If Book Then
The future of publishing, now
19 marzo 2013
Sono le 9 e qualche minuto quando arrivo al Museo della Scienza e della tecnica con l'amico-avv. Marco Giacomello: pronti per un'intensa giornata all'edizione milanese di If Book Then, evento organizzato da Bookrepublic a distanza di pochi giorni e con contributi internazionali a Stoccolma, Milano e Madrid. L'obiettivo è prevedere oggigiorno dove andrà domani l'editoria: non solo statistiche e trend, ma anche e soprattutto innovazione, tra proposte pratiche (software, dispositivi, app e servizi) e teoriche (il ruolo del lettore nel mondo editoriale, self publishing, social reading).
Fin da un primissimo sguardo al programma della giornata, fittissimo, e dall'impeccabile divisione per panel tematici, si capisce l'organizzazione precisa da convegno internazionale. Dateci un'occhiata (se cliccate sui singoli nomi potete avere maggiori informazioni):
8:15 » Registration 9:00 » Introduction 9:10 » Some Numbers about US, Europe and Italy (Nielsen) 9:25 » Scenario World-Europe-Italy (AT Kearney)
9:40 » Keynote 1: Publishing is Technology (Javier Celaya) 9:55 » 5 Tech Business Models (Atavist, Sourcefabric, Mobnotate, Valobox, Skoobe) 11:10 » Coffee Break
11:45 » Publishing is Education (SocialBook)
12:05 » Keynote 2: Publishing is Data (Ed Nawotka)12.15 » 5 Business Models (JellyBooks, Pleens, Publishing Hurts, The Guardian, O’Reilly/Safari)13:15 » Lunch
14:30 » Publishing is Entertainment (Literary Death Match)
15:00 » Keynote 3: Publishing is Content (Kassia Krozser)15:15 » 5 Content Business Models (Bastei Lübbe, The Rogue Reader, BiblioCrunch,Kate Pullinger, Publit)16:30 » Coffee Break
16:50 » New Players, Incumbents and Start-ups (Luca De Biase, Javier Celaya)17:10 » Closing Session: Reading Digital – The Art of Immersion (Frank Rose, Serena Danna)17.45 » Conclusions
In #IBT13 (questo l'hashtag che ieri è diventato in pochissimo tempo trending topic della giornata), niente è lasciato al caso: ogni invitato è lì per specifiche capacità, che bene si possono raffrontare a quelle dello speaker successivo. Potremmo dire che giovani genietti si confrontano con sempreverdi dell'editoria, ma senza dubbio l'età media è straordinariamente bassa, mentre il tasso di neuroni - lasciatemelo dire - è superiore alle migliori aspettative.
La giornata si è aperta doverosamente con i numeri: in un incontro che incrocia libri, mercato, contenuti, pubblico, non era infatti possibile prescindere dalle statistiche. Attenzione: non si è trattato di una sola indagine su larga scala, ma David Walter e Giovanni Bonfanti hanno offerto anche di un'interpretazione dei dati, rispettivamente in Europa e nel mondo. Non sono state poche le scoperte: ad esempio, sapevate che l'India ha moltiplicato straordinariamente la sua vendita di ebook, mentre in Italia si è registrato un calo? O ancora, lo sapevate che il Regno Unito ha visto un aumento del 60% delle vendite di ebook ma adesso la crescita si sta assestando? Anche l'uso dei device è stato passato in esame: pare che gli e-reader in Europa siano più diffusi tra lettrici oltre i 55 anni, mentre i giovani prediligono i tablet, per le loro molte funzioni extra. In Italia, invece, gli e-reader sono posseduti soprattutto da lettori maschi, tra i 25 e i 55 anni.
Davanti ai numeri delle vendite, si nota subito il paradosso: con l'aumento delle vendite di ebook e il calo dei prezzi, diminuiscono anche i margini di profitto, in maniera piuttosto sensibile. Dal punto di vista della lotta cartaceo-ebook, si nota una notevole decrescita del cartaceo (-15%, soprattutto per la saggistica), e una salita dell'ebook (+2,4%): dove è finito il restante 12,6%?
PUBLISHING IS TECNOLOGY
Uno sguardo sulla platea affollatissima dalla zona stampa |
Emerge subito uno dei temi forti che ricorreranno nella giornata: pensare solo ai contenuti da pubblicare non è sufficiente. Infatti, Javier Celaya evidenzia da subito l'enorme cambiamento che ha portato la nostra tecnologia negli ultimi 6/7 anni: con l'ebook non è infatti più possibile parlare di acquistare un libro, ma di acquistare le licenze per l'accesso a un servizio. Non possediamo più un oggetto, ma ci assicuriamo il permesso di utilizzare un servizio (da economia di ownership siamo passati a una access-economy). Inoltre, se prima leggevamo soprattutto con gli occhi, (sembra assurdo, ma è così) con e-reader e tablet siamo passati a far leggere anche... le nostre dita! E' quindi necessario per gli editori rispettare questa richiesta: "make fingers happy" prevede contenuti dinamici, vivi, che non annoino le dita dei lettori. Insomma, Celaya conclude (e nel suo sorriso si addolcisce il monito): "Che lo vogliate o no, dovete abbracciare la tecnologia per entrare nel futuro", frase che può sembrare superflua ma solo a chi non conosce in prima persona le tante resistenze ancora presenti in una certa editoria tradizionale. Pensare ai servizi, interagire con startups e continuamente confrontarsi con le innovazioni è un precetto da curare.
Si passa quindi a presentare i cinque Business models prescelti. In un primo momento, Evan Ratliff presenta Atavist , un software pensato per le storie. Il team di Atavist non è solo un editore, ma s'è creato una propria tecnologia rivendibile, per unire ai testi anche multimedia. Oltre a libri più tradizionali, propongono graphic novels, e singolari riviste, cui ci si può anche abbonare, che propongono periodicamente testi, immagini, video,... Grazie ad Atavist, l'editore può lavorare alle storie senza bisogno di altri tecnici: per la sua facilità e per le grandi potenzialità, Atavist è destinato a espandersi tra tutte le riviste online e probabilmente "tra tutti coloro che hanno una storia da raccontare".
Il motto di Fabienne Riener di SourceFabric è invece "creare una volta e pubblicare ovunque": uno dei loro tools, Booktype, è un software molto semplice da usare, gratuito nella sua forma base, che con la sua interfaccia nel browser permette di scrivere, correggere e editare un testo a più mani. Le sue potenzialità sono palesi: l'autore e l'editor possono, ad esempio, lavorare in contemporanea. La domanda sorge spontanea: come guadagnare da un'open-source? Secondo Riener, bisogna puntare sui servizi, sui workflow e sull'hosting. In Italia, ad esempio, il maggior guadagno arriva dalla stampa su richiesta, ma Booktype è molto sfruttato anche per pubblicazioni universitarie.
Ricky Wong di Mobnotate porta invece una rivoluzione nel mondo della pubblicità: libri che promuovono altri libri. Come? Anziché i tradizionali banner con la copertina del libro, con un semplice click l'utente può accedere a un estratto gratuito del libro che, eventualmente, può poi comprare. O ancora, all'interno di singoli ebook si può attivare Mobnotate, e piccole icone quasi invisibili permetteranno al lettore di cliccare e scoprire un altro libero ricollegabile per tematiche o per rimandi testuali a quello in lettura. Interessante il pensiero di Wong: "Pubblicità sì, ma con discrezione: non dobbiamo distrarre il lettore". Dalle prime sperimentazioni, si vede che anche i lettori più selettivi amano cliccare questa forma di pubblicità "ad alto contenuto".
Poi è il turno di Anna Lewis di ValoBox, che cerca di collegare le ricerche degli utenti a libri utili. Quante volte, infatti, abbiamo cercato su Google libri ad hoc e invece siamo stati sommersi da articoli di qualsiasi tipo? ValoBox fornisce ebook direttamente sul browser e ogni pagina è linkabile (ovvero ha un suo URL): il loro motto è "make your content a part of the web". In più, ValoBox consente di pagare non per l'intero libro ma per accedere al singolo contenuto che ci interessa.
Christian Damke chiude la prima sessione con la presentazione di Skoobe, che permette di accedere alla lettura di ebook registrati (attualmente in Germania sono 20.000) pagando un abbonamento mensile. L'ispirazione, come è facile dedurre, deriva dalle biblioteche, e attesta che il noleggio dell'ebook è possibile. Interessante è l'obiettivo "etico" che si associa a quello commerciale: Skoobe vuole che gli editori non si limitino a dare i loro bestseller, ma anche a consigliare libri degni di essere letti. Da un punto di vista economico, questo permetterebbe anche di far rientrare nel mercato titoli fuori dalle classifiche. In più, in tempo di crisi, è adatto ai lettori forti che non possono permettersi di spendere troppo. Potreste obiettare che le biblioteche sono gratuite: sì, ma in Italia; non si dica lo stesso di altri Paesi, dove si paga una quota.
PUBLISHING IS EDUCATION
Bob Stein |
Molto interessante l'esperienza portata poi da Bob Stein, fondatore dell'Intitute for the Future of the Book con SocialBook. L'idea nuovissima di Stein è quella di aprire un network-book dove parlare delle nostre letture e interagire. Nel primo anno e mezzo di SocialBook, si sono verificati alcuni fatti interessanti: sperimentato in alcune classi scolastiche, dopo singoli interventi su un passo del libro, commentato in singoli saggi individuali, si è passati all'interazione. Da questa esperienza è nata l'idea di creare una community, in cui le discussioni si sono espanse a classi diverse e poi anche negli atenei. Uno scrittore ha già confermato l'influenza che ha su di lui leggere i commenti dei lettori: quale sarà il futuro della scrittura?
PUBLISHING IS DATA
Ed Nawotka |
Nel secondo Keynote Speech, Ed Nawotka presenta le prospettive editoriali e pone una domanda fondamentale: ora che abbiamo raccolto dati, cosa ce ne facciamo? I dati devono essere funzionali: ad esempio, da una statistica emerge che i lettori abbandonano spesso i romanzi lunghi: da qui, l'editore deve pensare a nuove modalità per spingere il lettore a concludere la lettura.
Per spiegare meglio la differenza tra Small Data e Big Data, Nawotka usa la metafora dell'universo, utilissima anche per illustrare la rivoluzione del digitale: come con il Big Bang, dopo la grandissima esplosione, ci sono moltissimi nuovi materiali, ma anche tanta spazzatura. Ora è tempo di fare ordine.
Il primo Data Business Model è JellyBooks, introdotto da Andrew Rhomberg: l'obiettivo è consigliare ai lettori dei libri interessanti, dopo aver analizzato i gusti e le ricerche effettuate più di frequente. Con Jellybooks si può anche scaricare il 10% dell'ebook prescelto prima di acquistarlo, per verificare una reale compatibilità di gusto.
Brillante e orientata alle emozioni è la relazione di Giorgia Lupi, co-founder e designer di Pleens. "Where places tell story" è un'esatta descrizione di questo progetto (attualmente è disponibile una versione lite per iOS6): i luoghi racchiudono storie vissute, ed emozioni. Perché non condividerle? L'esperimento punta a creare vere e proprie "mappe emotive", in cui la geografia non è obiettivo, ma punto di partenza. Non si tratta di una app di check-in (come Foursquare, per intenderci), ma di un bloc notes digitale per annotare le proprie emozioni e ricordarle a distanza di tempo (e di km).
E' poi possibile avere dati emozionali? Lo credono quelli di Publishing Hurts, e in particolare Sebastian Posth. La casa editrice è stata la prima a distribuire ebook in Germania, e il successo muove anche dalla particolare attenzione data all'indagine del "lettore online".
La sessione si conclude con l'intervento di Nick Sidwell (assente, infatti Kat Meyer): The Guardian Books, sezione editoriale del Guardian, ci presenta i propri dati con una certa generosità e le analisi sono particolarmente basate sui contenuti dei libri da pubblicare. Infatti, l'interesse maggiore dei lettori per una branca non fa che alimentare il numero delle pubblicazioni di quel settore, ma non influenza la qualità, che resta sempre molto alta. In questo senso, gli input del lettore possono influenzare le scelte editoriali (l'editore, infatti, è ancora centrale nel sistema editoriale del Guardian Books).
LITERARY DEATH MATCH
L'idea di riportare in auge la lettura non conosce limiti: ce lo dimostrano dopo pranzo Suzanne Azzopardi e Adrian Todd Zuniga di Literary Death Match, un'iniziativa sperimentale che senza dubbio fa parlare di sé e non solo positivamente. L'idea è di portare quattro scrittori a combattere in due sfide, che porteranno a una finale, a suon di ironia e comicità. Il loro obiettivo è di riattirare l'attenzione sulla lettura, in un modo nuovo, e di rendere più divertente il mondo del libro. Una prova è stata fatta anche a If Book Then: si sono contate risate, buffi tentativi di suggerimento dalle prime file, ma anche un certo scetticismo. La via per riaccostare ai libri non è certo questa.
Kassia Krozser |
Helmut Pesch |
Dopo queste premesse fondamentali, è la volta di Helmut Pesch, di Bastei-Lübbe: ci presente il caso di Apocalypsis, titolo su cui gli editori sono passati da semplici produttori di ebook a elaboratori di contenuti specifici. L'esperimento è stato imponente: il lettore di Apocalypsis, infatti, oltre alle normali opportunità dell'ebook, poteva anche risolvere misteri prima del protagonista attraverso giochi: così infrangeva la staticità dell'intreccio e poteva alterare il rapporto tradizionale tra lettore-opera. Inoltre, si poteva fare anche una lettura "umorale": la pagina cambiava colore e caratteristiche in base all'atmosfera della storia. Conclusioni? Esperimenti da un punto di vista economico decisamente fallimentare: il lettore vuole ancora (e per fortuna!) leggere storie.
Kason Ashlock |
Meno sperimentale è l'apporto di The Rogue Reader, nella persona di Jason Ashlock. Il loro motto è riassumibile in "Prima l'autore, solo in digitale". Secondo il loro punto di vista, nella totale frammentazione del panorama letterario attuale, torna a essere importantissimo il ruolo dell'agenzia letteraria, e l'idea è semplice: portare avanti un singolo autore ogni mese. Il futuro, per The Rogue Reader, sta nell'aggregazione di più autori validi, piuttosto che nella dimensione verticale dell'editoria. La rete tra gli autori è forse l'unico modo per combattere contro lo strapotere del singolo bestseller portato avanti da grandi campagne pubblicitarie.
Miral Sattar |
Qualità per entrare sul mercato è il must-have professato da Miral Sattar, di BiblioCrunch: l'idea, premiata di recente, vuole selezionare e far cooperare specialisti del settore meritevoli. Con BiblioCrunch, un autore può trovare e pagare un editor accreditato, o un tecnico per creare ebook,... Alla base del progetto, c'è la convinzione che "il freelance sarà alla base del mercato editoriale del futuro". Si parte da pacchetti gratuiti, ma ci sono notevoli servizi di concierge per gli autori.
Il contributo di Hannes Eder, che precede Kate Pullinger, è incentrato sulla scandinava Publit. L'esperimento ha due facce: dapprima, si è tentato di trasformare una biblioteca in un editore; in secondo luogo, si è approntato un nuovo sistema per il prestito bibliotecario di ebook. Con questo sistema, non ci sono limiti al numero di prestiti di ogni singolo file e si paga una piccola tassa sul singolo prestito. Nonostante il progetto abbia già riscosso notevole successo, in futuro Publit mira a far scendere i costi di commissione e a rendere i costi degli ebook dinamici, in rapporto agli editori. Secondo Eder, l'importanza delle biblioteche è cruciale: non hanno solo il compito di prestare libri, ma possono consigliare e influenzare la cultura. Interessante, sarebbe anche digitalizzare testi ormai fuori commercio.
Infine, la parola va a Kate Pullinger, autrice canadese di opere sperimentali come Flight Paths e Inanimate Alice, prove di "Digital Fiction". Le potenzialità della digital fiction sono continuamente in espansione e possono offrire ispirazioni e non solo nuove modalità espressive. Addirittura, secondo la Pullinger, la digital fiction andrebbe portata online, per favorire la sua condivisione. Così il libro potrebbe avere una nuova e inaspettata vita.
E' un vero peccato non aver potuto concludere la giornata di If Book Then a causa di orari improbabili di Trenitalia. Peccato doppio, perché mancavano gli interventi assolutamente promettenti di Luca De Biase con Javier Celaya, e di Frank Rose con Serena Danna.
In ogni caso, la giornata s'è dimostrata oltre le aspettative, per competenza, innovazione, precisione e, aggiungerei, piacevolezza per la bella cornice, l'ottima compagnia di amici dell'editoria e, non da ultimo, un'ottima accoglienza.
Spero di avervi trasmesso, almeno in minima parte, non solo i contenuti, ma anche l'atmosfera: si è parlato di un futuro non avveniristico, ma delle porte di un "dopodomani" che, diciamocelo, anche se nascosto, è già qui.
Gloria M. Ghioni
Si ringrazia Bookrepublic.it per l'ospitalità e per la splendida occasione.
Guarda tutte le foto scattate da Gloria sulla cartella "If Book Then" di Photobucket.com
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