Dopo
il riscontro positivo della prima edizione, anche quest’anno il Master in Professione editoria cartacea edigitale dell’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con l’Associazione Italiana Editori, ha
organizzato Editoria In Progress.
Tre appuntamenti, momenti di dibattito e confronto tra operatori del settore,
studiosi, studenti e pubblico di lettori, per comprendere alcune delle
principali trasformazioni in atto nel mondo del libro.
Il
ciclo ha avuto inizio ieri alle 16.30 con l’incontro Editoria e Fede. Dalla “ricerca di senso” al bestseller. Quello
religioso è, infatti, uno dei settori dell’editoria italiana (e non solo) in
profonda evoluzione che sta ripensando se stesso alla luce di cambiamenti
sociali, nuove esigenze di fede e fenomeni dell’industria editoriale. Circa 7
milioni di italiani leggono almeno un libro religioso all’anno e gli editori,
anche quelli laici che rappresentano il 50% della produzione, scelgono spesso i
temi della fede e della spiritualità per parlare al pubblico.
Abbiamo
discusso insieme dei possibili futuri scenari del settore, delle opportunità
offerte dalle nuove tecnologie e dai diversi mezzi di comunicazione. Dopo il
saluto di Paola Di Giampaolo,
coordinatrice del Master, e di Giovanni
Peresson dell’AIE, hanno preso la parola i relatori. Giovanni Cappelletto, direttore editoriale del Centro Ambrosiano e presidente dell’Unione
Editori e Librai Cattolici, ha moderato l’incontro e introdotto il tema con
alcuni dati sull’editoria religiosa, oggi parte consistente del mercato
italiano (circa il 9,5%). Una volta considerato settore di nicchia, negli anni
si è modificato grazie all’arrivo di volumi capaci di incontrare i favori di un
pubblico sempre più vasto. Basta pensare alle Lettere Pastorali e agli altri libri del Cardinale Martini e alle loro centinaia di
migliaia di copie vendute per capire che l’editoria religiosa è diventata un fertile
terreno di bestseller (si pensi, tra tutti, anche ai libri di Ratzinger, Ravasi, Bianchi). Ma non
bisogna guardare alla questione solo da un punto di vista quantitativo: lo
sviluppo del settore va piuttosto riconsiderato alla luce dei più vasti
cambiamenti nel mondo della lettura dal 1995 in poi e di quel sostanziale
restringimento del pubblico, oggi giunto a un 46% di lettori generici e solo a
un 7% di lettori forti. Per questo, un’indagine
affidata all’Ipsos ha cercato di
capire chi è il lettore di libri religiosi e per quali ragioni sceglie i testi.
Dalle Sacre Scritture alla teologia, dalle biografie di santi e personaggi celebri ai testi di meditazione, dalla spiritualità
alla catechesi, le diverse forme
dell’editoria religiosa si sono dimostrate capaci di parlare a un pubblico composto non più solo da credenti.
Tra le ragioni della scelta, l’approfondimento della fede e delle sue
motivazioni e la ricerca culturale e di senso.
Ma
quali risposte possono dare ai lettori, specialmente in un momento di crisi dei
valori, questi libri? Il primo a intervenire è stato Pierluigi Cabri, direttore editoriale EDB (Edizioni Dehoniane di Bologna), il quale ha parlato di piani
editoriali che tengano conto sì degli indicatori sociali, ma che non si basino
esclusivamente su essi. Prova ne è il fatto che, in un momento in cui tutti i
segnali della ricerca sociologica denunciano un forte calo di devozione e un
generalizzato abbandono della fede e delle abitudini religiose, ci sono anche
dei segnali significativi che indicano un’inversione di tendenza.
Primo tra
tutti il “Fenomeno Papa Francesco”
che sta rivoluzionando l’idea di Chiesa e proponendo un nuovo modello di
spiritualità che potrebbe avere delle conseguenze molto rilevanti sul mercato
editoriale religioso. Ma si pensi anche agli studi di Franco Ferrarotti, noto sociologo e intellettuale italiano,
agnostico ma da tempo impegnato nello studio della trascendenza come fenomeno
rivoluzionario. L’editoria religiosa può accompagnare il lettore attraverso
molteplici percorsi di ricerca. Sta all’editore costruire progetti di respiro
basandosi sul marchio come sigillo di garanzia e lottando per il superamento
della cultura del libro usa e getta che sopravvive qualche settimana in
libreria per poi scomparire senza lasciare traccia.
Poi
è stata la volta di Aurelio Mottola,
direttore editoriale di Vita e Pensiero,
che come Cabri ha insistito sulla necessità di un ritorno all’identità di
marchio come fulcro del progetto editoriale. Identità vuol dire coerenza di scelta, aiuto ai lettori sempre più
disorientati di fronte al mare di proposte di un mercato frammentato. Mottola
ha ripercorso le tappe della storia di Vita e Pensiero, nata come rivista
dell’Università Cattolica nel 1914 e poi diventata casa editrice nel 1918.
University Press di rilievo nel panorama nazionale, è da sempre impegnata nella
diffusione del sapere della fede e, in ambito saggistico, nell’approfondimento
delle scienze umane. Con approcci diversi nei vari momenti storici, la casa
editrice ha cercato di aprirsi alla modernità, di cogliere attraverso le
proprie proposte la temperie culturale del presente. Mai come oggi è fondamentale
offrire strumenti di decifrazione dei cambiamenti sociali, affrontare
consapevoli i nuovi paradigmi culturali. La parola della fede deve interpretare
l’oggi, soprattutto per rivolgersi a coloro che stanno sempre più
allontanandosi dalla religione, come le nuove generazioni.
Dopo
Mottola ha preso la parola Giacomo
Perego, direttore editoriale di Edizioni San Paolo che ha illustrato le strategie editoriali della casa spiegando
che la ricerca di senso può essere interpretata “abitando gli spazi di confine”
cioè proponendo un’editoria non rassicurante ma che, al contrario, scompone e
ricompone le certezze, provocando (nel senso etimologico del termine). La forza
della collaborazione interna al gruppo, la proposta di contenuti diversi tra
libri e riviste, l’incisività della distribuzione e l’apertura di una catena
proprietaria (San Paolo Store), la presenza in diciotto nazioni del mondo, il
costante confronto con il commerciale sono alcuni dei nuclei di tale strategia.
Tutto questo ha permesso alla casa editrice di affrontare al meglio gli
importanti cambiamenti degli ultimi tempi: la morte di Martini, la rinuncia di
Ratzinger, l’elezione del nuovo Pontefice. Perego ha sottolineato la necessità
che l’editore si muova tra i diversi media, prendendo parte attiva al dibattito
culturale. Da qui l’integrazione di fisico e digitale, la scelta di BookRepublic
come piattaforma di distribuzione digitale e il futuro sviluppo di
applicazioni. A Vita e pensiero, invece, si preferisce investire sul digitale
nell’ambito delle riviste accademiche e si lavora a un nuovo progetto
editoriale che non si può definire propriamente “libro”.
Come
si evince dalle testimonianze dei tre direttori editoriali, tutti questi
elementi comportano un nuovo modo di pensare al destinatario, un cambiamento di
mentalità per far fronte alle conseguenze della rivoluzione digitale come la
frammentazione nell’accesso ai contenuti, il ripensamento nel confezionamento degli
stessi, una maggiore attenzione al lettore. L’editore, anche quello religioso,
non può più permettersi di essere autoreferenziale.
Vi
aspettiamo, giovedì 18 aprile alle 16.30, per il secondo appuntamento di #EditoriaInProgress dal titolo Scegli me. Giornalismo editoriale tra carta e web con Fiammetta Biancatelli di Newton
Compton, Paolo Di Stefano del Corriere della Sera, Francesca Santarelli del
Tropico del libro e Umberto Lisiero, autore, blogger ed esperto di social
media.
Potete consultare il programma completo qui.
Claudia
Consoli