I
ferri dell’editore
di Sandro Ferri
Edizioni e/o, 2011
Sandro Ferri dirige,
insieme a Sandra Ozzola, la casa editrice e/o. Il loro sodalizio nasce nel 1979
quando, poco più che ventenni, si lanciano nel vivo dell'avventura editoriale con
spirito libero e tanti progetti. Lui si definisce “scostante e rozzo,
sospettoso del potere e renitente sia alle moine che ai diktat, individualista
estremo, bastian contrario”. In questo libro racconta il proprio mestiere di
editore in maniera appassionata, partendo da una prospettiva estremamente
personale. Attraverso un ritratto di sé, traccia un dipinto
della propria casa editrice, delle motivazioni culturali e ideali che stanno,
tutt’oggi, alla base dell'attività che svolgono. Alla fine degli anni ’70 i due si
incontrano a Roma e concepiscono il disegno di un catalogo editoriale costruito
sulle voci di autori dell’Est europeo. Si muovono alla ricerca di scrittori che
raccontino la loro esperienza di vita aldilà della cortina di ferro, senza
stereotipi da società felice o eroismi da stoica opposizione. Nello specifico cercano scrittori in
grado di donare agli altri il racconto di emozioni, idee, esistenze vissute
altrove, “difficili, spesso osteggiate dal potere, ma capaci di mantenere una
dimensione sociale, di scambio con gli altri”. Scoprono Christa Wolf, Bohumil
Hrabal, Cristoph Hein, Vladimir Makanin e molte altre voci; le traducono e le
fanno scoprire ai lettori italiani. È posto il primo mattone di una casa editrice
che ha le sue basi in un progetto preciso e in una corrispondente visione del
mondo. Dalla collana praghese di Milan Kundera, al rapporto con lo scrittore
polacco Kazimierz Brandys, fino a
Thomas Pynchon, negli anni la proposta si arricchisce e, grazie a
un’ottima capacità di intuizione, entrano a far parte della scuderia della casa Muriel Barbery, autrice del best-seller L’eleganza del riccio, Massimo Carlotto, Elena Ferrante, Izzo,
Gutierrez... Si delinea, così, un catalogo contrassegnato dalla pluralità e dal
“meticciato”, parola che l’autore sceglie più volte per raccontare il proprio
lavoro. Narrativa, memorialistica popolare, saggistica di approfondimento.. generi
e livelli di lettura molto diversi, tutti materiali che servono a creare un
intreccio che è continua sorpresa, spaesamento, scoperta di nuovi territori.
È nel nostro DNA di lettori alternare generi diversi di letture. Non crediamo quindi alle parrocchie dei puristi della letteratura così come non faremo mai un’editoria esclusivamente popolare.
Sandro Ferri parla
dell’editoria di ieri e di oggi e lo fa con la schiettezza e l’onestà
intellettuale di chi osserva sempre la stella polare della propria passione. Chiamato
a esprimersi sull’identità della casa, risponde che essa consiste semplicemente nella coerenza di pubblicare solo libri che a loro piacciono, cosa che diventa
sempre più difficile in un mondo editoriale dominato dalle mode e dal peso
crescente dei best-seller.
I
ferri dell’editore è un libro che riflette i cambiamenti in
atto attraverso un serrato confronto tra passato e presente, che si interroga - inesausto -
sul ruolo dell’editore e ne traccia un profilo di alto valore culturale. In più
punti del testo si sottolinea quanto rischiosa sia la sua eventuale scomparsa,
sotto i colpi implacabili della disintermediazione che si prospetta.
Il mio pronostico quindi è che non potrà esistere una società senza editori se non nella forma di uno svogliato parterre dove un’offerta di opere confusa e mediocre incontrerà dei lettori sempre più annoiati e attratti da altri modi di impiegare il proprio tempo.
Ma c’è largo spazio per
una discussione sulla lettura: quella dell’editore, del lettore, del libraio
come soggetti legati al libro da diverse prospettive; e ancora la lettura dei
testi italiani, stranieri, dei classici, dei best-seller. Leggere, insomma,
come attività che è continuo arricchimento. Ci sono pagine che ho riletto più
volte perché intrise di una passione che non è facile trovare. Non mancano
aneddoti divertenti, ricordi commossi, tributi a personalità come Goffredo
Fofi, Grazia Cherchi, Anita Raja, eccezionali collaboratori legati alla storia
della casa editrice e, prima di tutto, amici stimati. C’è tutto il valore di un
sodalizio professionale e umano tra due persone unite da una comune idea di
letteratura e di impegno civile, che hanno trovato dei grandi modelli di
riferimento da cui partire (Adelphi, Einaudi, Feltrinelli) per costruire un
discorso proprio, eclettico e fortemente personalizzato. E ancora nel testo è
presente un accorato dibattito sul futuro del libro, sul timore di una sua
possibile estinzione.
I
ferri dell’editore è un libro che si legge tutto d’un fiato.
Sembra di avvertire un’eco delle parole di Giancarlo Ferretti quando, nella sua
Storia dell’editoria letteraria in Italia
tra il 1945 e il 2003, parla di “identità editorial-letteraria”: la forte
personalizzazione del progetto editoriale che va dalla scelta dei titoli,
all’ideazione delle collana, alla politica di catalogo. Edizioni e/o è davvero uno
degli esempi più rilevanti di editoria contemporanea di qualità che resiste nel
regno rutilante delle novità che si alternano senza sosta sugli scaffali fisici e virtuali.
Questo fa l’editore. Pensa studia, si crea un filtro per andare a leggere e poi seleziona e propone ai lettori.
Come non scorgere in
queste parole l’ombra di quelli che sono stati definiti “editori protagonisti”?
Nei decenni delle maxi concentrazioni editoriali - per quanto difficile - è ancora possibile.
Claudia Consoli