di Ermanno Cavazzoni
Guanda Editore 2011
Lo scrittore reggiano Ermanno Cavazzoni racconta che la sua opera più recente, Guida agli animali fantastici, pubblicata dalla casa editrice Guanda nel 2011, è nata in seguito alla rivisitazione fantastica dei classici di Plinio, Aristotele, Eliano, Luciano di Samòsata, in cui gli animali rivestono un ruolo importante. Il testo antico viene usato come punto di partenza e felice stimolo: in tal modo Cavazzoni realizza felici e ilari divagazioni, che giocano molto sull’antropomorfizzazione degli animali, attraverso le quali riesce a far sorridere e riflettere su certi aspetti assurdi del comportamento umano.
Da queste storie antiche escono così fuori nuove narrazioni indipendenti, rese in maniera sorprendente con uno stile originale e profondamente creativo.
Guida agli animali fantastici è una sorta di bestiario comico e meraviglioso in cui animali comuni come mucche, polli e formiche convivono serenamente con animali fantastici e immaginari quali ippocentauri, ircocervi e manticore.
L’originale e stralunato punto di vista dello scrittore emiliano fa sì che, non solo sugli animali fantastici e immaginari ma anche su quelli reali e comuni, egli possa scatenare la sua immaginazione. Secondo Cavazzoni, infatti, tutti gli animali, per la loro impenetrabilità, sono in qualche modo fantastici. Così egli, facendo ricorso alle sue "fantasticazioni comiche", immagina cosa vogliono dirci gli animali con i loro gesti e con i loro versi; elucubra se questi abbiano una qualche idea sulla vita e se considerino gli uomini come degli esseri superiori o come dei fessi. La scrittura ironica e stravagante e l’estro inventivo di Cavazzoni descrive tutti gli animali, anche quelli che tradizionalmente fanno paura, come esseri buffi e strambi, catapultati quasi per caso nel pianeta terra insieme agli uomini.
Tra gli animali comuni c’è la mucca che rumina e riflette, e che per ringraziare la natura rilascia larghe e molli cacche, che per il prato sono come un godimento alimentare.
Si contrappongono poi due diversi stati d’animo nell'affrontare la vita: l’inguaribile ottimismo della cicala, il cui canto è una specie di sì ripetuto, e il catastrofismo dei grilli con il loro cri cri, che significa che c’è crisi.
L’oca, appena nata, apre gli occhi e chiama mamma la prima cosa che vede. Le scimmie sono simili a donne vanitose, si pitturano la faccia, si mettono il rossetto e provano ad arricciarsi i capelli in testa anche se non li hanno, nel tentativo, quasi sempre fallimentare, di sedurre gli uomini.
I serpenti sono invece amanti del vino, bevono con enorme regolarità ed esagerazione, e, una volta ubriachi, è facile catturarli perché si dimenticano di essere velenosi e se ne stanno distesi e languidi con in faccia uno stanco e innocuo sorriso post sbronza.
C’è infine il bruttissimo struzzo, uccello mal riuscito e gallinaceo troppo cresciuto. Si immagina che egli sia nato come frutto del mostruoso accoppiamento tra un passero e una cammella; mentre la cammella partorisce, il padre passero fugge subito, consapevole dello schifoso connubio. Lo struzzo, oltre a essere brutto, è anche uno degli animali più stupidi che ci sia perché pensa di non essere visto se nasconde la testa in un buco, e perché inghiotte di tutto, anche sabbia e sassi, con conseguenti problemi intestinali.
Ci sono poi gli animali immaginari come l’onocentauro, metà asino e metà uomo, asociale e menefreghista, ateo e con la brutta abitudine di dire sempre di no; l’ircocervo, un cavallo con l’aspetto di cervo, con la barba e il pelo folto, famoso solo per la sua stupidità; il leontofono, piccolissimo animale la cui orina annienta il leone. Basta uno spruzzo e il leone prima si affloscia e dopo muore. Ma l’animale fantastico più affascinante e sensuale è la bellissima e inavvicinabile sirena che seduce l’uomo con il suo canto illusorio e con il suo meraviglioso petto, che però non è fatto di ghiandole mammarie ma di bolle di galleggiamento. Con le sirene non c’è salvezza: se le baci ti mangiano la bocca, se cerchi un contatto ti avvinghiano e ti portano sott'acqua.
C’è infine una terza categoria di esseri fantastici, elementi non appartenenti al regno animalesco, ma che vengono in qualche modo equiparati a esso. Tra questi degni di nota sono le particelle grammaticali come i laonde e i costà, equiparati a insetti insidiosi e infidi nemici della vena creativa di poeti e scrittori, ai quali provocano sofferenze, pruriti e sensi di colpa intralciando il pensiero, formando ragnatele senza alcun senso, inserendosi clandestinamente nelle frasi e generando una bava che rallenta il discorso; e le nuvole che galleggiano lente nell'aria in forme animali cangianti, e sono un riassunto di tutta la zoologia fantastica.
Ma l’animale più fantastico di tutti è l’uomo che tenta di razionalizzare tutto quello che gli succede, pur sapendo di essere matto per natura. Tuttavia, nonostante i suoi limiti, l’essere umano è l’unico animale testimone del più grande spettacolo dell’universo che consiste nell'alzare gli occhi al cielo e vedere le stelle.