La Buchmesse sta agli amanti dei libri come Alice al Paese delle
Meraviglie. Ma se Alice, nel corso delle sue mirabolanti avventure ogni
tanto perde la testa, chi entra alla Buchmesse per lavoro deve imporsi
di mantenere i piedi ben saldi a terra. Così, armata di self control, mi
sono addentrata alla scoperta di ciò che di nuovo ed interessante la
Fiera del Libro di Francoforte ha offerto nell'edizione 2012. Raccontare
tre giorni di fiera sarebbe lungo e noioso, così vi lascerò alcuni
flash delle cose che mi hanno più colpito, nel bene e nel male.
Ebook alla riscossa.
Inutile dire, perché lo hanno scritto un
po' dovunque, che i protagonisti sono stati gli ebook e tutto ciò che vi
ruota attorno: editori digitali, servizi di conversione e
distribuzione, creatori di app, accessori e - naturalmente - produttori
di e-reader. Tanti anche gli editori nativi digitali, alcuni
piccolissimi ma interessanti. Soprattutto per l'approccio innovativo e
internazionale. E' palese infatti che ormai, con la crisi mondiale che
investe l'editoria cartacea, occorre puntare su strade alternative. Se
l'editoria tradizionale arranca, il mercato degli ebook gode di ottima
salute: a cominciare dagli USA dove fa persino da traino per il
cartaceo. Anche l'Italia non è da meno e si segnala l'aumento sia dei
fruitori di ebook sia delle vendite dei libri elettronici. I tanti
ereader esposti erano una gioia per gli occhi di chi, come me, ama la
carta ma apprezza anche la lettura digitale: ho potuto prendere in mano e
provare il Kobo Glo, e il piccolissimo e-reader della Txtr, il Beagle,
appena 128 grammi per meno di 13 cm, presentato alla Buchmesse come la
soluzione da abbinare agli smartphone che non dispongono di dispositivo
per gli ebook. E proprio in abbinamento alle principali compagnie
telefoniche Txtr lo commercializza ad appena 9,90 euro.
Quello che i media non dicono.
Al mio ritorno, facendo una
piccola rassegna stampa di ciò che è stato scritto sulla Buchmesse in
italia, ho notato con rammarico che i media italiani come al solito non
si smentiscono mai: notizie catastrofico-melodrammatiche ad effetto a
fronte di incompletezza d'informazione. Infatti che l'editoria italiana è
in crisi lo hanno scritto in tutte le salse giornali e blog del nostro
paese, riportando i dati salienti della relazione presentata proprio
alla Buchmesse dall'Associazione Italiana Editori, ma in nessuno degli
articoli che ho letto si aggiungeva che in gran parte del resto del
mondo non se la passano meglio, che il mercato anglofono è saturo, e che
gli editori statunitensi pubblicano sempre meno libri stranieri perché lì i traduttori bravi si fanno pagare salatamente, perciò si investe
solo sui libri che in patria hanno venduto oltre le 30.000 copie e che
quindi offrono una certa garanzia di commercilizzazione. Tutte
informazioni che come un tormentone sono state ripetute a più riprese
nel corso dei tanti dibattiti, brevi workshop, approfondimenti,
organizzati nel corso della fiera.
Italian style?
Alla Buchmesse erano presenti 250 editori italiani: la maggior parte con stand piccoli o piccolissimi, tutti piuttosto anonimi e senza alcuna attrattiva per il visitatore (come invece erano altri stand sempre piccoli o piccolissimi di altri paesi, a quanto pare molto più creativi). Poi c'erano gli stand enormi dei grandi gruppi editoriali italiani, molto più ricchi ma altrettanto anonimi e senza personalità. Tutt'altra aria si respirava nel padiglione tedesco e in quello anglofono, con stand assai fantasiosi, alcuni un tantino kitsch che però passavano in secondo piano di fronte ai sontuosi stand dei grandi editori dei paesi arabi e a quelli multicolor dell'Estremo Oriente. Gli stand più accattivanti ed originali erano - anche quest'anno - quelli dei paesi nordici (in particolare quello dell'Islanda con tanti diversi salottini in stile retro dove veniva voglia di sedersi con un buon libro e una tazza di tè). Semplice ma di minimale eleganza quello della Nuova Zelanda, paese ospite all'edizione 2012.
Il testimone dalla terra dei Maori passerà nel 2013 al Brasile che ha già promesso di portare alla Buchmesse una settantina di autori.
Letteratura "politica" e impegno
Alla faccia delle 50 sfumature e tutta la serie di lettertura hot da casalinghe disperate, sono ricomparsi alla fiera titoli "politici" che prendono posizione sui temi caldi (caldi davvero questi) dell'economia e della situazione sociale. Un particolare "zoccolo duro" era rappresentato al padiglione tedesco con Ingo Schulze (I nostri bei vestiti nuovi, Hanser Berlin), Susanne Schmidt, figlia dell'ex cancelliere (Come le banche governano la politica, Droemer); ma segnalo anche il giovane economista ceco Tomas Sedlacek (L'economia del bene e del male, Garzanti).
La redenzione del self-publishing
Si è parlato molto anche di self-publishing, riconosciuto come alternativa alla classica trafila di invio manoscritti agli editori, per promuovere i propri scritti e magari fare il salto di qualità con la pubblicazione da parte di case editrici di rilievo. Un salto che è riuscito ad esempio al britannico Mark Sennen, autore di una trilogia di crime story pubblicate in ebook con Amazon delle quali ora ha acquistato i diritti HarperCollins per la versione cartacea. Oppure alle tedesche Martina Gercke ed Emily Bold che hanno venduto decine di migliaia di ebook e in poco tempo sono diventate autrici di successo e hanno raccontato la loro esperienza al pubblico della Buchmesse.