Suonava alla porta il
rappresentante de I Quindici, ben
vestito e con la valigetta. Erano i primi anni sessanta, le enciclopedie a
fascicoli (Motta, Galileo, Le Muse) invadevano le case, segno di un’emancipazione
alla portata di tutti, di un progresso sociale tangibile, fatto di cose
concrete, come l’automobile, le vacanze, il vino in bottiglia, il frigorifero, la
tv dei ragazzi, il maestro Manzi che alfabetizzava l’Italia via cavo. Madri
casalinghe e nonni intimiditi lo facevano accomodare nel salotto buono,
offrendo caffè e liquori. Pieno di sussiego, apriva la ventiquattrore e
mostrava campioni nuovi di stampa dei libri che avrebbero segnato (insieme alle
fiabe sonore) un’intera generazione, stimolando curiosità e fantasia, forgiando
il gusto di molti di noi.
I Quindici fu diffusa dalla
metà degli anni sessanta alla metà dei settanta. Derivava dall’omologa
statunitense Childcraft ed era edita
in Italia dalla Field educational, con direttore Armando Guidetti e per la parte grafica
Filippo Maggi. Altri collaboratori italiani sono stati Aldo Agazzi, Vittoria
Belluschi, Dino S. Beretta, Andrea Cavalli Dell'Ara, Jolanda Colombini Monti,
Roberto Costa, Giancarlo Masini, Deda Pini, Luigi Santucci, Francesco
Valori e Domenico Volpi.
Il genitore o nonno perplesso
osava a mala pena far presente che il bambino/la bambina ancora non sapeva
leggere ma l'aggurerrito rappresentante aveva pronta la foto dell’ippopotamo grande quanto
sei vasche da bagno, tratto da La vita intorno a noi, mostrando come i libri fossero ricchi
di figure intuitive e d’immediata comprensione.
L’enciclopedia era
composta da quindici volumi tematici, rivolti a ragazzi di massimo 10 anni - ragazzi
di allora, che non conoscevano Ipad e playstation ed erano abituati ad andare a
letto dopo Carosello - più un volume
dedicato ai genitori (Voi e il vostro bambino) che ebbe
grande successo data la scarsità di scritti sull’argomento allora disponibili
in Italia.
- Poesie e rime
- Racconti e fiabe
- Il mondo e lo spazio
- La vita intorno a noi
- Feste e costumi
- Come le cose cambiano
- Come si fanno le cose
- Come funzionano le cose
- Fare e costruire
- Cosa fanno gli uomini
- Scienziati e inventori
- Pionieri e patrioti
- Personaggi da conoscere
- Luoghi da conoscere
- Voi e il vostro bambino
I libri erano
caratterizzati da dorsi multicolori che creavano un arcobaleno inconfondibile e
riconoscibile a distanza sugli scaffali domestici, ed è appunto a questa
edizione, la prima e mitica, che qui facciamo riferimento, le altre - nero su
crema, oro su nero, e, ancora, parzialmente multicolori (2006) - non hanno lo
stesso impatto evocativo.
Nessuno può dimenticare
il numero nove Fare e Costruire, individuabile
dall’orlo superiore slabbrato e sporco per il troppo uso. I bambini lo
utilizzavano in continuazione per fabbricare di tutto, dai segnalibri, ai portapenne
fatti con le mollette da bucato, ai dolci americani come gli scones, che nessuno sapeva cos’erano ma
facevano tanto modernità, laddove moderno, allora, era sinonimo di progredito e
giusto. Il volume veniva letto mentre sullo schermo scorrevano le immagini in
bianco e nero di “Giocagiò”, il
programma preferito dei ragazzi di allora, una sorta di Art Attack ante litteram che, condotto da Lucia Scalera e
Nino Fustagni, si avvaleva di autori del calibro di Gianni Rodari.
I quindici coloratissimi
volumi coprivano l’arco dello scibile, indirizzando i fruitori verso tutti gli
aspetti del mondo circostante. Alcuni aprivano gli occhi sulle meraviglie della
scienza e della tecnica (Come funzionano
le cose, Il mondo e lo spazio, Come si fanno le cose, Scienziati e inventori, Cosa
fanno gli uomini), altri
stimolavano l’interesse per la storia (Come
le cose cambiano, Pionieri e patrioti, Personaggi da conoscere), la natura (La vita intorno a noi), la geografia (Luoghi da conoscere, Feste e Costumi).
I volumi erano definiti
“i libri del come e del perché”, spiegavano
concetti complicati in modo semplice e immediato, avevano un intento didattico,
didascalico, divulgativo ma anche etico. Spingevano all’eroismo, al
patriottismo, alla divisione fra male e bene, com’era nella sensibilità dell’epoca,
ci rendevano desiderosi di sapere, di esplorare, di viaggiare, di leggere, di
approfondire, suscitavano domande e la voglia di andare oltre a ciò che i sensi
mostravano.
Così si presenta ai lettori il primo volume:
“I Quindici (…) non è un trattato né un’enciclopedia, né un sillabario, né un manuale scolastico. Tuttavia i vostri bambini e fanciulli troveranno in essa la realtà nei suoi molteplici aspetti e impareranno innumerevoli cose: impareranno, speriamo, a leggere meglio, cioè a raccogliere, con intelligenza, esatte nozioni e buone emozioni”. (Volume 1 pag. 6)
Ecco dichiarato il
doppio intento: insegnare ed emozionare, avvicinare alla conoscenza attraverso il
coinvolgimento, la commozione, la partecipazione.
E, sempre nell’introduzione,
possiamo cogliere la spinta al progresso, all’elevazione sociale e spirituale,
che era tipica di quegli anni e che portava gli operai a studiare alle scuole
serali per diplomarsi, per innalzarsi al di sopra della massa ignorante.
“I bambini desiderano veramente apprendere e capire. Non è forse vitale che essi imparino, come e meglio del papà, della mamma e dei fratelli maggiori, se questo è appena possibile?”
E chissà quanti talenti
letterari, quanti orecchi ritmici, non siano stati incoraggiati dalla lettura
di Racconti e fiabe e Poesie e Rime, due volumi che insegnavano ad amare le parole, spronando
la fantasia, il senso del reale ma anche del magico, del mistico, del
fantastico, con poesie tratte dalla cultura di tutto il mondo, con brani di Pascoli,
Belli, Wanda Bontà, Cardarelli, Carducci, D’Annunzio, De Amicis, Fucini, Ada Negri,
Palazzeschi, Pezzani, Saffo, Ungaretti.
Le poesie erano ridotte
e riadattate per i bambini, secondo una moda che tendeva alla condensazione dei
classici per l’infanzia, ma anche dei best seller per adulti, sulla scia di Selezione del Reader’s Digest che pubblicava "riassunti"
di romanzi della letteratura contemporanea, concentrando in 20/30 pagine
l'intera trama, salvando alcune descrizioni e dialoghi dell'originale.
Ciò che la raccolta de I Quindici si proponeva, rispecchiava in
pieno l’ideale di un’intera epoca: “creare
una generazione migliore, aperta alla bellezza, alla verità, alla bontà”. Quello
di bontà è un concetto che ritroviamo anche nel jingle iniziale delle
contemporanee fiabe sonore della Fabbri.
Forse perché
influenzati dai programmi ministeriali della DC, a loro volta fortemente condizionati
dalla chiesa cattolica, non ci si vergognava allora a parlare di bontà e di
onestà, a considerarle valori da
trasmettere alle generazioni future, fini cui tendere per il miglioramento del
singolo individuo e, di conseguenza, della società tutta.
Non sarebbe male se,
ogni tanto, qualcuno se ne ricordasse anche oggi.
Patrizia Poli
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