Venerdì 15 marzo alla libreria Feltrinelli di Piazza Piemonte, a Milano, si è tenuta la presentazione dell'ultimo romanzo di Mattia Signorini, Ora, edito da Marsilio e uscito nelle librerie lo scorso mercoledì 13 marzo. L'autore è stato presentato dallo scrittore Piersandro Pallavicini e accompagnato dalla musica di Dente. Già autore di Lontano da ogni cosa (2007) e La sinfonia del tempo breve (2009), con il quale si è aggiudicato il Premio Tropea 2010, Signorini si conferma una delle voci più interessanti nel panorama dei giovani scrittori italiani e i suoi libri sono stati tradotti in otto paesi.
Di Ora viene subito da pensare: "un romanzo sull'incomunicabilità e sul rimpianto per le parole non dette". Trama che coinvolge, personaggi ben costruiti, una riflessione sul senso del tempo e del ricordo. L'ora del titolo si può leggere come l'avverbio del tempo presente, quell'ora difficilmente sospeso tra passato e futuro; ma anche come l'ora sostantivo che suggerisce l'idea dell'ora in cui si sceglie di crescere, di diventare adulti e fare i conti con il passato. Una parola che, in ogni caso, compare in molti punti del testo, scandendo un percorso di riappropriazione.
Il protagonista del romanzo è Ettore, uno scrittore trentenne che attraversa un momento di forte crisi affettiva, professionale, economica. Vive a Milano insieme alla sorella Claudia, cui è profondamente legato e che resta l'unico pezzo della sua famiglia da quando hanno perso entrambi i genitori in un incidente. Per risolvere i problemi economici in cui versano - Claudia aspetta anche un bambino - Ettore decide di tornare al paesino di campagna in cui è nato, tra Ferrara e Rovigo, per vendere la casa di famiglia. Si ritrova, così, catapultato nei luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza.
Mirabile il modo in cui Signorini fa percepire al lettore la sovrapposizione di piani temporali attraverso la scrittura. La provincia di oggi ha conservato gli stessi caratteri di quella di ieri ma dentro vi si muove un personaggio cambiato, un po' smarrito. L'Ettore bambino che giocava a calcetto nel bar del paese e si arrampicava per guardare il fiume dall'alto; l'Ettore adolescente che, in sella al suo Ciao, scappava da un padre che lo faceva sentire oppresso; l'Ettore di oggi, arrivato per fare il suo dovere di fratello maggiore e capofamiglia.
Quella che doveva essere una trasferta di pochi giorni, si trasforma in un viaggio senza ritorno, anzi - passatemi il gioco di parole - in un ritorno senza ritorno. Non è semplice per il protagonista far fronte a quello tsunami di ricordi che si abbatte su di lui. I mobili di casa, il giardino, i vestiti dei suoi genitori riportano a galla ricordi brucianti che gli anni e le distanze familiari avevano cercato di seppellire.
Ettore capisce quanto pesante sia convivere con il rimpianto delle parole non dette e si ritrova capace di dialogare con chi non c'è più.
Tutto intorno si muovono i personaggi del passato che Ettore incontra nuovamente. Chi rimasto lo stesso, chi profondamente cambiato..un po' macchiette, vere anime di un piccolo paese fuori dal tempo, lontano dalle false luci della Milano bene. In provincia impara di nuovo a rallentare, a riscoprire tutto ciò che con gli anni ha perso e a riscoprirsi. Lo aiutano Mirko, l'amico di sempre, Viola, l'unica ragazza che lui abbia veramente amato, lasciata indietro per orgoglio e impazienza giovanile e adesso ritrovata madre, Ester, un'anziana donna che tutti in paese considerano strana, che passa le giornate in riva al fiume - i piedi nell'acqua e i lunghi capelli bianchi sciolti sulle spalle - aspettando il ritorno di un uomo che non verrà più.
Sarà soprattutto il rapporto con Ester a fare da motore nella storia di Ettore. I due si aiuteranno a superare l'impasse: impareranno insieme ad affrontare il peso del passato e a riacquistare un po' di fiducia nel futuro. Come lo stesso Signorini ha detto, Ora si costruisce sull'amicizia tra due personaggi apparentemente lontanissimi, che si rivelano accomunati dal desiderio di vivere un "ora" senza rimpianti.
L'incontro con Signorini è stata una bella occasione per conoscere meglio un autore che ha molto da dire ai lettori, grande capacità di scavo nelle cose, nei personaggi e anche dentro se stesso. Il suo Ettore è l'eterno bambino che è dentro ognuno di noi, diviso tra il richiamo al dovere e la voglia di fare qualche pazzia, come abbandonarsi a una corsa sul suo storico motorino, con un'anziana donna stretta forte a lui. Le musiche e i testi di Dente hanno affiancato e arricchito la lettura dei brani d'autore, con un risultato che non saprei definire se non "musicale". Più di tutto mi piacerebbe dire ai lettori che il valore di Ora non sta solo nella magia di un racconto che, brillando, prende forma tra le pagine e i dialoghi, ma soprattutto nella forza di un messaggio dirompente, emblematicamente affidato alla voce di Pavese e alla sua citazione posta in apertura al libro:
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.C'è sempre la necessità di appartenere a un luogo, di trovare radici nei rapporti umani. Solo così avremo la certezza che qualcosa di vero sarà lì ad attenderci, stella polare mentre ci allontaniamo per le strade del mondo.
Claudia Consoli