Come previsto, la mia
seconda giornata di Book City Milano, si è rivelata particolarmente ricca. Ho
dedicato gran parte del tempo a “Librinnovando: Il futuro dell’editoria”,
evento che aspettavo con ansia perché particolarmente interessata ai temi
trattati. Self publishing, e-book, Open Access, biblioteche e librerie
digitali, social media: questi sono solamente alcuni degli argomenti centrali
del convegno. Una giornata di formazione e dibattito, iniziata alle 9.00 e
terminata alle 18.00, che ha visto protagonisti tanti esperti del settore, da
docenti a studiosi, da giovani che hanno presentato i loro progetti a
professionisti che lavorano su note piattaforme digitali e social.
A inaugurare
le discussioni ci ha pensato Paola Dubini, docente di Economia delle imprese
editoriali dell’Università Bocconi, che con una presentazione intitolata
Voltare pagina…(titolo del suo prossimo libro) ha definito un quadro
generale dei cambiamenti in atto, spiegando come si trasformano il libro e
l’editoria nel passaggio al digitale, quali sono gli attori coinvolti e in che
misura, in che modo si riorganizza la filiera produttiva. Subito dopo ho
seguito lo stimolante dibattito sul ruolo dei social network nell’editoria
moderato dalla giornalista Sara Bauducco. I relatori hanno illustrato alcune
delle principali strategie delle case editrici presenti sulla rete, facendo
riferimento a progetti interessanti come "20 lin.es", presentato dal fondatore
Alessandro Biggi. Si tratta di una start up nata con l’obiettivo di cambiare
alcune dinamiche editoriali dando agli autori e ai lettori un meritato ruolo di
indiscussi protagonisti. Come? Creando una piattaforma di social publishing che
unisce lettura e scrittura. Gli utenti diventano i veri protagonisti di forme
di scrittura interattive, raggruppandosi in community e dando vita a storie
continuamente modificabili, dai caratteri multimediali, create sulla base di
infinite combinazioni. A seguire, Tommaso Caravani ha parlato degli autori
“socialmente utili”, spiegando le diverse modalità con cui gli scrittori possono
essere presenti sulla rete e i canali che adoperano. Il relatore ha anche
introdotto il concetto di “Social media policy”, fondamentale strumento di cui
le aziende si servono per controllare l’utilizzo che i dipendenti fanno dei
social network; un insieme di regole che renda tutti più consapevoli delle
opportunità e dei rischi di una strategia condivisione di contenuti, spesso e
volentieri distratta o nociva per l’immagine dell’azienda e del singolo. Mi ha
molto colpito la presentazione che Barbara Sgarzi ha fatto di "Zazie", social
network che coniuga passione per la lettura, social reading e gamification
(termine più volte presentatosi durante la giornata). A un anno dalla nascita
della piattaforma (ancora in evoluzione, soprattutto grazie all’aggiunta di
nuovi features) appare sempre più evidente che la condivisione dell’esperienza
di lettura viene avvertita come un’esigenza diffusa e la creazione di strumenti
che la facilitino e la incrementino non può che creare un circuito di scambi
che fa bene al libro. I progetti presentati scommettono ancora una volta sulla
centralità dell’utente e della sua esperienza e rilanciano dibattiti su temi
molto caldi, come il ruolo della critica letteraria in rete e la circolazione
dei pareri di lettura. Ha chiuso la sessione Luisa Capelli, docente presso
l’Università di Roma Tor Vergata, che fa parte del comitato organizzatore di
Librinnovando, progetto che ha provato a raccontarci, anche sulla base di
un’attività di monitoraggio che sta compiendo nell’ambito delle sue ricerche
professionali.
A Librinnovando sono
poi tornata nel pomeriggio, giusto in tempo per assistere a un vivace dibattito
sul mestiere del libraio ai tempi dell’e-book, e-reader e delle piattaforme di
lettura. Il primo a intervenire è stato Alberto Galla, Presidente
dell’Associazione Librari Italiani, che ha raccontato il suo modo di vivere la
professione di libraio come vocazione “tradizionale”. Preoccupato dalla “deriva
della disintermediazione”, ha tuttavia la ferma convinzione che siano necessari
nuovi modelli di business per approcciare il lettore/cliente. È stato
affascinante, ascoltare in seguito, l' esperienza professionale di Matteo Scurati di "Bookrepublic", libreria
digitale che cerca di favorire un dialogo più stretto tra autori, editori e
lettori, non solo tramite il circuito dell’acquisto, ma soprattutto attraverso
l’inserimento e la condivisione dei cosiddetti “contenuti forti” all’interno
dello store. Hanno concluso il ciclo Giuseppe Spezzano con il suo "Bookolico", che
nasce per proporre un nuovo modello di vendita del libro, e Stefano Tura di "Kobobooks", soffermatosi ulteriormente sulla “social life” del libro digitale e
degli attori che lo circondano: i librai che possono proporre in modo più
efficace i libri ai lettori, gli editori che possono ottenere dalla rete dei
consigli su come migliorare il proprio lavoro, gli autori che acquistano,
ancora una volta, un canale aperto e diretto al lettore. Alla conclusione della
mia giornata a Librinnovando rifletto sul fatto che non ha molto senso
contrapporre fisico e digitale perché si tratta di un modo dicotomico (ed
errato) di proporre il problema. Piuttosto occorre soffermarsi sul cambiamento
delle forme di mediazione (informativa, produttiva, organizzativa), per trovare
quelle soluzioni che ci permettano di allargare e intensificare la lettura.
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