Il grande nulla
(The Big Nowhere)
di James Ellroy
Mondadori, 2012 (1990)
Hollywood:
è la notte di un capodanno molto speciale. Il Novecento svolta. Ma per l’agente
Danny Upshaw, impegnato in una raffica di arresti, la predizione è senza
scampo: l’1 gennaio 1950 è solo l’inizio
di un «decennio di merda». Quando arriva l’ennesima chiamata urgente, risponde,
accorre e si trova di fronte al peggior cadavere mai visto: un uomo nudo, con
mutilazioni e ferite che hanno strappato brandelli di carne. Siamo di fronte
all’ennesimo omicidio a sfondo sessuale? Danny non dovrebbe neppure chiederselo
visto che il caso non rientra nella sua giurisdizione, ma decide di scoprire lo
stesso chi si cela dietro a tanto orrore. Il ritrovamento, dopo poco tempo, di
altri due cadaveri, anche questi nudi e mutilati, disposti in una posizione numerica e ambigua, conferma la pista
iniziale: delitti contro omosessuali.
Ma
la città degli angeli non è solo a tinte
macabre, c’è tutto un noir più subdolo confuso al sottobosco di attività
istituzionali anti-crimine che celano traffici loschi e trame di potere: Ellis
Loew, il capo della sezione criminale dell’ufficio del procuratore
distrettuale, è infatti deciso a stanare i comunisti da Hollywood e si mette a
capo del Gran Giurì che dovrebbe svolgere l’inchiesta. Come supporto logistico,
invia sul campo alcuni tipetti niente male: i sergenti Mal Considine e Dudley
Smith e l’ex poliziotto Buzz Meeks, ora portaborse e ruffiano di Howard Hughes,
eccentrico milionario e produttore cinematografico. Sia Mal che Buzz sono
disinteressati alla minaccia rossa, ma se Mal ha bisogno di una promozione e
desidera al più presto diventare capitano per ottenere l’affidamento del figlio
– la storia di questo bambino e della madre salvata da Mal dalle grinfie di un
sadico ufficiale nazista a Buchenwald è racchiusa in poche pagine ma vale la
pena di essere amata come un racconto a sé – Buzz ha invece bisogno di soldi
per coronare il suo sogno d’amore con la ragazza che ha appena soffiato a
Mickey Cohen, uno dei boss del racket degli stupefacenti. Una ragazza che la voce popolare ha ribattezzato con un nomignolo
inequivocabile: Va Va Voom. La punta di lancia da infilzare negli ambienti
comunisti di Hollywood, per tirare fuori una lista di delatori disposti a fare i
nomi da trascinare davanti al Gran Giurì, è proprio Danny Upshaw: non è destino
che possa dedicarsi a tempo pieno alla fila di omicidi che gli sta a cuore. Mentre
Dudley Smith si lascia volutamente risucchiare dietro le quinte, dove è meglio
non ficcare il naso, quei bastardi senza
gloria di Danny Upshaw, Mal Considine e Buzz Meeks sono destinati a fare il
lavoro sporco: crociati di un’ingloriosa missione sullo sfondo di una città marcia
che dà il peggio di sé.
Dove
Ellroy sfiora invece l’ironia è nelle pagine dedicate ai comunisti o presunti
tali: è evidente agli stessi poliziotti quanto poco potessero essere dannosi
alla sicurezza nazionale quegli attori verbosi, viziati, velleitari e la corte
dei miracoli che avevano messo in piedi. Non
aspettatevi che i conti tornino alla fine: i cattivi non perdono, la
giustizia non trionfa, il pessimismo domina. Ci saranno altre orge, altri
killer, altri misfatti, altri mafiosi che sottobanco stringono la mano ai tutori della legge. Infatti, a Il grande
nulla Ellroy farà seguire due romanzi, ma Los Angeles resterà la solita, dove
l’alternativa non è solo tra vivere o morire ma tra compromettersi con i
potenti o sparire per mano di qualcuno al loro servizio.
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