Deduzione. Questa è la recensione di un
libro che viene dal futuro. Si tratta di un libro scritto da un politologo, a
mio avviso molto esperto (e oggi ancora sconosciuto), che ha analizzato la
società italiana nel 2013. Come ho fatto ad avere il testo con un anno di
anticipo? Non saprei: forse l’autore lo ha inviato nel passato con un
macchinario speciale. Il libro sarà caduto su una nuvola che passava da
Palermo, e le molecole di pioggia lo avranno accompagnato per strada. Sarà stato
calpestato dalle ruote di un autobus, di un’automobile, di una carrozza
dell’ottocento e di una bicicletta guidata da un bambino. Asciugatasi la pozzanghera
nella quale galleggiava, il libro avrà ricevuto una pedata da una ragazza
arrabbiata a causa del suo licenziamento, e sarà finito accanto la cuccia di un
cane randagio che, dopo averci giocato un po’ mordicchiandolo, lo avrebbe
scaraventato nelle vicinanze di un barbone dormiente, il quale, svegliatosi,
avrà pensato di poterlo usare come fazzoletto per pulire il naso. Ma accortosi
della durezza delle pagine, rese ruvide dall’acqua, egli lo avrà barattato con
un uomo triste per un pezzo di formaggio. L’uomo triste sarebbe andato a
sedersi in una taverna della Vucciria per leggere il libro bevendo del vino, e,
abbordato da una donna e completamente ubriaco, lo avrebbe abbandonato sul
tavolino. Poi, sono arrivato io. Infatti, è lì che l’ho trovato: sul tavolino
della taverna. Dunque, deduco scientificamente che sia andata così.
Panelle letterarie. Inizialmente,
ingannato dall’illustrazione in copertina e dalla scarsità di pagine, pensavo
si trattasse di un libro di poesie. Poi, mi sono accorto che era prosa, chiarissima
prosa. Sfogliandolo, come si fa con un libro curioso che vorremmo acquistare, è
venuta fuori dalle pagine una cartolina, la quale non recava l’indirizzo del
mittente, ma aveva un messaggio, questo: “Mi dispiace”. Sul retro, c’era il fiume
Gange al tramonto. Inoltre, sempre come si fa con un libro curioso che vorremmo
acquistare (almeno io lo faccio), lo ho annusato approfonditamente. Aveva
l’odore di un libro letto… letto, forse, da una maestra elementare che viaggia
in treno, o un uomo anziano seduto davanti il camino che beve un tè: il profumo
manifestava questo. Non avendo nulla da fare, decisi di sedermi, di ordinare un
piatto di panelle e di leggerlo.
Titolo e dedica. Sono molto lento a
leggere. Per leggere il titolo e la dedica, che in totale fanno una ventina di
lettere, ho impiegato dieci minuti. Il fatto è che le panelle erano troppo
buone. Sì: tentavo di voltare le pagine del libro mangiucchiando, ma mi
accorgevo di avere le dita inzuppate di olio. Sì, certo: per non imbrattare
tutto mi asciugavo con un tovagliolo, ma appena mi avvicinavo al testo, sentivo
le panelle piagnucolare: “Mangiaci, mangiaci!”. Che fare? Essendo una persona
sensibile, le accontentavo. E così, per circa una decina di minuti, facevo:
panelle, olio sulle dita, tovagliolo, dita asciutte, lettura titolo, lettura
dedica, panelle che piagnucolano, olio sulle dita, tovagliolo, lettura titolo,
lettura dedica, eccetera. Insomma, dopo dieci minuti capii che avrei dovuto
usare una forchetta, e che il libro si intitolava “Analisi politica”, dedicato “Al
futuro”. Panelle finite: andiamo avanti.
La ginestra. Finalmente, lessi! Se fosse
stato un libro di fantascienza, avrei scritto una recensione positiva, anche se
amara. Ma era un saggio, e un saggio si giudica diversamente da un romanzo.
Ecco cosa sosteneva l’autore. Il primo capitolo illustrava i motivi per i quali
uno stato come l’Italia non avrebbe mai dovuto soffrire la crisi, e che
preferisco non scrivere perché sono certo che voi li conosciate. Poi, dopo aver
fornito le cause che avrebbero portato l’Italia al fallimento economico,
l’autore passava, con il secondo capitolo, all’anno 2013. Il 2013 si sarebbe
concluso con un’innumerevole quantità di suicidi causati dalla disoccupazione e
dalle tasse elevate. A peggiorare tutto, sarebbe stata l’incapacità delle giovani
generazioni e, così la definisce il politologo, l’irragionevole mancanza di
obiettivi etici ed estetici (alcuni di questi fatti li stiamo vivendo). Gli
obbiettivi etici ed estetici venivano esposti nel terzo capitolo, il quale conteneva
una rilettura di un canto di Leopardi: “La ginestra”. L’autore è convinto, come
il poeta di Recanati (e come me), che l’unica rinascita potrebbe sussistere con
la ripresa degli antichi modelli ellenici, o meglio, utilizzando un punto di
vista critico intriso di ideali romantici. La posizione è piuttosto
affascinante.
L’ultimo capitolo. Il quarto capitolo
concludeva il libro illustrando uno scenario tragico: il 2014… No, mi fermo.
Non voglio anticipare nulla. Sarà possibile conoscere la fine del saggio tra un
anno, quando il politologo avrà concluso di scrivere il libro, lo invierà a una
casa editrice, la quale penserà che il saggio è di valore e lo distribuirà in
tutto il Paese. Oppure, se non si intende intervenire democraticamente, basta
stare a guardare come gli ignavi.
Voglio Robespierre che mi porti profumo di
rivolta,
voglio un bacio da te che mi faccia vivere
sull’onda.