Il debutto
di Pablo d'Ors
Aìsara, 2012
di Pablo d'Ors
Aìsara, 2012
«Il
segreto della creatività è saper nascondere le proprie fonti»,
recita un celebre aforisma di Albert Einstein, che sembra individuare
nella capacità di dissimulare le origini delle proprie ispirazioni
la vera carica creativa portatrice di originalità. Ma se invece di
occultare le proprie fonti d'ispirazione si decidesse di esibirle,
cadrebbero i presupposti dell'atto creativo? Pablo d'Ors con il suo
libro Il debutto – il secondo uscito in Italia dopo
Avventure dello stampatore Zollinger edito da Quodlibet –
ci dimostra che non solo il rischio è trascurabile, ma che le
fonti possono diventare addirittura l'oggetto principale di una
narrazione. La sua opera infatti, composta da sette racconti,
ciascuno dedicato a uno o più scrittori, si propone come un
esplicito omaggio ai modelli che hanno dato forma al suo universo
letterario: Gunter Grass, Thomas Bernhard, Dante, Boccaccio, Calvino,
Pessoa, Milan Kundera, Charles Dickens e Goethe.
A quest'ultimo è
dedicato uno dei racconti migliori della raccolta, Lo schiavo di
Goethe, incentrato sulla «ridicola
tragedia» di Johann Peter
Eckermann, l'assistente del grande poeta tedesco, che d'Ors ci
descrive come un servo, come «un
uomo dalle straordinarie doti artistiche, ma dalla tempra servile e
lusinghiera». In questo
affascinante ritratto è impossibile non intravedere delle forti
tinte autobiografiche, perché anche il talentuoso autore madrileno
confessa di patire l'influsso opprimente dei grandi maestri verso i
quali è necessario dimostrare servile deferenza. Un influsso dal
quale tenta di liberarsi con un testo dissacrante, nel quale gli
stessi maestri appaiono trasformati in personaggi grotteschi di
storie scritte imitando magistralmente i loro stili.
Il risultato di
questo ardito «esorcismo
letterario» è una
narrazione ammaliante e coinvolgente, coltissima per i fitti
riferimenti intertestuali, ma sapientemente bilanciata da un'ironia
capace anche di esaltare il realismo magico che pervade l'atmosfera
di ogni singola pagina. D'Ors crea a partire da qualcosa di già
scritto, rielaborando, rimodulando, reinventando: «lei
non è l'autore, voleva imbrogliarmi, lei è l'adattatore. C'è una
bella differenza»,
sottolinea causticamente l'inflessibile bigliettaia dell'ultimo
racconto che dà il titolo al libro, negando così proprio al
personaggio Pablo d'Ors, curatore di una riduzione del Canto di
Natale di Dickens, l'ingresso alla prima del suo
spettacolo d'esordio. Eppure i lettori de Il debutto possono
stare tranquilli, perché non subiranno alcun imbroglio. È pur vero
che d'Ors adatta storie, stili e suggestioni di altri autori, ma
adattando crea un valore aggiunto, una nuova e prodigiosa alchimia
letteraria che gli permette di inserirsi a pieno titolo nel solco
della tradizione dei grandi scrittori del passato.
Antonio Demontis
Social Network