#CritiComics: Papà Gambalunga (Watashi no Ashinaga Ojisan)



Papà Gambalunga andò in onda su Italia 1 nel 1991, proprio un anno dopo la messa in onda giapponese. A differenza di altri anime, la serie di episodi di Papà Gambalunga non è stata tratta da un manga, ma dall'omonimo libro di Jean Webster. Datato 1912, il romanzo epistolare della Webster è stato oggetto di molti rifacimenti, teatrali e cinematografici, ricordiamo infatti il celebre film con Fred Astaire e Leslie Caron (1955) o Riccioli d'oro (1935), l'adattamento in cui Shirley Temple recitava nel ruolo di della protagonista
Ci sono poche differenze tra il romanzo e la trama dei quaranta episodi della serie animata della Nippon Animation, che si inscrive in un progetto ben più ampio, quello del World Masterpiece Theater, ossia la realizzazione di moltissimi anime ispirati a dei classici della letteratura per ragazzi. E come non tenere conto di Daddy Long Legs, in cui le lettere della protagonista al suo amato Papà Gambalunga raccontano la sua vita, le amicizie, e le vicende di ragazza rimasta orfana e cresciuta in un orfanotrofio. 


Nell'originale disegno della Webster (foto a sinistra) Judy ha due simpatiche trecce e una palla da basket, mentre Papà Gambalunga ha una silhouette esilissima (foto a destra): è questa l'unica immagine che Judy conserva di lui, perché ne ha visto soltanto l'ombra proiettata su una parete. Anche nella serie animata la protagonista ha due codini di trecce, è bravissima nel gioco del basket e rappresenta il suo tutore con la stessa forma esile su un foglio di carta che appende nella sua stanza.

Una delle differenze tra anime e libro riguarda l'età della protagonista: la Webster infatti ambienta il suo romanzo nel periodo in cui Judy va all'università, mentre l'anime parla delle sue avventure da giovane liceale. 
Jerusha Abbott, ossia Judy, è cresciuta all'orfanotrofio circondata da piccoli amici. Le viene offerta la possibilità di studiare al liceo e qui comincia la magia dell'anime, perché viene scelta per il suo componimento, un tema che parla della quotidianità dell'Istituto. Per il suo talento nello scrivere e per la sua ironia, il presidente del comitato dell'Istituto decide di adottarla e di farle frequentare un ottimo liceo intitolato a Lincoln; sceglie tuttavia di rimanere anonimo, celandosi dietro il nome molto comune di John Smith. 

La bellezza di quest'anime consiste nell'aver saputo ricreare l'atmosfera della quotidianità di Judy, fatta di solitudine, di amicizia, di tristezza e di gioia insieme: condivide un appartamento della scuola con Julia Pendleton e Sally McBright, che dormono nella stessa stanza, mentre lei occupa una camera singola. Questo spazio tutto per lei le consente di dare libero sfogo a tutti i suoi stati d'animo di piccola orfanella, perché nessuno è al corrente delle sue vere origini. Oscilla tra la gioia di aver avuto la possibilità di studiare e la sofferenza di non avere alcuna famiglia alle spalle; oscilla continuamente tra la fervida immaginazione che le fa prendere ogni piccola cosa come un gioco, ai dubbi, alle incertezze provocate dalle continue bugie alle sue compagne di stanza e ad altri personaggi a lei cari. La paura del giudizio di chi le vive accanto, il timore che i suoi affetti si allontanino da lei, dopo aver scoperto che è un'orfana, le impediscono di rivelare la verità fino all'ultimo episodio. Nel frattempo nasce una splendida amicizia con Julia (ragazzina viziata che evolve, nel corso delle puntate, trasformandosi in una donna gentile e rispettosa del segreto di Judy) e con Sally, che si mostra dall'inizio alla fine una ragazza estremamente generosa e dolce. Per caso, Judy farà la conoscenza di Gervis Pendleton, zio di Julia, con cui troverà di avere moltissimo in comune, per cui sentirà nascere l'amore.

Altra caratteristica ammirevole si rivela di certo il sistema di valori che le avventure di Judy mettono a fuoco: l'importanza della libertà di opinione, l'uguaglianza fra tutti gli uomini, l'estrema ipocrisia che a volte caratterizza le donazioni a favore dei poveri: temi difficili come la carità e il rispetto vengono trattati con molta schiettezza, in tutte le loro sfaccettature. L'amore di Judy per la letteratura, per l'arte dello scrivere, maturano a poco a poco negli episodi: la prima visita nella biblioteca dell'istituto, la prima poesia pubblicata nel giornale della scuola, il primo racconto che sa un po' di plagio, ed altri talmente belli da essere pubblicati in delle riviste, le faranno sperare di potersi mantenere da sola attraverso ciò che ama davvero: fare la scrittrice. Un altro valore molto bello che rappresenta un tema rilevante in molte puntate è l'importanza della donna all'interno della società. Ambientato nei primi anni del Novecento, mette in mostra giovani donne intente a studiare all'Università per diventare protagoniste in società e, cosa più importante, indipendenti. 
Voglio vivere per conto mio, voglio essere libera e non voglio mai più dover dipendere da qualcuno. 
In uno degli episodi Judy dice queste parole in seguito ad un "ordine" da parte di Papà Gambalunga, in merito alle sue vacanze. Per questo avverte come limitante il fatto di dipendere economicamente da lui, ben sapendo che deve fare ciò che le chiede, con gratitudine; questa mancanza di indipendenza e di libertà decisionale nella sua vita le fa desiderare ardentemente di diventare scrittrice, per potersi affrancare dalla potestà di Papà Gambalunga e di chiunque altro.
Il finale coniuga poi il sogno di diventare scrittrice con la figura della donna membro di una famiglia, perché Judy sposerà il caro Papà Gambalunga, dopo aver scoperto chi sia nell'ultimo episodio.
La colonna sonora, di Aya Wakakusa, è davvero molto bella e l'ambientazione all'interno dell'Istituto John Grier è curatissima; i disegni hanno un che di familiare, dato che li si associa per lo stile ad altri anime storici, come Anna dai capelli rossi o Pollyanna, insieme a tutti gli altri anime realizzati dalla Nippon Animation. Papà Gambalunga resta uno degli anime più seguiti degli anni Novanta, cui si deve il merito di aver avvicinato molti giovani lettori al romanzo di Jean Webster.

Lorena Bruno