Tenera
è la notte
di
Francis Scott Fitzgerald
Newton Compton, 2011 (1934)
276
pp.
7,00
€
"Away! away! for I will fly to thee, /Not charioted by Bacchus and his pards, /But on the viewless wings of Poesy, /Though the dull brain perplexes and retards: /Already with thee! tender is the night, /And haply the Queen-Moon is on her throne, /Cluster'd around by all her starry Fays; /But here there is no light,/Save what from heaven is with the breezes blown /Through verdurous glooms and winding mossy ways.”
Da
un verso di Ode
a un usignolo del poeta inglese John Keats, nasce il titolo di uno dei romanzi più
noti di Francis Scott Fitzgerald. Pubblicato nel 1934, nove anni dopo
il successo de Il Grande Gatsby,
romanzo che consacrò lo scrittore americano agli altari della
letteratura mondiale, Tenera
è la notte non fu accolto con lo stesso clamore dal pubblico e, almeno
nell’immediato, non ottenne i favori della critica.
Lo
scenario iniziale del romanzo è l’hotel Gausse, sulla Costa
Azzurra. E’ una mattina di giugno del 1925 quando la diciottenne
Rosemary
Hoyt, astro nascente del firmamento hollywoodiano, arriva in Francia
per trascorrere le vacanze estive in compagnia di sua madre. Sulla
spiaggia dell’hotel, Rosemary incontra un gruppo di ricchi
americani in giro per l’Europa, tra cui spiccano Dick e Nicole
Diver. La figura magnetica del dottor Diver sembra esercitare un
fascino irresistibile non solo su Rosemary, che comincia a provare
una forte attrazione per lui, ma sull’intero gruppo di persone che
gravita intorno ai coniugi.
In
questa fase, Rosemary sembra essere la protagonista delle vicende che
si dipaneranno nel corso del romanzo. In realtà, il suo personaggio
è una sorta di “lasciapassare” narrativo che ha lo scopo di
introdurre il lettore nella vita dei coniugi Diver. Una vita
dall’apparenza perfetta, trascorsa tra una festa e l’altra nella
splendida dimora a picco sulla costa, in compagnia di amicizie
brillanti e altolocate. Ma la facciata di questo mondo dorato,
comincia ben presto a mostrare le sue crepe. Durante una festa a
Villa Diana, una delle ospiti assiste ad uno strano episodio che
rimarrà oscuro per buona parte del romanzo.
I
primi capitoli del libro rimangono volutamente confusi; nella seconda
parte i contorni della scena cominciano a delinearsi, come quelli di
un paesaggio che esce lentamente dal velo della nebbia mattutina. Un
flashback
riporta la narrazione nel 1917. Mentre in Europa si consumano gli
orrori del primo conflitto mondiale, il giovane psichiatra Dick Diver
si reca in Svizzera, a Zurigo, per lavorare come aiutante nella
clinica del dottor Gregoriovious. Tra i pazienti, Dick incontra
Nicole Warren, figlia di un ricco industriale americano, affetta da
schizofrenia. Nicole è subito attratta dal dottor Diver con il quale
inizia un fitto scambio epistolare. Anche Dick non è insensibile
alla bellezza della ragazza ma, la scoperta della drammatica origine
della sua malattia, genera in lui un senso di responsabilità che lo
spinge a legarsi a quella figura così fragile e sola. Nonostante
Dick non sopporti l’ostentazione arrogante dei membri della
famiglia Warren, convinti di poter comprare con il denaro anche
l’amore per Nicole, i due si sposano. Il matrimonio sembra
fortificare la donna e le sue condizioni migliorano. Purtroppo, nel
giro di qualche anno, la malattia ritorna ad affacciarsi
prepotentemente nella vita dei coniugi, al punto da costringere Dick
ad abbandonare il suo lavoro per dedicarsi completamente alla moglie.
Il denaro di Nicole permette ai Diver di allontanarsi per un lungo
periodo dagli Stati Uniti e di vivere in giro per l’Europa.
Svuotato di qualsiasi ambizione, Dick intraprende l’ascesa al
vertice dell’alta borghesia americana e, contemporaneamente, un
lento processo di disgregazione interiore, di corruzione umana e
professionale.
Il
momento in cui il lettore incontra i personaggi del romanzo è, per
così dire, il crocevia tra passato e presente, una fase in cui la
metamorfosi di Dick è solo all’inizio. Ancora innamorato e fedele
al senso di responsabilità che lo lega alla moglie/paziente Nicole,
Dick sceglie di non cedere alle avances
di Rosemary. Dopo aver accompagnato i Diver nel loro viaggio a
Parigi, la giovane attrice comincia lentamente ad allontanarsi da
quella società che si mostra frivola e arrivista e i cui personaggi,
svuotati della loro umanità, non sono altro che marionette di un
universo fittizio. Gli amici di Dick e Nicole si rivelano volgari,
egoisti e corrotti dal desiderio di affermarsi, a qualunque costo,
nella vita mondana.
Intanto
Dick, sempre più impotente dinanzi alla forza distruttiva della
schizofrenia di Nicole, si rifugia nell’alcool mentre i colpi
inesorabili della malattia illanguidiscono giorno dopo giorno la
fiamma del loro amore, fino a spegnerla del tutto. Eppure alla deriva
psicologica e morale di Dick sembra corrispondere il rifiorire della
moglie che, lusingata dalle attenzioni di uno dei vecchi amici dei
Diver, Tommy Barban, si abbandona alle promesse di un nuovo amore.
Caduto ogni vincolo di responsabilità, Dick e Nicole saranno
finalmente liberi di riprendere in mano le redini della loro
esistenza. Il romanzo si chiude nel 1929: il mondo sarà sconvolto da
una crisi economica senza precedenti che spezzerà per sempre i sogni
e le illusioni dei meravigliosi anni Venti.
La
trama, seppur interessante, non rappresenta l’aspetto più
significativo del romanzo. Chi conosce la vita di Fitzgerald e,
soprattutto, la sua tormentata storia d’amore con la moglie Zelda
Sayre, non può fare a meno di notare che molti episodi della vita
privata dei coniugi trapelano dalle pagine del libro. Nicole è la
trasposizione letteraria di Zelda, malata di schizofrenia proprio
come la protagonista del libro. Fitzgerald sembra voler riversare nel
personaggio di Nicole, descritta come una donna bellissima e
affascinante, tutto l’affetto che nella vita reale ha sempre
mostrato per la sua amata compagna. Non a caso, alla fine del
romanzo, Nicole sarà l’unico personaggio capace di riscatto. Nelle
prime pagine del libro, appare quasi relegata in un angolo della
scena, defilata su quella spiaggia della Costa Azzurra dominata dalla
figura “gigantesca” del marito e dei suoi amici:
“[…] una giovane donna distesa sotto un tetto di ombrelloni segnava una lista di cose da un libro aperto. […] Aveva un viso duro, bello e che impietosiva. I suoi occhi incontrarono quelli di Rosemary, ma non la videro.”
Nicole
“si nutre” dell’amore e delle cure del marito e, quando scopre
di potercela fare con le sue forze, decide di riappropriarsi della
sua vita. Così, mentre Dick sprofonda verso l’abisso
dell’alcolismo, Nicole riemerge dall’oblio di dolore, tenebre e
solitudine in cui era stata relegata dal drammatico trauma
adolescenziale. Il suo personaggio cresce pagina dopo pagina, fino a
diventare l’attrice principale, protagonista unica e indiscussa del
romanzo e della sua vita.
“Vagò per la casa abbastanza soddisfatta, contenta del risultato. Era colpevole, e questa era una soddisfazione; non era più a lato del gioco.”
Se
è vero che “Il
Grande Gatsby”
è considerato il capolavoro di Fitzgerald, è altrettanto corretto
affermare che “Tenera
è la notte”
sia il suo romanzo più “sofferto”, sia sul piano artistico che
su quello umano. L’opera si presta a molteplici chiavi di lettura,
tutte egualmente valide. Dal punto di vista prettamente stilistico,
il romanzo
può
essere considerato un pregevole esercizio, a tratti quasi maniacale,
di ricercatezza linguistica. Una caratteristica evidente in molti
passi del libro che, di conseguenza, non risulta di “facile”
lettura. Il prodotto di questo labor
limae,
che impegnò Fitzgerald per nove anni e determinò un notevole numero
di riedizioni, ognuna delle quali ha visto rimaneggiamenti piuttosto
consistenti, dai protagonisti agli episodi salienti, è una prosa
raffinata, ricca, lirica, elegante e musicale. La ricerca del
dettaglio nella descrizione di personaggi e luoghi si spinge fino al
più piccolo particolare, quasi come se l’autore volesse
imprigionarne per sempre l’essenza tra le pagine del romanzo:
“Seguendo un sentiero segnato da una nebbia intangibile di fiori che correva lungo il bordo di pietre bianche, arrivò a uno spiazzo sovrastante il mare dove c’erano lanterne addormentate tra i fichi, un grande tavolo, sedie di vimini e un ombrellone da mercato di Siena, tutto raccolto attorno a un pino enorme, l’albero più grande del giardino. Si fermò un momento, guardando distrattamente un gruppetto di nasturzi e iris aggrovigliati ai suoi piedi, come germogliati per una manciata sbadata di semi, ascoltando le lamentele e le accuse di una litigata infantile in casa. Quando questa si spense nell’aria estiva, riprese a camminare, tra caleidoscopiche peonie ammassate in nuvole rosa, tulipani neri e marroni e fragili rose dallo stelo violaceo, trasparenti come fiori di zucchero nella vetrina di un pasticciere; finché, come se lo scherzo di colore non potesse raggiungere un’intensità maggiore, il tutto s’interruppe d’un tratto a mezz’aria davanti a gradini umidi che conducevano a un piano un paio di metri più in basso.”
La
quantità di spazio riservata ai dialoghi è minima, mentre occupa un
posto di rilievo l’analisi psicologica e l’introspezione dei
personaggi.
Uno
degli aspetti più significativi di “Tenera
è la notte”
è, come abbiamo detto, la sua connotazione strettamente
autobiografica, tanto che lo si potrebbe paragonare ad una
malinconica fotografia del matrimonio tra Scott e Zelda. Il suo
nucleo reale non è altro che l’autocelebrazione della sua vicenda
personale e familiare, l’opera in cui Fitzgerald realizza una
sublime fusione tra il piano artistico e quello personale, tra realtà
e finzione letteraria.
Nulla
è casuale nel romanzo: dalla scelta dell’ambientazione ai
personaggi che, per così dire, fanno da cornice alla storia di Dick
e Nicole. Infatti, proprio come i coniugi Diver, Scott e Zelda
trascorsero alcuni anni in giro per l’Europa, viaggiando tra
l’Italia, l’Inghilterra e la Francia. Qui, tra la Costa Azzurra e
Parigi, fulcro del rinnovamento artistico e letterario dell’epoca,
incontrarono personaggi di spicco del panorama culturale, da Pablo
Picasso a Ernest Hemingway. Purtroppo, dopo il ritorno negli Stati
Uniti, le condizioni di salute di Zelda si aggravarono. Fitzgerald fu
costretto ad abbandonare per lunghi periodi il suo lavoro per
dedicarsi completamente a lei fino al definitivo ricovero in una
clinica psichiatrica. Al dolore per il distacco dalla moglie si
aggiunsero le difficoltà economiche a cui Fitzgerald cercò di far
fronte scrivendo sceneggiature per Hollywood. Le vicissitudini di
questa fase della sua vita, profondamente segnata dall’alcolismo,
unitamente alla crisi economica che si estendeva a livello globale,
fecero maturare nello scrittore la convinzione della forza venefica e
corruttrice del denaro. Tutta la sua opera non rimarrà mai immune al
dualismo tra il mondo gaudente dell’alta società, da cui lui e
Zelda furono sempre attratti, e l’importanza di non soccombere alle
false promesse del denaro. Purtroppo il tentativo di conquistare un
posto di rilievo nella società mondana finì per travolgere la sua
vita, proprio come quella del protagonista di “Tenera
è la notte”,
Dick Diver. Fitzgerald arrivò “prostituire” il suo talento
artistico, scrivendo racconti di scarso valore con l’unico scopo di
poter offrire a Zelda l’alto tenore di vita da lei richiesto. Ma la
ricchezza e il successo, almeno durante gli anni della sua breve
vita, non arrivarono mai secondo le sue aspettative, al punto che lo
scrittore morirà povero e quasi dimenticato da quel mondo letterario
in cui la sua opera si inserisce come un punto di non ritorno.
Fitzgerald può essere considerato, senza alcun dubbio, il precursore
di tutta una generazione di scrittori che, dopo di lui, denunceranno
la corsa sfrenata al denaro e la ricerca del successo e della fama ad
ogni costo.
Tuttavia,
fermarsi ad un’interpretazione meramente autobiografica di “Tenera
è la notte”
sarebbe alquanto riduttivo, perché, oltre alla storia personale di
Fitzgerald, c’è lo specchio di tutto un mondo, di tutta una
generazione che ha scommesso sul sogno americano, perdendo tutto nel
1929. Infatti, l’altro aspetto che caratterizza il romanzo è
proprio la sua spiccata dimensione storico-antropologica; le sue
pagine offrono uno spaccato meticoloso del panorama socio-economico
dell’America degli anni Venti. Ecco, a tal proposito, un passo
molto esemplificativo:
“Il trio di donne al tavolo rappresentava bene l’enorme continuo mutamento della vita americana. Nicole era la nipote di un capitalista americano che si era fatto da sé e nipote di un conte della casa dei Lippe Weissenfeld. Mary North era la figlia di un tappezziere che lavorava a giornata e discendente del presidente Tyler. Rosemary proveniva dal cuore della media borghesia, catapultata dalla madre tra le favolose vette di Hollywood”.
Fitzgerald
fu uno degli scrittori più rappresentativi ed emblematici, una sorta
di moderno “aedo”, del decennio passato alla storia con
l’appellativo di “Età del Jazz”, proprio come il titolo di una
sua raccolta di racconti. Lui e Zelda furono una coppia leggendaria,
protagonisti nel bene e nel male di un vero e proprio processo di
sovversione dei costumi dell’America puritana, con il loro stile di
vita disinibito, sempre al limite dell’eccesso. Nei suoi romanzi,
Fitzgerald è riuscito a immortalare con pennellate incisive, vivaci
ma a tratti anche impietose e spregiudicate, tutta la generazione che
ha cullato le illusioni del sogno americano. Molti dei personaggi di
Tenera
è la notte sono la metafora del volto oscuro di quella società: dietro
un’apparenza integerrima si nascondono esistenze marce e corrotte,
come quella di Abe North, musicista fallito consumato dall’alcool,
di Baby Warren, sorella di Nicole, una spregiudicata arrivista decisa
a ostentare i benefici dell’immenso impero economico ereditato dal
padre, di Albert McKysco, uno scrittore mediocre e altezzoso alla
ricerca del successo, o dello stesso Tommy Barban, un mercenario
senza scrupoli.
Il
Grande Gatsby,
Tenera
è la notte,
i Racconti
dell’età del jazz hanno
la forza espressiva di un dipinto realista, in cui lo scrittore
statunitense ha tracciato la parabola dei “Roaring Twenties”, di
un mondo sfavillante e dorato che si muove a ritmo di jazz e ragtime,
fatto di lustrini, paillettes e automobili lussuose, destinato a
dissolversi negli anni della Grande Depressione.
Vittoria D. Raimondi
Vittoria D. Raimondi