- Grazie, ma l’onore che mi concede mi lascia quasi senza parole, soprattutto se penso con quali immense personalità Lei abbia avuto occasione di scambiare opinioni.
- Vedi, per me le persone non si
distinguono dal loro prestigio sociale o economico. Ho accettato il tuo invito
perché so che mi hai voluto bene e che le tue successive ribellioni sono nate
solo da una sopravvalutazione delle mie
possibilità.
- Sì, è
vero ho voluto, come in tante altre circostanze e con tante altre persone,
considerarLa un maestro. Una persona alla quale rivolgermi con fiducia, con la
quale poter sbagliare senza rischi, poter fare domande stupide e pretendere
risposte. Sa, una delle cose che più m’è mancata nella vita è quella di poter
fare domande stupide, quelle che si fanno ai padri o alle madri, tanto per
sentirli parlare.
- Appunto, mi hai sopravvalutato, anzi
hai sopravvalutato la mia possibilità di poter incidere sulla tua vita…
- Non sono convinto di averLa sopravvalutata, forse Le ho chiesto ciò che Lei non poteva
darmi, ma certamente Lei credeva con fermezza in ciò che scriveva, e dunque
credeva che l’emersione delle cause di una patologia psichica fosse di per sé
l’avvio della guarigione.
- No, anzitutto io ho distinto tutta
una serie di patologie psichiche e additato quelle che erano suscettibili di
miglioramento grazie al trattamento che avevo indic…
- No,
no, no, un momento! Non cominciamo a menar il can per l’aia! Leggendo i suoi
libri e affidandomi ad uno dei suoi seguaci potevo far emergere le cause remote
del mio malessere, tanto per usare un eufemismo, ma Le assicuro che questo
proprio non m’è servito né a superarlo né a soffocarlo. Anzi quasi quasi lo
consideravo un alibi, una predisposizione incoercibile.
- Come al solito tu vuoi risolvere un
problema considerandoti contemporaneamente il paziente e il medico. I libri
sono libri: non risolvono. L’analisi che avevi iniziato richiedeva del tempo,
una partecipazione più fiduciosa…
- Non hai valutato abbastanza quanto
valessi tu…
- Insomma
la colpa è del malato, che se l’è cantata e se l’è suonata.
- Io ho cercato di indicare una strada
che potesse alleviare le sofferenze provocate da talune patologie psichiche…
- E non
ha anche cercato di edificare una vera e propria filosofia
umanistico-scientifica che salvasse la capra del positivismo con i cavoli della
disintegrazione dell’oggetto da conoscere, l’io per l’appunto (io, es e
super-io)?
- Ma questo può essere avvenuto in un
secondo momento, per via accidentale. Atteniamoci ai dati clinici…
- Ma
come diavolo ci si può attenere ai dati clinici se, tanto per dire, Lei elabora
la teoria del complesso edipico esemplandola da un modello storicamente e
geograficamente determinato. Se sotto il suo occhio clinico, anziché la
famiglia austriaca alto-borghese avesse avuto la famiglia bracciantile della
Sicilia di fine secolo non pensa che anche i dati clinici avrebbero avuto esiti
del tutto diversi?
- Talune componenti della psiche umana
rimangono invariate…
- Sono
dati antropologici, allora! Ciò che valeva per la tribù primordiale - desiderio
del figlio per la madre, uccisione del padre, istituzione, per autopunizione,
del divieto d’incesto ecc. ecc.- rimane un modello che si ripropone pari pari
da diecimila anni? E le stratificazioni, le differenze culturali, sociali,
ideologiche non fondano un’antropologia sempre rinnovabile e sempre
storicamente ridefinibile?
- Mi rimproveri di aver costruito un
modello a-storico e non ti accorgi che tu fai esattamente lo stesso, quando
consideri il pittore rupestre di Crô-Magnon come l’iniziatore della
condivisione estetica di un’esperienza come se da allora ad oggi
quell’esperienza non fosse antropologicamente ridefinibile all’infinito?
- Anche
a non voler considerare che il Suo procedimento è inverso al mio, io parto da
lì, per arrivare a noi, Lei parte da noi volendo interpretare
l’ininterpretabile. Le Sue sono teorie modellanti, son…
- Sono quello che tu vuoi! Cancella dai miei studi e dai miei scritti,
che tanto ti sono piaciuti, tutto ciò che non sia immediatamente riferibile a
malattia e alleviamento di essa. Non spingerti sempre alla ricerca delle
risposte impossibili. Non fare a pugni con chi cerca di aiutarti, combatti
invece la distorsione che è dentro di te. Usami, se vuoi, come il Padre da
abbattere. Deridimi e denigrami. Sapendo che io continuerò ad amarti come si
ama un figlio. Ma smettila, smettila di ritenerti un caso unico e non
trattabile. Smettila, soprattutto di credere di poter dialogare con Sigmund
Freud!