figura del detective "ragionatore" deriva dallo stereotipo del borghese vittoriano, quella di Marlowe, Sam Spade e degli altri hard boiled ha le radici nella misconosciuta letteratura western di fine Ottocento.
Particolarmente interessante e puntuale è l'analisi fatta da Mempo Giardinelli [1], scrittore e giornalista argentino, sulla genesi di questo filone narrativo, i cui capostipiti risalirebbero, fra gli altri, a Bret Harte, Zane Grey, Stephen Crane e Ambrose Bierce. Giardinelli nota che nei romanzi di avventura, in special modo quelli ambientati nel Far West, vi sono tutti gli elementi che in seguito avrebbero determinato le caratteristiche peculiari del thriller: violenza, avidità, rifiuto del romanticismo, dialoghi brevi e laconici, prosa asciutta, critica sociale, personaggi solitari, caustici e pragmatici - frutto dell'esasperato individualismo statunitense - alle prese con la ferocia della selva cittadina moderna.
Scritto nel 1938 in poco più di tre mesi, Il grande sonno è il risultato della lunga esperienza di Chandler come scrittore di racconti per i pulp magazine. Il romanzo ebbe immediato successo di pubblico, tuttavia l'autore fu a lungo considerato mediocre a causa della diffidenza provata negli ambienti intellettuali verso la narrativa di genere. Oggi Chandler è annoverato fra i grandi della letteratura statunitense del Ventesimo Secolo, insieme a quegli autori che come lui hanno descritto il lato oscuro del sogno americano.
Stefano Crivelli
NOTE:
[1] M. Giardinelli, El género negro (ensayo sobre la novela policial), Córdoba, Oloop, 1990.↩